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da Il Carlino di Modena del 15 febbraio 2003

Un’«evasione» degna di un film di Raffaella Foletti

I trattenuti al Centro di permanenza temporanea (una trentina meno sette, da ieri) non sono reclusi, quindi non rispondono di evasione. Anche se tecnicamente è improprio, viene però difficile definire diversamente quello che è accaduto a un’ora imprecisata dell’altra notte. Sette clandestini (sedicenti magrebini ma anche moldavi e albanesi) hanno divelto con la forza la grata che nelle stanze protegge la presa d’aria. Si sono issati infilandosi nell’imboccatura quadrata, larga appena 50 centimetri, e hanno percorso il cunicolo che dal sottotetto scende nel cortile. Lo hanno attraversato, hanno scavalcato la recinzione e si sono dileguati a piedi nei campi retrostanti il Cpt, dove affaccia appunto il blocco 6.

Sotto gli occhi delle telecamere
Come in carcere, anche nelle stanze del Cpt non vi sono telecamere. Ma quel cortile attraversato e il recinto oltrepassato da ben sette fuggitivi, sono sorvegliati dai video della sala regia.
Se altri tentativi di allontanamento dal Centro erano stati sventati dal pronto intervento degli agenti allertati dagli addetti alle telecamere, l’altra notte invece nessuno si è accorto di nulla. I video che guardano la recinzione esterna sono affidati alla Guardia di finanza: lo scavalcamento sarebbe accaduto in meno di 20 secondi e durante il cambio della guardia.

«Un colabrodo»
Sin dall’apertura della struttura di via Lamarmora, i sindacati di polizia hanno sostenuto che «il Cpt è un colabrodo e i servizi di sorveglianza sono mal organizzati». E hanno sempre ribadito che «le guardie sono insufficienti rispetto al numero degli ospiti». L’altra notte però il personale era in servizio a ranghi completi: ma nessuno ha visto niente.

I precedenti
Nelle prime due settimane di apertura, tre clandestini affidati al Cpt spariscono nel nulla. Uno dal Centro, gli altri due dall’ospedale.
Il primo è un ghanese che, nella notte tra il 31 novembre e il 1° dicembre, scavalca a mani nude la recinzione alta 10 metri. Tra il 10 e il 12 dicembre è la volta di un nordafricano che si fa ricoverare all’Estense accusando dolori all’addome e fugge dall’ospedale con la flebo al braccio. Quasi in contemporanea anche il tunisino 21enne Madhioub Facher, protagonista di svariati episodi di vandalismo e autolesionismo da crisi d’astinenza, sparisce dal reparto psichiatrico del Policlinico con indosso la tuta arancione della Misericordia.

Rimedi insufficienti
Il 5 dicembre erano stati sventati altri due tentativi: quello di un immigrato sorpreso mentre cerca di aprirsi un varco sotto la recinzione e di marocchino 25enne che tenta la scalata aiutandosi con un lenzuolo buttato oltre il recinto, ma scivola. In entrambi i casi le telecamere fanno scattare l’allarme e gli agenti acciuffano i due aspiranti fuggitivi.
Dopo l’episodio del ghanese, infatti, la videosorveglianza è stata tarata in modo da sorvegliare ogni possibile via di fuga; e la recinzione innalzata con pannelli di plexiglass.
Rimedi che non sono bastati a fermare il gruppo di sette intraprendenti stranieri che ora sono come un ago nel pagliaio.