Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Contro il razzismo di Stato

Comunicato del Coordinamento per la pace di Trapani

Trapani – Manifestazione Sabato 17 maggio

Ore 16 P.zza V. Emanuele -Trapani

Il “clandestino” è semplicemente un immigrato che non ha i documenti in regola. Questo non certo per puro piacere del rischio e dell’illegalità, bensì perché nella maggior parte dei casi, per avere tali documenti dovrebbe fornire garanzie il cui possesso non lo avrebbe reso migrante, ma turista o studente straniero. Se gli stessi criteri venissero applicati a tutti, saremmo buttati a mare a milioni. Quale disoccupato italiano, ad esempio, potrebbe fornire la garanzia di un reddito legale? Come farebbero tutti quei precari di qui che lavorano tramite le agenzie interinali, i cui contratti non sono riconosciuti agli immigrati per il permesso di soggiorno?

Leggendo i vari decreti (di destra come di sinistra) sull’immigrazione si capisce subito che la clandestinizzazione degli immigrati è un progetto preciso degli Stati. Perché?
Uno straniero irregolare è più ricattabile, portato ad accettare, sotto la minaccia dell’espulsione, condizioni di lavoro e di esistenza ancora più odiose di quelle dei lavoratori italiani (precarietà, continui spostamenti, alloggi di fortuna, eccetera). E questa minaccia vale anche per chi il permesso di soggiorno ce l’ha, ma sa benissimo quanto sia facile perderlo quando non si è accondiscendenti con il principale e con gli agenti della questura. Con lo spettro della polizia, i padroni si procurano dei salariati docili, anzi, dei veri e propri lavoratori forzati.
Gli allarmi dei politici e dei mass media, i proclami anti-immigrazione creano Nemici immaginari su cui scaricare la responsabilità delle crescenti tensioni sociali. Facendo dell’“irregolarità” , che essi stessi creano, un sinonimo di delinquenza e pericolosità, gli Stati giustificano un controllo di tipo poliziesco che culmina con l’internamento nei nuovi Lager come il Serraino Vulpitta a Trapani.
Definire Lager il Serraino Vulpitta non è un’enfasi retorica. Si tratta di una definizione rigorosa. Un Lager non dipende dal numero degli internati né da quello degli assassinii, bensì dalla sua natura politica e giuridica.

I Lager nazisti sono stati dei campi di concentramento in cui venivano rinchiusi individui che la polizia considerava, anche in assenza di condotte penalmente perseguibili, pericolosi per la sicurezza dello Stato. Questo accade oggi ai cosiddetti “clandestini”.
Gli immigrati finiscono oggi in questi Lager senza aver commesso alcun reato. Il loro internamento, disposto dal questore, è una semplice misura di polizia.
Al Vulpitta vengono internati, per 60 interminabili giorni, ragazzi giovanissimi in condizioni disumane, in delle celle di 5m x 5m dove stanno in dieci/dodici, senza poter vedere per giorni la luce del sole.
Il tutto vissuto con il terrore del rimpatrio. Una persona che viene da un paese del terzo mondo è una speranza per l’intero nucleo familiare e quindi si ricorre a tutti i mezzi, anche i più disperati come l’indebitarsi, per mandare questa speranza verso il ricco e assai egoista Occidente, al fine di riscattare l’intera famiglia dalla miseria. E’ ben triste pensare che questa speranza, appena arrivata, possa essere presa, rinchiusa e rispedita al mittente, moltiplicando così ulteriormente i problemi della famiglia d’origine.

E’ quindi comprensibilissimo che in una situazione del genere queste persone tentino la fuga o si ribellino (sempre più spesso con gesti estremi come tentare il suicidio) di fronte a tale umiliazione. Meno comprensibile è invece l’atteggiamento di polizia e carabinieri che trattano questi ragazzi come se fossero dei criminali e che in queste ultime settimane sono stati autori di brutali pestaggi, al Vulpitta e in altri Lager italiani.

Di fronte a tanta barbarie chiediamo l’immediata chiusura del Vulpitta e di tutti i Lager di Stato.
Libertà e diritti ai migranti!