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da Il Gazzettino del 2 ottobre 2003

Settecento clandestini in nove mesi al porto

Polizia Primo bilancio delle attività di controllo

Una volta si chiamava “il cammino della speranza” ora l’obiettivo è rimasto lo stesso, ma il “viaggio” è piuttosto una discesa agli inferi. Un vero e proprio incubo che, alla fin fine, termina sulla banchina del porto turistico di San Basilio a Venezia oppure a quello commerciale di Marghera.

Certo Venezia non è Lampedusa, ma i clandestini giunti e bloccati nella nostra città non sono proprio poca cosa. In nove mesi, la Polizia Portuale ha conteggiato nientemeno che 688 persone che hanno cercato di sbarcare nel nostro Paese dopo un viaggio effettuato in situazioni disastrose.
Solo nel periodo estivo, da giugno a settembre, le persone che hanno cercato in utilmente di raggiungere Venezia sono state 323. E per la Polizia di frontiera guidata dal dirigente Antonio Campanale, sono stati mesi di lavoro in tenso. «In giugno – sottolinea il funzionario addetto della Polizia di frontiera, Giovanni Rodriguez – abbiamo trovato 83 persone nascoste nei contain er e, in primo luogo, nei traghetti greci che fanno la spola con Patrasso. In luglio ben 118; in agosto 44 e in fin e nello scorso mese di settembre ne sono stati rin venuti 78. Per la maggior parte si tratta di persone che hanno viaggiato in condizioni difficilissime. Il ritmo era quella di almeno una decina di persone a settimana».

Ma i numeri vanno per la maggiore anche negli altri mesi dell’anno le cifre fanno riflettere: 105 clandestin i a gennaio, 60 a febbraio, 96 a marzo, 48 in aprile e 56 a maggio. Una vera e propria al ternanza di dati che andavano di pari passo con la crisi internazionale. «In particolare – aggiunge Rodriguez – sono giunti qui da noi soprattutto afghani, curdi di nazionalità irachena, iraniani. Tra i tanti, solo sette hanno chiesto asilo politico nel nostro Paese, mentre gli altri sono stati tutti espulsi dall’Ital ia. Questa gente rivela di voler raggiungere in principal modo la Germania, e in seconda istanza la Gran Bretagna e i paesi Scandinavi».

E i dati sono chiarissimi: 29 persone sono state respinte al la frontiera; 294 non hanno avuto l’autorizzazione a mettere piede nel nostro Paese. Quattro sono state le persone arrestate, 87 i denunciati a piede libero. Per quel che riguarda i mezzi sequestrati, la Polizia di frontiera ha contato due camion e due auto utilizzate per nascondere i clandestini oppure per trasportarli come se niente fosse. Infine sono state elevate 42 contravvenzioni, mentre i documenti fal si e contraffatti ritirati sono stati nel complesso 81. Un lavoro impegnativo tenuto conto che, secondo le ultime stime, i viaggiatori in transito solo al porto turistico di San Basilio sono stati oltre 901 mila dei quali 682 mila stranieri. «Rispetto agli anni precedenti- sottolinea ancora Rodriguez – i dati in nostro possesso in dicano più clandestini rispetto agli anni scorsi. Ma quello che va detto è che i controlli sono aumentati notevolmente tanto. Fin ora abbiamo trovato soprattutto uomini, pochissime donne e bambini. In pochissimi casi abbiamo rin venuto un’intera famiglia e in questo caso le procedure sono sempre state quelle di favorire l’accoglienza e, in alcuni casi, anche l’asilo politico». La Polizia di frontiera, comunque, ha notato rispetto al passato un vero e proprio sal to di qual ità dell’immigrazione clandestin a. «In pratica – conclude Rodriguez – abbiamo verificato che molti clandestin i sono dotati di cellulari, quasi tutti con scheda telefonica greca. Tutto ciò sta a significare che la gente che giunge a Venezia vi arriva dopo una permanenza non proprio di qualche giorno in Grecia. Non si tratta di persone che si organizzano il viaggio in quattro e quattr’otto per scappare dal paese di origin e, ma di gente che studia a tavolin o il proprio percorso dopo un periodo di soggiorno in quel paese. Molte volte si fidano di chi li guida nella clandestinità, ma ci è anche capitato di scovare persone che pensavano di giungere in un altro porto anzichè Venezia. Con difficoltà capivano di essere giunti a destinazione, ma in un posto sbagliato».

P.N.D.