Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Bologna – Centri Interculturali in Emilia-Romagna: quale risorsa per il territorio?

Intervista alla dott.ssa Angela Giardini ed al presidente del centro interculturale M. Zonarelli

L’intervista alla Dott.ssa Giardini offre un panorama dei ruoli che i Centri Interculturali hanno nella nostra Regione, mentre quella a Gianni Zuppiroli, Presidente del Centro Zonarelli, presenta il centro interculturale Zonarelli e le premesse da cui è scaturito il Convegno.

Domanda: I Centri Interculturali della nostra regione sono circa una quindicina. Pur nelle differenze, qual è il loro ruolo nei territori in cui sono inseriti?

Risposta: Quando si parla di Centri Interculturali si fa riferimento ad esperienze diverse tra loro sebbene accomunate dal fatto di operare sul versante culturale e relazionale. Ci sono dei centri che si rivolgono in particolare alla realtà della scuola, come il CD/LEI di Bologna che si occupa di raccogliere e predisporre la documentazione didattica di tipo interculturale, della formazione degli insegnanti, dei laboratori nelle classi. Altri centri cercano invece di essere dei luoghi di incontro e confronto per le associazioni degli immigrati, ma anche per le singole persone. Vi sono poi centri più interessati ad una tematica di genere che cercano soprattutto di coinvolgere le donne straniere e di praticare degli scambi, altri invece sono interessati a promuovere la partecipazione alla città da parte dei nuovi cittadini – interessante in questo senso l’esperienza del centro di Ravenna al cui interno si è operato per cosituire la Consulta comunale recentemente eletta. Ci sono poi esperienze di Forum o Scuole per la Pace che pongono la tematica dell’intercultura al centro della propria azione
Si tratta quindi di un’offerta di servizi diversificata e principalmente di secondo livello – interventi nelle scuole, spazi per le associazioni, iniziative di comunicazione per promuovere una conoscenza corretta dell’immigrazione – e di conseguenza per combattere le discriminazioni che in larga parte sono ancora legate ad una sostanziale ignoranza del fenomeno.

D: I soggetti e le associazioni che realizzano gli interventi di cui ci ha parlato riescono a dialogare con gli immigrati più recenti, per i quali lo scambio interculturale è forse un aspetto secondario?

R: Non è facile promuovere la partecipazione soprattutto su tematiche che non rientrano tra i bisogni principali degli immigrati, legati a problemi di base come quello abitativo. Il dialogo con gli stranieri appena giunti in Italia è un tema al centro della preoccupazione di questi spazi, tuttavia servono sicuramente strumenti di intervento nuovi; questo è certamente oggetto di una profonda riflessione.

D: Rispetto ai diritti fondamentali, come il diritto alla casa e alla salute, i centri interculturali quale funzione di promozione all’accesso a questi diritti svolgono?

R: Rispetto all’accesso dei servizi sanitari, alcune esperienze molto interessanti riguardano la realizzazione di tavoli di confronto tra servizi sanitari e associazioni di immigrati o singoli immigrati. Questo sia per favorire la conoscenza dei servizi esistenti, ma anche per produrre nelle istituzioni una maggiore consapevolezza dei bisogni dei cittadini stranieri. Rispetto al problema abitativo, ad eccezione del centro Trame di Terra di Imola – che dispone di alcuni alloggi per la prima emergenza di donne sole o con figli – i centri si occupano meno di questo aspetto. E’ interessante rilevare che i centri interculturali si pongono l’obiettivo di mettere in rete i diversi servizi cittadini cercando di promuovere percorsi di intervento condivisi sull’immigrazione, questo va nella direzioni di promuovere l’accesso a diritti.

D: Ci sono casi in cui i centri interculturali si sono fatti promotori di campagne o vertenze verso le istituzioni per ottenere l’allargamento di alcuni diritti?

R: In tal senso è interessante l’esperienza del Centro Zonarelli di Bologna al cui interno è presente un coordinamento delle associazioni che non corrisponde al centro, ma che è un organo consultivo rispetto alla programmazione delle attività. Il coordinamento ha sollevato il problema delle difficoltà d’accesso all’Ufficio Stranieri della Questura – file, attese, informazioni poco chiare.
Mi risulta che l’interessamneto del centro Zonarelli abbia dato un buon risultato, ossia l’istituzione del call-center.

Il centro interculturale Massimo Zonarelli di Bologna.
Intervista al Presidente Gianni Zuppiroli:

D: Qual è il ruolo del centro interculturale Zonarelli?

R: Il Centro Zonarelli è l’unico centro interculturale istituzionale della nostra città. Aperto da circa 5 anni, il centro dipende dal Comune e dal Quartiere San Donato. Nasce come servizio in grado di dare un contributo alla realizzazione di un laboratorio interculturale permanente nella nostra città, con il fine di consentire a cittadini italiani e stranieri di fare iniziative insieme per poter scambiare esperienze e culture. Allo Zonarelli fanno riferimento 70 diverse associazioni, al 50% rappresentative di comunità straniere e per l’altro 50 % rappresentative di associazioni di italiani con una vocazione all’intercultura dichiarata anche nello statuto. Il Centro ha aperto nel ‘98, anno di passaggio dall’amministrazione di centro-sinistra a quella di centro-destra. Con il cambio di amministrazione l’interesse è calato ed è stato il Quartiere San Donato a proseguire l’ìimpegno.

R: Cosa ha determinato la scelta di promuovere il Convegno?

D: Abbiamo scelto questo momento anche perché la Regione Emilia-Romagna sta realizzando la legge regionale sull’immigrazione nella quale sono contenute indicazioni ai Comuni capoluogo di dotarsi di centri interculturali, individuando in questi servizi una delle modalità di intervento ai fini dell’integrazione. A cinque anni dall’apertura vediamo in quest’occasione la possibilità di confrontare l’esperienza del centro Zonarelli con le altri presenti nella regione.
Abbiamo usufruito della ricerca commissionata dalla regione sulle realtà interculturali in Emilia-Romagna, trovando una forma di collegamento tra le 15 realtà interculturali afferenti soprattutto ai capoluogo di provincia. Presenteremo all’Assessore alle Politiche Sociali della Regione la richiesta di riconoscere queste realtà come punto di riferimento per tutti i servizi che si occupano di immigrazione nel campo dell’intercultura. La volontà di creare reti di lavoro e costituirsi come rete è emersa nel seminario di preparazione. Il centro interculturale è un servizio al passo con i tempi poiché parlare di cultura oggi significa assumere un approccio multi e interculturale.