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Modena – Comunicato stampa di conclusione convegno CPT

C’era bisogno di promuovere il convegno di sabato scorso: il dibattito e l’interesse che ne è seguito, la civiltà del confronto lo confermano. C’è bisogno di capire cosa sia il CPT, che limitazioni pone ai diritti umani. E’ necessario che tutti, noi, la città intera, si confronti con questa struttura, ad oltre un anno dalla sua apertura. Il grande e ricco cartello di associazioni, gruppi, partiti e sindacato che ha voluto l’appuntamento di sabato scorso, è unito, oggi, su alcune convinzioni comuni: il CPT va superato, a Modena come altrove, cominciando a parlare della sua chiusura. Ne sottolineiamo due ragioni principali.

Primo. Innanzitutto non è possibile limitare la liberta’ personale degli individui, rinchiudendoli in un carcere speciale solo a causa di irregolarità amministrative e non in seguito a reati penali. E’ bene ricordare che si entra e si resta al CPT perché un permesso di soggiorno è scaduto, o semplicemente perché uscendo di casa, ci si è dimenticati i documenti. Chi di noi accetterebbe di essere privato della propria libertà personale per avere dimenticato il proprio portafoglio?

L’ARCI, la CGIL, il gruppo immigrazione del FORUM SOCIALE di Modena – insieme a tante associazioni, gruppi che hanno promosso questo confronto – si sono ritrovati uniti nella convinzione che il rispetto dei diritti umani non accetta deroghe. O l’immigrazione diviene un’opportunità per ridefinire un sistema di garanzie proprie di una società più equa e giusta oppure è legittimo chiedersi verso quale tipo di società ci avviamo e vogliamo costruire e se siamo disposti a fare un passo indietro su questo.
Oggi tocca ai migranti, ai richiedenti asilo politico, agli stranieri; a chi toccherà domani?

Secondo. Durante il convegno sono stati presentati dati importanti. Nei primi dieci mesi di attività il CPT è stato ‘efficace’ solo sul 30 % dei casi. Cioè sono state espulse solo 114 su circa 545 persone che vi hanno transitato. Il costo della struttura è di 6 miliardi di vecchie lire. Possiamo, meglio dobbiamo interrogarci su quale è la vera utilità di questa struttura. Non sarebbe meglio investire queste grandi risorse in progetti di inclusione sociale, di inserimento in attività lavorative e di recupero?
E’ utile che le forze dell’ordine debbano concentrare le proprie energie sul CPT, che richiederebbero altre figure professionali, trascurando i propri reali compiti?
Per il 2004 il Comune di Modena avrà circa 20 miliardi di vecchie lire in meno a causa di minori trasferimenti dallo Stato, mentre ben sei miliardi saranno spesi per trattenere circa 500 persone, di cui solo 1/3 potrà essere espulso.
Di fronte ad un bisogno di stato sociale che cresce, di fronte a nuove povertà e precarietà si pone con urgenza la necessità di una scelta: cosa è davvero prioritario per la nostra città?
Infine giudichiamo in modo positivo l’intervento del candidato sindaco Pighi e la sua volontà di discutere con tutti per determinare le condizioni che portino al superamento di questo Centro. Il tema non è facile, soprattutto a sinistra. Ma questo è il momento in cui avere il coraggio di leggere la realtà per quella che è e, se necessario, cambiare opinione. Soprattutto quando i dati confermano che lo strumento CPT non è adeguato al fine che si voleva raggiungere.

Per questo è importante che il futuro sindaco di Modena affronti questo tema, assumendo il tema dei diritti umani come valore fondativo di un nuovo progetto di città dando al contempo priorità ad un ulteriore rilancio dello stato sociale. Chiedendo a gran voce che le risorse che ora vanno a sostenere il CPT siano destinate allo sviluppo sociale vdi Modena.