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da La Gazzetta del Mezzogiorno del 15 giugno 2006

Rivolta al Cpt. Ma degli operatori

La fuga di 4 clandestini rivela tutte le situazioni di disagio nella struttura.

Gianluigi De Vito

Il secondo appuntamento è per le «carte», il primo è stato quello che ha cominciato a togliere il velo sulla gestione del Cpt (Centro di permanenza temporanea) di Bari bucando anche la barriera di silenzio sulla fuga di quattro immigrati avvenuta tra il 20 e il 21 maggio. La telefonata arriva 20 minuti dopo l’appuntamento-bis: «Hanno rotto il cristallo posteriore dell’auto, hanno rubato le cartelle dentro le quali avevamo i documenti. Arriviamo con ritardo». Dunque, comincia con un giallo, e una strana coincidenza, la giornata più lunga di un gruppo di operatori delle Misericordie.

Più di uno di loro fino a qualche giorno fa era in servizio al Cpt con incarichi non secondari. E adesso sono davanti al cronista per puntare l’indice contro quella che definiscono «una cattiva gestione». E con loro ci sono anche i governatori delle Misericordie di Bari, Giovanni Bimbo, di Molfetta, Giacoma Gadaleta, e di Barletta, Bernardo Pacca. Hafid Khayati, marocchino di Taounate, aveva l’incarico di coordinatore responsabile degli interpreti.
In pratica era l’uomo-ponte con gli immigrati. Era. Perché il 5 giugno è stato allontanato dal posto di lavoro visto che nei giorni precedenti era stato sospeso: «comportamento disomogeneo e presuntuoso» si legge nella lettera con la quale il coordinatore confederale del Cpt di Bari, Gianfranco Gilardi, dispone e invita il direttore del Cpt, Vito Fato a sospendere il coordinatore degli interpreti. La stessa sorte tocca a Vincenzo Villani, Vincenzo Nappo ma anche a Giovanni Busco che nel Cpt rivestiva l’incarico di vicedirettore. Nella lettera del 25 maggio in cui Gilardi dispone la sospensione, Busco viene accusato di aver svolto «attività di non competenza delle Misericordie all’interno del Cpt, vedasi partecipazione non autorizzata alle udienze con ospiti e la magistratura, nonché conoscenza dei fascicoli giudiziari con notizie di ospiti», attività che «determinano una situazione di incompatibilità con le attività definite dalla convenzione, con possibili conseguenze negative».
Come dire, dare udienza agli immigrati, rispondere ai giudici di pace e dunque mantenere alto il livello di umano dei rapporti «determina situazioni con possibili conseguenze negative».
Di più. Nella stessa lettera Gilardi fa riferimento a un presunto atto di protesta, parla di una «sentita possibile presenza di un documento invitante ad uno sciopero bianco che sembrerebbe promosso dall’interprete Hafid». E parla anche di «ultimi episodi incresciosi dove esistono fenomeni di boicottaggio su documentazione dell’amministrazione». Un presunto sciopero bianco (che non interrompe affatto le attività di servizio alla persona) è dunque motivo per sciogliere il rapporto di lavoro. Quanto al boicottaggio, di quali fenomeni si parla? Boicottaggio di chi, e per favorire chi e che cosa? Busco e Khayati sono assistiti dal legale di fiducia, avvocato Antonio Morollo di Triggiano.
Il legale ha respinto al mittente la sospensione dei suoi assistiti chiedendo l’immediata revoca del provvedimento con una lettera inviata anche alla Questura e alla Prefettura. Dalla denuncia dell’avvocato emerge anche un particolare non da poco: «Non è pervenuto alcun pagamento dei compensi maturati». Insomma, da quattro mesi, cioé dall’inizio, i due sono senza stipendio. Ed è questo il motivo per cui il mosaico delle accuse si compone di altri tasselli incastrati dai «governatori» delle Misericordie di Bari, Molfetta e Barletta.

Che cosa c’entrano? C’entrano eccome. Perché la convenzione che ha reso possibile l’attivazione del Cpt vede, tra le parti, la Prefettura (per conto del ministero dell’Interno) e sei confraternite (le tre già citate e quella di Andria, Corato e Bitritto). Ciascuno di questi governatori secondo uno schema tracciato dal coordinatore Gilardi ha provveduto a fare assunzioni di operatori o di altre figure necessarie, ma anche a proporre preventivi di spesa o ad attivare servizi per la gestione, come forniture di scarpe, vestiario, pulizia e altro. Ed ecco allora che i governatori si ritrovano nella veste di datori di lavoro nei confronti di operatori delle Misericordie che hanno firmato il contratto. Datori di lavoro insolventi visto che gli operatori non vengono pagati. Da qui le proteste contro la direzione del Cpt che non gira i soldi per pagare i compensi. Vista così sembrerebbe una vicenda di beghe interne. In realtà per spiegare la «cattiva gestione» vengono rivelati dettagli da brividi: pacchetti di sigarette e schede telefoniche forniti in quantitativi maggiori per «calmare gli animi»; dosi di «Artan», uno psicofarmaco, somministrate senza troppi controlli (solo da poco pare che venga accertato che l’immigrato ingerisca la pillola). E soprattutto i pasti (come dimostrano le bolle della «Aga srl» che ha vinto l’appalto per la fornitura di cibo) somministrati senza distinzioni e cioè dando la carne di maiale o la carne bovina a chi per fede sceglie di non mangiarla. Il direttore del Cpt, Vito Fato, respinge tutto e Gianfranco Gambelli, presidente nazionale della Confederazione delle confraternite (il numero uno delle Misericordie era ieri al Cpt) parla di «scelte fatte per assicurare le persone giuste al posto giusto».