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Parma – Il documusical “L’Orchestra di Piazza Vittorio” al Quilombo café

Il 28 gennaio 2007 proiezione ore 16

L’Orchestra di Piazza Vittorio

un film di Agostino Ferrente

presso la Casa Cantoniera Occupata
Spazio Quilombo café
Domenica 28 gennaio
ore 16

Il film-diario della genesi della ormai famosa Orchestra di Piazza Vittorio, band nata da un’iniziativa di Mario Tronco, il tastierista degli Avion Travel, e Agostino Ferrente, che, nel quartiere di Roma dove gli italiani sono “minoranza etnica”… hanno riunito un gruppo di musicisti di strada (e non) che vengono da tutte le parti il mondo.
Cinque anni di documentazione, 30 musicisti, 15 nazionalità, 5 operatori, 4 montatori, 3 fonici, 1 quartiere, 1 cinema da salvare, 1 associazione culturale, 1 direttore d’orchestra e 1 regista per uno straordinario miscuglio multietnico di storie, umanità e musica che per molte persone non sono solo la realizzazione di un sogno, ma una scelta di vita, un lavoro, una famiglia.

Il film
Mario abita a Piazza Vittorio, cuore dello storico rione umbertino, l’Esquilino, noto per essere il quartiere più multietnico di Roma dove bene o male convivono non meno di sessanta etnie diverse e dove ironicamente si dice che gli italiani sono diventati una “minoranza etnica”. Tastierista degli Avion Travel, vive qui ed è piacevolmente ossessionato dai suoni a dalle varie lingue che, come una musica, salgono dal cortile del suo palazzo e gli entrano in casa. L’ossessione diventa il sogno: un’orchestra.

Presto il suo sogno incontra e si fonde con quello di Agostino, un documentarista anche lui residente all’Esquilino: nel quartiere è sopravvissuto un unico cinema-teatro, l’Apollo, tra i più antichi e belli d’Italia, negli ultimi anni decaduto a sala a luci rossi, ora minacciato di essere trasformato in sala Bingo. Anche il suo sogno ha a che fare con le varie culture che convivono attorno alla piazza: salvare il cinema per restituirlo al quartiere trasformandolo in un laboratorio multidisciplinare con una programmazione di film che possa valorizzarle, e farle incontrare.

Intorno a queste due scommesse si crea il comitato Apollo 11, formato da artisti di vari settori, intellettuali, ma anche da comuni abitanti innamorati del loro quartiere. Insieme si battono per la difesa di un cinema che sperano diventerà quello della diversità, fedele all’immagine dell’Esquilino.

Il 14 ottobre 2002, su un camioncino trasformato in palcoscenico e parcheggiato davanti all’Apollo, quelli di Apollo 11 improvvisano un primo concerto di protesta per la raccolta di ulteriori adesioni per salvare il cinema e c’è anche il primo ciak di un documusical “work in progress” che per cinque anni diventerà il diario dell’avventura umana e artistica di Mario e Agostino alla disperata ricerca di musicisti nati chissà dove e portati a Roma dal destino…

Tra le belle scoperte e le delusioni, tra arrivi e partenze, l’orchestra riesce a raggrupparne una trentina. Chi cattolico, chi musulmano, chi ebreo, chi induista, chi ateo… Chi campa suonando e chi lavando i vetri ai semafori. Autodidatti che non sanno leggere uno spartito e diplomati al conservatorio. Qualche italiano e altri che non parlano nemmeno la lingua. Vittime di regimi di destra e di sinistra, c’è chi ha un passato da dimenticare e chi è pieno di nostalgia. C’è di tutto… tranne un cinese! Appuntamento mancato con una comunità difficilmente avvicinabile che però sta piano piano impadronendosi dell’Esquilino con i suoi magazzini all’ingrosso di scarpe e magliette made in China, sotto lo sguardo insofferente dei vari comitati, per lo più di destra, che regolarmente scendono in piazza per manifestare contro.

Malgrado qualche rivalità tra alcuni componenti e le difficoltà economiche interne all’associazione e malgrado quelle dovute ad una legge restrittiva sull’immigrazione come la Bossi-Fini, con i relativi ostacoli di una burocrazia indigesta che accompagna tutti i giorni la vita degli extra-comunitari, l’Orchestra di Piazza Vittorio alla fine riesce a dare voce e corpo ad una armoniosa diversità che non ha niente a che fare con la “musica etnica” perché qui è tutti insieme verso un’altra musica. Ma non sono solo lingue e strumenti a sposarsi, perché in questi cinque anni non sono mancati i matrimoni misti e la nascita di bambini di un colore nuovo.