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Roma a tutto mondo. L’altra metropoli possibile

Intervista con Giorgia Rocca coautrice, insieme con Sara Klingeberg, della guida “Roma a tutto mondo”, edita da Sinnos editrice e in libreria da questo mese .

D. Da cosa nasce innanzitutto l’idea e l’esigenza di una guida del genere?

R. La guida è nata da una passione comune sia a me che a Sara, nata dal nostro lavoro nell’associazionismo romano nell’ambito dell’assistenza e del sostegno ai migranti. Da questo lavoro è venuto fuori come non sia sufficiente né adeguata la comunicazione che viene fatta intorno ai migranti: una comunicazione sin troppo spesso allarmista e tendenziosa , nel senso che cerca di dipingere un generale stereotipo di migrante come fattore di rischio per i cittadini, per la nostra società. Noi abbiamo voluto invece dare risalto alle differenze che ci sono e che ci devono essere perché un mondo totalmente omogeneo credo sia la cosa più triste che possiamo presentare sia a noi che ai nostri figli… parliamo di differenze che sono un laboratorio – questo è Roma per me, come credo lo siano anche tutte le altre città dove è grande la presenza dei migranti- un laboratorio in cui possono nascere nuovi cittadini. E ce n’è bisogno di nuovi cittadini. Di persone che abbiano senso civico, che sentano di appartenere a una città non nel senso “patrio” dell’appartenenza e dell’identità, ma attraverso il fatto di sentire la città come un posto in cui collaborare con altri nonostante le differenze.

D. A seguito della vostra esperienza sul campo, necessaria all’elaborazione di questa guida, che immagine di Roma avete potuto costruire?

R. Noi abbiamo analizzato i tre quartieri dei quali avevamo più esperienza e che effettivamente sono quelli eletti a meta preferenziale dai migranti di Roma. Da questa prospettiva abbiamo potuto vedere quanto vasta sia anche la solidarietà manifestata da queste persone, non solo a livello della loro comunità ma in modo più esteso, come se ci fosse un tentativo, che purtroppo non viene ben percepito dalle autorità e dalle istituzioni, di appropriarsi della città in quanto cittadini e non solo come lavoratori, come merce o come braccia da lavoro. Roma è effettivamente cambiata grazie ai migranti. Inoltre, Roma ha una storia in fondo millenaria di integrazione, e ha una storia millenaria di trasformazioni che sono evidenti girando per i quartieri. Noi abbiamo voluto dare anche un taglio in qualche modo storico della città di Roma e dei cambiamenti che sono avvenuti, e in questi quartieri è più che mai evidente che i migranti contribuiscono attivamente e in meglio al cambiamento della città, e soprattutto non in senso degradante.

D. Ma cosa avete “mappato” all’interno della città, qual è stata la linea guida che vi ha condotte attraverso questi tre quartieri che avete esplorato, siete andate alla ricerca di cosa?

R. Abbiamo voluto cercare di capire quale fosse il veicolo più immediato per comunicare a persone che sono curiose di conoscere il mondo dei migranti, le altre “culture”, le altre tradizioni, e che magari però non hanno gli strumenti per capire. E abbiamo pensato che come veicolo potesse essere interessante fare una mappatura di tutte le attività commerciali, delle loro feste religiose, dei principali luoghi di ritrovo, e anche dare una visione più globale della loro vita, passando dagli abiti tradizionali, all’integrazione dei bambini nelle scuole romane. Cercando insomma di dare il più ampio spettro di stimoli possibili alle persone che leggeranno questa guida e che si faranno condurre.

D. Alla luce di quello che avete scoperto, della città di Roma che avete raccontato nelle pagine di questa guida, l’immagine che ne è venuta fuori è in qualche modo compatibile o è in contrasto con l’allarmismo che ha portato il sindaco Veltroni, che è un sindaco di centro- sinistra, a firmare patti per la sicurezza col Ministero degli Interni? Parliamo di patti sulla base dei quali addirittura si deporteranno gruppi interi di migranti e anche di non- migranti- perché ricordiamo che tra i Rom ci sono anche cittadini comunitari- fuori dalle mura di Roma. Si tratta quindi di provvedimenti presi alla luce di un allarme costante ed emergenziale che costruisce l’immagine di queste persone in città come un problema. Ecco, l’immagine di Roma che avete costruito voi è compatibile con questa retorica ufficiale?

R. A nostro avviso assolutamente no, è totalmente contraria. La visione che viene prospettata da questo allarme securitario è quasi catastrofica, per cui ogni singolo individuo rom che cammina per strada potrebbe fare del male. Ovviamente non è così. Ci sono tanti esempi di uomini e donne rom che non vogliono essere riconosciuti in questo target. Ma a prescindere da questo, riteniamo che questa decisione sia assurda perché non solo è calata dall’alto, ma va a sradicare persone che sono già radicate sui territori, che hanno già imparato a viverci, per implementare uno schema che è già non soltanto vecchio, ma anche riconosciuto come assolutamente contrario a qualsiasi utilità sociale perché andrà a rendere ulteriormente esacerbati sia gli animi delle persone che vengono deportate sia gli animi di coloro che vivranno insieme a loro questo disagio. È un’assoluta non considerazione delle periferie come del singolo individuo. Io trovo che sia assurdo.

D. Quindi possiamo dire che dalla vostra guida viene fuori l’immagine di migranti che sono ormai cittadini e che forse potremmo anche smettere finalmente di chiamare migranti? Viene fuori così la storia di una Roma che viene raccontata poco e sicuramente non nei discorsi ufficiali ma che in realtà potrebbe essere invece un esempio, un modello quasi, di integrazione da seguire anche nel resto di Italia, a dimostrazione che una metropoli oggi non può che essere così, per fortuna: meticcia, varia, piena di persone che mantengono le loro differenze positive ma alla fine si fondono insieme in un modello di cittadinanza nuova.

R. Sì, precisamente. Roma è esattamente questo. O quanto meno ci sono una quantità incredibilmente grande di persone che la pensano così e che lavorano perché Roma sia questo. È a queste persone che abbiamo dedicato la nostra guida e sono queste le persone con le quali bisogna parlare per capire cosa va cambiato in questa città.