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L’aumento della migrazione verso la Grecia provoca miseria nei campi profughi

Helena Smith, The Guardian - 29 settembre 2017

Photo credit: RefugeesWelcome GR - Ανακοινώσεις

La Grecia sta vivendo un drammatico aumento nel numero di rifugiati e migranti in ingresso nel paese, che sta esacerbando le già deplorevoli condizioni di vita nei campi delle sue isole.

Il numero degli arrivi, attraverso i confini terrestri e marittimi, è più che raddoppiato dall’inizio dell’estate. Le autorità stimano che gli arrivi siano ora al livello più alto mai raggiunto da marzo 2016, con più di 200 uomini, donne e bambini registrati ogni giorno.

E’ drammatico, e sono i più vulnerabili tra i vulnerabili ad arrivare” afferma Elias Pavlopoulos, a capo di Medici senza Frontiere in Grecia. “Ci sono intere famiglie che scappano da zone di guerra in Siria e Iraq. Negli ultimi mesi le nostre cliniche hanno visto più vittime di violenza, di stupro e di tortura che mai.

Nonostante una promessa fatta dai membri UE a settembre 2015, secondo cui 160.000 richiedenti asilo – inclusi 106.000 da Grecia e Italia – sarebbero stati ricollocati, finora soltanto 29.000 sono stati spostati in altri paesi europei. Dato che i 28 paesi non riescono a rispettare la scadenza che essi stessi si sono dati, si aspettano manifestazioni nelle capitali d’Europa per questo fine settimana.

I rifugianti e i migranti arrivano in Grecia non solo su natanti precari dalla Turchia, ma anche a piedi attraverso la frontiera tra i due paesi. Mercoledì, la polizia ha annunciato che 37 rifugiati – compresi 19 bambini – provenienti da Iraq, Siria, Eritrea e Afghanistan sono stati abbandonati dai trafficanti su un’autostrada fuori da Thessaloniki.

I gruppi per la difesa dei diritti umani comparano sempre più spesso la situazione a quella del 2015, quando, durante il picco della crisi dei migranti che ha coinvolto l’Europa, la Grecia ha visto quasi un milione di persone entrare nel paese, spesso sulla via per la Germania.

Stiamo rivivendo i giorni del 2015”, dice Pantelis Dimitriou di Iliaktida, una ONG con sede a Lesbo che fornisce alloggio e centri di supporto per i nuovi arrivati. “Il flusso è diventato enorme. Da circa 50-60 ai primi di luglio, ora ne arrivano più di 200 ogni giorno. Forse sono le elezioni tedesche, forse c’entrano qualcosa le relazioni [in peggioramento] tra UE e Turchia, o forse questa è l’ultima ondata prima dell’inverno, ma sta succedendo qualcosa.”

Ancor più preoccupante è il numero di minori che intraprendono il viaggio, spesso pericoloso, per arrivare in Grecia. In un comunicato di questa settimana, Save the Children ha dichiarato che circa il 40% dei nuovi arrivi è rappresentato da minorenni. Più di 1.500 minori non accompagnati sono attualmente nelle liste di attesa per essere ospitati in istituzioni greche per la protezione dei bambini.

In occasione di una visita ad Atene per la proiezione di Sea Sorrow, un documentario di 73 minuti che racconta l’odissea dei rifugiati, diretto dall’attrice britannica Vanessa Redgrave, il parlamentare laburista Alf Dubs ha espresso il proprio sconcerto. In qualità di ideatore di un progetto annunciato lo scorso anno per portare fino a 3.000 bambini rifugiati in Regno Unito, ha sostenuto di essere profondamente turbato dalla crescente gravità della situazione. Nonostante siano stati individuati 40 bambini idonei al trasferimento, nessuno di questi trasferimenti è avvenuto.

Sono convinto che i greci abbiano bisogno di più aiuto di quello che ricevono dalla comunità internazionale”, ha detto al Guardian. “Semplicemente non ci sono le strutture o le risorse per accogliere i nuovi arrivi. Il minimo che dovremmo fare in Regno Unito sarebbe accelerare il processo di accoglienza dei minori all’interno delle famiglie britanniche.” Alcuni dei minori non accompagnati erano “in una situazione disperata, le loro vite sospese, in attesa spasmodica di notizie”, ha aggiunto.

I flussi di rifugiati sono calati drammaticamente quando un accordo cruciale, mirato ad interrompere gli arrivi, è stato raggiunto tra UE e Turchia, nel marzo del 2016. In cambio di 6 miliardi di euro (5,26 miliardi di sterline) in aiuti economici – circa 2 miliardi l’anno – Ankara ha accettato di aumentare le forze di pattuglia lungo il suo confine egeo, e quando necessario di respingere le imbarcazioni dei trafficanti.

Il recente aumento di arrivi sta mettendo alla prova le isole esterne dell’Egeo, dove i centri di accoglienza di Lesbo, Chio, Kos, Leros e Samo sono molto sovraffollati.

Più di 60.000 persone sono abbandonate in Grecia. 13.352 tra uomini, donne e bambini, impossibilitati a spostarsi dalla firma dell’accordo tra UE e Turchia, si trovano attualmente bloccate sulle isole, secondo le cifre rilasciate dal ministero greco dell’interno giovedì. Nei campi sono comuni rivolte e scoppi di violenza.

A Lesbo, l’isola in prima linea nel dramma umano nel 2015, il campo principale a Moria è attualmente pieno al doppio della sua capacità, con 4,825 ospiti registrati. Il centro è attrezzato per ospitare non più di 1.800 persone, secondo l’UNHCR. “Nel novembre dello scorso anno avevamo raggiunto un punto in cui a Moria non c’erano più persone che vivevano in tenda”, ha detto Dimitriou. “Questo accadeva quando avevamo un ciclo di arrivi e partenze, alcuni arrivavano ma altri erano anche trasferiti sulla terraferma”.

Le condizioni sono state aggravate dal “collo di bottiglia” formatosi a causa del grave rallentamento nei ricongiungimenti e nei trasferimenti dei rifugiati. “E’ la tempesta perfetta”, aggiunge Dimitriou.

Tra lo sfinimento dei benefattori e le crescenti difficoltà nell’accedere ai fondi necessari per rispondere al bisogno sempre maggiore di aiuti umanitari sulle isole, si sta diffondendo la frustrazione.

Con lo stato di emergenza dichiarato durante il periodo di maggior crisi ufficialmente revocato, il governo greco in agosto si è assunto la responsabilità per i servizi forniti ai richiedenti asilo, spronando le ONG ad andarsene. Le autorità affermano che il 99% di coloro che arrivano in Grecia fa richiesta di asilo. “Lo stato greco si muove molto, molto lentamente,” dice Dimitriou. “E’ impossibile affrontare i problemi come si dovrebbe.