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da Il Messaggero del 17 febbraio 2004

Alla luce dell’ ultima regolarizzazione, in Italia si …

Roma – Alla luce dell’ ultima regolarizzazione, in Italia si contano almeno 2 milioni e mezzo di immigrati in regola. I rumeni sono i più numerosi (240.000), seguiti dai marocchini (227.000) e dagli albanesi (224.000). A rilevarlo è la Caritas, che ha elaborato dati messi a disposizione dal ministero dell’ Interno.
Una particolare attenzione, rivela l’organizzazione, meritano i Paesi dell’Est Europa, che hanno inciso per ben il 60% sulle domande di regolarizzazione, hanno quasi raddoppiato la loro consistenza, sono ormai più di un terzo della popolazione immigrata e continueranno a premere per trovare sbocchi lavorativi.

Le regolarizzazioni (quella del 2002 è stata la quinta in 20 anni), rileva la Caritas, hanno finora costituito il pilastro principale della politica migratoria: la maggior parte degli immigrati oggi soggiornanti è venuta al di fuori dei canali ufficiali di ingresso, perchè sono state fissate quote «troppo basse» e perchè le procedure di accesso sono «scarsamente praticabili». Basti pensare, sottolinea, che dal 1999 ad oggi il consuntivo del fabbisogno aggiuntivo di lavoratori immigrati è pari a circa 200.000 unità l’anno, mentre la quota di lavoratori stabili programmata per il 2004 è invece di 29.500 unità. Inoltre, il meccanismo cardine per l’inserimento lavorativo dall’estero resta la sola chiamata nominativa che, seppure integrata con le possibilità di iniziative formative all’estero, non può essere considerata la soluzione di tutti i problemi finora emersi specialmente nell’ambito delle famiglie e delle piccole aziende.

Quindi, secondo la presidenza del Dossier statistico immigrazione Migrantes, «si pone non solo il problema di un adeguamento realistico delle quote programmate, ma anche quello di un più adeguato collegamento tra domande ed offerte di lavoro. Attualmente non sono più praticabili le possibilità di incontro consentite dalla sponsorizzazione, soppressa nel 2002, ed ancora non è stata recepita nella normativa comunitaria la previsione di un permesso di soggiorno per la ricerca di lavoro».