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Morire di clandestinità a 23 anni

MODENA (16 OTT. 2007) – 23 anni, classe 1984 insomma, nato in Tunisia, al di là del nostro mare. Non certo uno “stinco di santo”, come si dice: precedenti penali per spaccio di droga, resistenza a pubblico ufficiale, molestie sessuali. Una vita che si è infranta l’altra notte alle 2 nel Cpt, il “Centro di prima accoglienza” di Modena. Un suicidio quasi certamente, sul quale la magistratura sta indagando, che ha scosso il Cpt e la città.

La storia di questo ragazzo, arrivato poco più che adolescente in Italia, la conosciamo attraverso gli atti di polizia e giudiziari: arrivato a Crotone senza permesso, quindi in quel limbo che si chiama clandestinità, viene denunciato ed “espulso”. Scappa. In Lombardia, a Como. Viene di nuovo “pizzicato” e di nuovo “espulso”. Trovato di nuovo sempre in provincia di Como, questa volta lo spediscono al Cpt di Modena. Se ne va anche dal Cpt, dice di star male, lo accompagnano in ospedale e da lì si allontana. Non è un’evasione, perché il Cpt non è di per sé un centro di detenzione. Poi nelle scorse settimane di nuovo viene fermato a Modena e riaccompagnato nel Cpt.

La mattina di lunedì il ragazzo è stato trovato nella sua camera con attorno al collo un laccio che aveva ricavato strappando e intrecciando le coperte di carta che il centro fornisce ai suoi “ospiti” (dormiva nella carta, come un senza tetto).
Voleva proprio morire perché si è avvolto la “corda” intorno al collo, si è legato anche i piedi e una mano alla sponda della branda e si è lasciato andare; sono bastati 40 centimetri di distanza da terra per soffocarlo. L’ha trovato una volontaria della Misericordia, che ha subito chiamato i carabinieri. Ma il ragazzo, il tunisino, era già freddo. Misericordia, in tutta questa storia è una parola che troviamo solo nella sigla della volontaria.

“Uno di meno” – lo penseranno molti che di misericordia ne hanno pochissima; dai comitati cittadini ai leghisti. Uno di meno nel Cpt di Modena, dove è la prima volta che succede un fatto così grave.
“E’ stata una morte triste, ma sicuramente imprevedibile – ha commentato il questore Graziano – L’inchiesta è in mano alla magistratura, ma già dai nostri riscontri non vi sarebbero sospetti su cause diverse da quelle del suicidio. Il resto è nella testa della vittima…”

Lunedì pomeriggio in Prefettura si è tenuta sull’episodio una riunione a cui hanno partecipato Giuseppe Forlani, direttore centrale del dipartimento di Libertà civili e Immigrazione arrivato d’urgenza da Roma, Mario Ventura, prefetto vicario di Modena, il questore di Modena Elio Graziano, Daniele Giovanardi e Anna Maria Lombardo, rispettivamente presidente e direttrice della Misericordia, che ha in gestione il Cpt.
Poca Misericordia nelle loro parole: “Dicono che quel ragazzo avesse atteggiamenti asociali, che non legasse con gli altri ospiti, ma sicuramente non è stato condizionato dall’ambiente in quanto tale, dove poteva godere, come gli altri ospiti, di una condizione molto vicina alla libertà”. Tutto bene insomma nel Cpt di Modena, a parte gli asociali che scelgono di morire a 23 anni.

Secondo Forlani, “è il primo suicidio che si verifica a Modena e anche il primo a livello nazionale. Da quando esistono i centri di permanenza, cioè dal ’98/’99, non ricordo episodi del genere. Si è trattato di un caso sporadico che in tutta la sua tragicità non credo possa portare a parlare di un’emergenza”. Ma la paura è che si accenda la protesta nei Cpt, dove le condizioni di vita sono al limite del sopportabile.

Una situazione grave dovuta soprattutto ad una legislazione confusa e carente, che lascia spazio alla clandestinità, trasforma automaticamente la clandestinità in criminalità, lascia alla sensibilità di poliziotti e operatori la distinzione tra disagio e delinquenza. Non si tratta di “leggere nella testa” delle persone, ma di far rispettare dei doveri, di riconoscere dei diritti a prescindere dalla provenienza, di riportare un po’ di umanità all’interno della questione immigrazione.

Ieri pomeriggio il sindaco di Modena Giorgio Pighi e il Presidente della Provincia Emilio Sabattini hanno visitato il Cpt di Modena. L’incontro, previsto da tempo, è stato anticipato a seguito del suicidio del giovane tunisino e della protesta, la notte successiva, di una parte degli ospiti del centro.
Secondo i visitatori, i due episodi non sarebbero collegati, in quanto la protesta “pare sia scaturita da problemi di natura pratica, riguardanti la quotidianità della vita nel Cpt”. Al termine della visita, Pighi e Sabattini hanno rilevato che, sul piano generale, la gran parte dei problemi di gestione della clandestinità “fanno riferimento ad evidenti carenze legislative, alle quali per altro sarebbe opportuno porre rimedio in tempi rapidi”. Rispetto, invece, al tema specifico del Cpt di Modena, è stato ribadito l’impegno delle Amministrazioni locali a sostenere l’intervento dei volontari mediante l’ampliamento ed il rafforzamento delle convenzioni già in essere con servizi e strutture del Comune, della Provincia e dell’Azienda Usl. Al di là del cordoglio, infatti, l’azione concreta è ritenuta la maniera migliore per determinare le condizioni affinché non si verifichino altri fatti drammatici.