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«Negato il diritto di difesa dei richiedenti asilo», Giuristi democratici contro il protocollo del Tribunale di Venezia

Pubblichiamo l’articolo di Ernesto Milanesi tratto da il manifesto del 18 marzo e il comunicato integrale dell’Associazione Nazionale Giuristi Democratici

Anche Melting Pot, l’Ambasciata dei diritti, il mondo cattolico ed Emergency contro l’intesa firmata dal presidente dell’Ordine degli Avvocati e dal presidente del Tribunale che, tra le altre cose, impone ai difensori di denunciare lo stato di salute dei migranti a beneficio di quella del giudice.

Un vulnus al diritto di protezione internazionale per i richiedenti asilo. Ma anche un esplicito segnale politico, sull’onda del «riformismo» di Minniti&Orlando.

Il protocollo sottoscritto il 6 marzo da Paolo Maria Chersevani, presidente dell’Ordine degli Avvocati, e da Manuela Farini presidente del Tribunale, innesca reazioni senza appello.
A cominciare dall’esecutivo nazionale dei Giuristi Democratici: «Apprendiamo con grande stupore della sottoscrizione presso il Tribunale di Venezia, sede della “Sezione specializzata in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell’Ue” di un protocollo contenente gravi, ed a nostro avviso illegittime, limitazioni del diritto di difesa dei richiedenti asilo. È previsto che i documenti allegati al ricorso devono essere tradotti in lingua italiana (a spese dei richiedenti, col pocket money, magari?); gli avvocati dovranno curare la massima puntualità, ma eventuali ritardi superiori ai 10 minuti comporteranno contrazione di pari durata dei tempi dell’audizione; non verranno concessi rinvii, se non per gravi e comprovati impedimenti del ricorrente; in caso di mancata comparizione del medesimo, la causa verrà rimessa al Collegio per la decisione; e, soprattutto l’audizione del ricorrente verrà condotta esclusivamente dal Giudice o dal Got designato, senza l’intervento del difensore».

E da GD arriva anche la critica esplicita all’Ordine degli Avvocati: «Lascia davvero negativamente colpiti, rappresentando in più punti l’evidente negazione del diritto di difesa dei richiedenti asilo (essendo negato persino l’intervento del legale in sede di audizione!), in una materia che dopo la riforma Minniti ha già subito una drastica riduzione di ogni garanzia di legge, in primis la possibilità di impugnare le sentenze di rigetto».

Leonardo Arnau, presidente dell’associazione Giorgio Ambrosoli e membro dell’esecutivo GD, conclude: «Riteniamo che questo ulteriore vulnus al diritto alla protezione internazionale non possa essere accettato supinamente. Auspichiamo la rapida revisione dell’accordo in senso conforme alla disciplina di legge e alle regole processuali “comuni”, assicurando anche il nostro impegno di difensori anche nell’applicazione in sede giudiziale dei principi fondamentali che riteniamo negati ».

D’altro canto, il protocollo ha già fatto il giro d’Italia: da Melting Pot all’Ambasciata dei diritti, dal mondo cattolico fino a Emergency ci si prepara a fronteggiare le conseguenze intollerabili in particolare dell’articolo 7 del protocollo, che impone agli avvocati di denunciare lo stato di salute dei migranti a beneficio di quella del giudice.

E il «caso» sarà dibattuto anche durante il «Festival Welcome», organizzato a Padova dal 23 al 25 marzo dal centro scambi e dinamiche interculturali Xena con il patrocinio del Comune.

- Leggi il protocollo

PDF - 456.3 Kb
Protocollo Tribunale di Venezia richiedenti asilo

Il comunicato stampa dei Giuristi Democratici

Richiedenti asilo e protocollo Tribunale di Venezia: i Giuristi democratici chiedono il ripristino del pieno diritto di difesa per i rifugiati

Apprendiamo con grande stupore della sottoscrizione presso il Tribunale di Venezia, sezione specializzata in materia di “Immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell’Unione Europea” di un protocollo sottoscritto il 6 marzo scorso, contenente gravi, ed a nostro avviso illegittime, limitazioni del diritto di difesa dei richiedenti asilo.

Nel protocollo è previsto che: i documenti allegati al ricorso debbano essere tradotti in lingua italiana (a spese dei richiedenti); gli avvocati dovranno curare la massima puntualità ed il rispetto degli orari di udienza, ma, quel che rileva, eventuali ritardi superiori ai 10 minuti comporteranno contrazione di pari durata dei tempi dell’audizione (tempi, per altro, non specificati); non verranno concessi rinvii, se non per gravi e comprovati impedimenti del ricorrente; in caso di mancata comparizione del medesimo, la causa verrà rimessa al Collegio per la decisione; e, soprattutto, l’audizione del ricorrente verrà condotta esclusivamente dal Giudice o dal Got designato, senza possibilità d’intervento da parte del difensore.

Il protocollo si occupa anche di quantificare (in misura avvilente) i compensi per la difesa in regime di patrocinio a spese dello Stato.

L’intesa sottoscritta dall’Ordine degli Avvocati di Venezia ci lascia davvero negativamente colpiti, rappresentando in più punti l’evidente negazione del diritto di difesa dei richiedenti asilo (essendo negato persino l’intervento del legale in sede di audizione), in una materia che, dopo la riforma Minniti, ha già subito una drastica riduzione di ogni garanzia di legge, in primis la possibilità di impugnare le sentenze di rigetto.

In aperta violazione delle disposizioni del D.Lgs. n. 25/2008 e soprattutto dell’art. 3 del D.Lgs. n. 251/2007, così come ormai unanimemente interpretato dalla giurisprudenza nazionale ed europea, ma anche delle norme di procedura (art. 123 c.p.c., che prevede che il Giudice disponga la traduzione dei documenti) si dispongono così ulteriori e gravose limitazioni alla possibilità dei richiedenti asilo di essere assistiti degnamente e di far valere le proprie ragioni, spesso non facilmente “documentabili” ed ancor più spesso non documentabili in lingua italiana, si impone il silenzio ai difensori, si manifesta un evidente disfavore nei confronti dei richiedenti asilo e dei loro rappresentanti legali, in funzione della velocizzazione di una procedura già fortemente (ed a nostro avviso incostituzionalmente) compressa.

Come Giuristi Democratici riteniamo che questo ulteriore vulnus al diritto alla protezione internazionale non possa essere accettato supinamente ed auspichiamo rapida revisione dell’accordo in senso conforme alla disciplina di legge ed alle regole processuali “comuni”, assicurando anche il nostro impegno di difensori nell’applicazione in sede giudiziale dei principi fondamentali che riteniamo qui negati.

17 marzo 2018

Associazione Nazionale Giuristi Democratici

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