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da Il Corriere della Sera del 26 settembre 2003

Sanatoria, il Tar promuove il patto di Milano di Michele Focarete

Sospesa la circolare Maroni che aveva bloccato l'intesa tra prefetto e sindacati sulle regolarizzazioni

Extracomunitari, il Tar boccia Maroni. A spuntarla, infatti, è il progetto Milano. Con le tre sigle sindacali che ottengono la sospensione della circolare del ministro del Welfare dello scorso aprile a firma del direttore generale del ministero, Maurizio Silveri. In quella lettera si sottolineava «di evitare che si instaurino di fatto rapporti di lavoro irregolari, secondo procedure non previste dalla normativa vigente in materia di immigrazione». E ancora: «Con particolare riguardo alla situazione di cittadini extracomunitari in attesa di regolarizzazione per i quali si è interrotto nel frattempo il rapporto di lavoro originario prima della conclusione della procedura di regolarizzazione e che hanno l’opportunità di instaurare un nuovo rapporto di lavoro con un diverso datore». Di fatto una censura al protocollo firmato dal prefetto Bruno Ferrante e sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil, Assolombarda e Ufficio del lavoro, che stabiliva una nuova procedura per i lavoratori extracomunitari. In pratica lo straniero rimasto disoccupato dopo aver presentato domanda di regolarizzazione poteva essere assunto da un nuovo datore di lavoro senza dover attendere mesi per la convocazione in prefettura. Un subentro più rapido.

«Il Tar del Lazio – spiega l’avvocato Ettore Martinelli, associato dello studio legale Angiolini che ne ha curato il ricorso dei sindacati – con un procedimento cautelare ha sospeso la circolare del ministro del Welfare, dando di fatto validità all’accordo milanese». Per Martinelli la lettera di Maroni «dava adito a un’inspiegabile discriminazione tra lavoratori extracomunitari. Da una parte quelli che potevano prestare la propria opera in attesa della convocazione della prefettura. Dall’altra coloro che, per motivi vari avevano perso il lavoro e, in attesa della convocazione, non potevano lavorare regolarmente, obbligandoli al nero».

Più cauti i sindacati. Per Furio Colombo, della segreteria della Cisl, «è una battaglia vinta, ma non la guerra». «Per capire l’effetto di questa sospensione – spiega Colombo – bisogna conoscere le motivazioni. Quindi dobbiamo essere prudenti. Noi incrociamo le dita, augurandoci che venga ripristinato l’accordo di Milano. Per ora non riusciamo a valutare cosa ci permetterà di fare questa vittoria».
Si augura un ritorno al protocollo milanese anche la Camera del Lavoro, anche se è difficile trovare responsabili della segreteria chi si sbilanciano. «Mi piace credere – dice Gabriele Messina, ex ufficio immigrazione della Cgil, ora nei Ds – che il Tar abbia colto il senso del ricorso. Allora militavo nel sindacato e ho vissuto le varie fasi del contendere. Sospendere il nostro accordo, siglato anche dal prefetto, è stato un segnale evidente da parte di Maroni di non voler risolvere i problemi, dando alla Bossi-Fini una interpretazione repressiva. Forse, con la sospensione del Tar, siamo sulla strada giusta. Aspettiamo le motivazioni e vedremo il da farsi». Secondo l’avvocato Ettore Martinelli, «in questa fase, giuridicamente sospesa, possono ricominciare quelle collaborazioni tra istituzioni e sindacati che la circolare del ministro del Welfare aveva bloccato».

Allora Maroni aveva individuato un percorso diverso da quello stabilito dal protocollo milanese. Così la possibilità di cambiare lavoro rapidamente per gli stranieri non ancora convocati dalla prefettura per il ritiro del permesso di soggiorno, era stata annullata.