Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

tratto dal sito del Progetto Asylumisland Iniziativa comunitaria Equal

Richiedenti asilo e strutture di accoglienza in Provincia di Crotone

A cura di Luigi Commisso e Mirella De Franco

Premessa

Le coste calabresi sono interessate dal fenomeno degli sbarchi a partire dal 1993. Si tratta, inizialmente, di un fenomeno limitato, sia perché di ridotta portata (il numero dei profughi per sbarco è al di sotto del centinaio di unità), sia perché dilazionato nel tempo, almeno fino al 1998. E’ questa la prima fase del fenomeno, durante la quale, per rispondere alla primissima accoglienza dei profughi che arrivano dal mare, le stanze della questura di Crotone vengono adibite a veri e propri ricoveri. Data, invece, la maggiore consistenza degli sbarchi del 1997 e del 1998, per fronteggiare l’accoglienza ai profughi vengono allestiti centri di accoglienza provvisori (aule scolastiche o palestre).
In questa fase si tenta di dare una risposta nel segno dell’accoglienza. A Riace, a Badolato, a Gagliato, a Conflenti le istituzioni politiche locali evitano di ergere paratie tra profughi e comunità autoctone. A Badolato, come è noto, i profughi vengono accolti nel centro storico ormai disabitato: è l’avvio di un progetto che porterà all’inserzione in questo territorio di molti rifugiati curdi.
Il 2 giugno 1999 diventa operativo il Centro di Accoglienza di S.Anna ad Isola Capo Rizzuto. Il centro è concepito in modo da poter accogliere centinaia di persone contemporaneamente ed è salutato da parte dei rappresentanti delle istituzioni locali come soluzione soddisfacente e razionale del problema “prima accoglienza”. In breve tempo diviene punto di riferimento per prefetture e questure (che hanno l’obbligo di prestare il primo intervento) non solo calabresi ma delle regioni meridionali: tutte le carrette avvistate e dirette verso le coste calabresi, vengono costrette ad approdare nel porto di Crotone; dai centri di accoglienza pugliesi e siciliani arrivano a S.Anna autobus carichi di profughi.

L’apertura del centro apre una nuova fase.
Ciò che distingue qualitativamente queste due fasi (“prima” e “dopo” l’apertura del Centro di S.Anna) è il tipo di accoglienza riservato a chi arriva dal mare. Nel “prima” si realizza, come illustrato, un tentativo riuscito di offrire un’accoglienza non massificante. Nel “dopo” i profughi vengono ospitati in una struttura in cui, più che realizzarsi una vera accoglienza, si esplica nei loro confronti una forma di contenimento sulla cui legittimità torneremo in seguito: in questa fase la qualità lascia il posto all’esigenza di contenere la quantità. Inoltre le associazioni chiamate ad intervenire sia prima che dopo, sia al porto che al Centro, sono quasi esclusivamente associazioni di protezione civile, il che ci pare, ancora una volta confermare questo orientamento verso un’accoglienza temporanea.
La presenza del Centro S. Anna determina due effetti principali:
1) i profughi vengono ridotti a corpo estraneo al contesto territoriale che ospita il centro di accoglienza;
2) le istituzioni locali e la società civile vengono deresponsabilizzate dalla gestione del fenomeno.

Ciò spiega la pressochè totale assenza di politiche per l’accoglienza dei richiedenti asilo da parte delle istituzioni regionali e territoriali e scarsa rilevanza delle iniziative poste in essere dal terzo settore. Ciò è concausa se non causa principale, della riduzione della Calabria ad area di transito e della dispersione sociale dei profughi.
La ricognizione compiuta sulle politiche delle istituzioni locali nei confronti dei rifugiati e dei richiedenti asilo, o meglio la loro pressochè totale assenza che si è constatata, pare suffragare sufficientemente questa tesi. Questa “vacanza” motiva anche la nostra scelta di dare conto, sia pure per accenni, di qualche progetto pensato per favorire l’inserzione dei migranti nella loro definizione più generale e realizzati, o in via di realizzazione, nell’area geografica in studio. In alcuni casi, come vedremo, essi sono stati già utilizzati a favore dei rifugiati; qui sono stati suggeriti quelli che potrebbero divenire utili punti d’innesto dei programmi e delle attività che AsylumIsland intende promuovere sul territorio. In altri casi la menzione di alcune attività trova giustificazione nella volontà di dare un quadro esaustivo degli orientamenti dell’ente proponente.

La ricerca ha preso in considerazione tre differenti tipologie di soggetti: profughi, istituzioni locali, strutture di accoglienza.
Per quanto riguarda il primo soggetto di studio sono state approfondite alcune problematiche in particolare: situazione socio-economica dei luoghi di provenienza; motivi della partenza; il viaggio; l’arrivo in Italia; le strutture di accoglienza; il progetto migratorio.
In riferimento alle istituzioni locali e alle strutture di accoglienza le informazioni sono state raccolte sia attraverso dati quantitativi e documenti, sia attraverso colloqui con i dirigenti di settore di vari enti nonché con operatori della prima e della seconda accoglienza.