Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

A cura di Daniele Barbieri

Emilia-Romagna meticcia: una regione che scommette sul comunicare

Tratto da migranews.net

Proprio da questa scoperta partì nel 1987 la “Compagnia delle Albe” (che si è poi trasformata nel “Teatro di Ravenna”) per portare in scena i temi del meticciato con tre senegalesi che s’improvvisarono attori: fu l’inizio di un teatro multietnico o delle migrazioni – ma quei termini erano allora pressoché sconosciuti in Italia – che oggi è assai vitale e nel quale ha uno spazio di rilievo anche Mandiaye Ndiaye, romagnolo d’Africa.

Sul palcoscenico passa da “Ubu” a Shakespeare, volta a volta recitando in italiano, francese, dialetto romagnolo o wolof (la lingua più diffusa in Senegal): più che un lavoro, stare in scena è per Mandiaye Ndiaye un progetto di vita tant’è che torna spesso in Senegal per mandare avanti il progetto di una “casa del teatro” in un villaggio contadino dove è già nata una nuova versione del “Pluto” di Aristofane. E’ una storia abbastanza nota ma assume un altro valore nel leggerla sul numero 5 (marzo-aprile 2004) dal bimestrale “Città meticcia”, che porta come sottotitolo “Il giornale delle immigrazioni a Ravenna”. Sono 8 pagine che, come di consueto, si dividono equamente in 4 fogli di articoli e inchieste a tema (il lavoro sul numero citato) scritti in italiano più altrettanti fogli “di servizio” cioè con le informazioni essenziali declinate nelle 6 lingue più diffuse fra gli immigrati del ravennate. Nella parte in italiano c’è una rubrica legale ma anche “Controluce”, lo spazio fisso per commenti, storie o provocazioni (nel senso migliore del termine) di Tahar Lamri, uno dei primi vincitori del concorso “Eks & Tra”.

Quello di “Città meticcia” – anche in versione on line – non è l’unico progetto comunicativo a Ravenna: c’è stato un progetto parallelo di formazione giornalistica (18 incontri) per immigrati e molte altre idee ronzano fra le associazioni dei migranti e la “Casa delle culture”, luogo di incontro ormai consolidato.
Alcuni redattori di “Città meticcia” a fine aprile si sono incontrati, in una riunione di lavoro, con tutte le esperienze giornalistiche in qualche modo analoghe (o meglio con tutte quelle sostenute dall’assessorato alle Politiche sociali e immigrazione della Regione Emilia Romagna) scoprendo somiglianze, differenze e ipotizzando un lavoro comune o, come è di moda dire, “di mettersi in rete”.

Quel saraceno di Benito (titoletto)

Restando in Romagna, c’è da annotare che – geologia a parte – i legami con l’Africa e il Medio Oriente hanno lasciato ricette, parole d’uso comune, persino nomi di località (qui c’è addirittura una cittadina che si chiama Mercato Saraceno). Storie spesso dimenticate come quella del “majhong”, un complesso – quanto affascinante – gioco cinese che trova migliaia di fans in bar, circoli, osterie e appositi tornei della Romagna… ma nessuno sa spiegare chi o quando lo abbia portato e perché solo in questa parte d’Italia abbia messo radici. Ovviamente anche cognomi come Moro – e tutti i suoi diminutivi e derivati – riprendono un antico soprannome dei saraceni, cioè degli arabi. Qualche studioso di linguistica, forte anche di come i romagnoli pronunciano la parola “musulmani”, ipotizza che il cognome Mussolini derivi da lì. Non farà piacere agli eredi politici del Benito sapere che il teorico della romanità (e delle leggi razziali) aveva probabilmente radici arabe ma nessuno potrebbe negare che il Mediterraneo sia sempre stato luogo di incroci.

E dunque ricca di vecchi e nuovi incroci è “I colori della musica”, la trasmissione radio e tv di Rimini attiva da due anni (e rafforzata con giovani collaboratori di origini “extra”) che si definisce così: “Dà voce alle voci del mondo. Testimonianze. Musica, video, notizie in lingua, leggi, solidarietà, salute, lavoro. Uno scambio interculturale per imparare e insegnare”.

Uscendo dal giornalismo ma restando alla comunicazione vale ricordare che a Rimini nacque 11 anni fa il concorso letterario “Eks & Tra” (poi trasferitosi a Mantova anche per qualche disattenzione degli amministratori locali). Qui c’è un bel museo delle culture extra-europee che, se valorizzato, potrebbe dare un valido contributo al lavoro di insegnanti, formatori e associazionismo.

Daltonico? Prova anche tu (titoletto)

La redazione di “Segni & Sogni” ha le idee chiare. E si è convinta di poter dare qualche consiglio, saggio se pure nella forma dell’ironia, anche ai colleghi più esperti. Così sul numero 7 del 2003 pubblica un “Glossario del giornalista” (l’autore è il vignettista Vauro) che in estrema sintesi polemizza: “1 immigrato = allarme immigrati; 2 immigrati = emergenza immigrati; 3 immigrati = invasione di immigrati”. Poco sopra un’altra vignetta consiglia gialli, bianchi, rossi o neri a diventare daltonici; chissà se scambiando i colori fra loro si possa capire che… il prodotto non muta.

Dell’esperienza di “Segni & sogni” su www.migranews.net si è parlato anche perché il romagnol-palestinese Milad Basir è nostro collaboratore sin dall’inizio. Il progetto è giunto al secondo anno e già circola il numero zero della nuova serie. Esce come inserto mensile (8 pagine) del quotidiano “Corriere di Forlì” con l’editoriale in 7 lingue e gli articoli in versione bi o tri-lingue. La scelta dei temi è priva di remore: si preferisce il tema scottante proprio perché lì il pregiudizio e la disinformazione possono fare i maggiori danni. Così “Segni & sogni” ha preso di petto la Sar, smontando l’allarmismo esagerato di molti media, ma ha anche offerto stralci del “Piccolo vademecum per i condannati ancora in libertà” (scritto da Massimo Pavarini per i Comuni di Ferrara e Poggio Renatico). Oltre che con il mensile e con il lavoro di mediazione culturale, la cooperativa Sesamo è impegnata anche nella pubblicazione in più lingue dei contratti di lavoro o degli opuscoli informativi ai più diversi servizi (sociali, sanitari, scolastici ma anche bancari). Queste traduzioni potrebbero essere riprese pari pari in altre città, senza ulteriori spese. Ma questo discorso vale anche per tante altre attività di una regione dove l’associazionismo – di nativi, di migranti o misto – fa quasi il pieno di idee e di realizzazioni ma spesso latita nei collegamenti o nella capacità di sana imitazione, di no-copyright, di scambio o di “dono” se preferite.

Le torri sono 2, le idee molte di più (titoletto)

L’ultima amministrazione comunale di Bologna ha quasi del tutto chiuso la porta (e la testa) a ogni serio discorso sulla e con la società multiculturale… che esiste già. Questo non ha impedito al vivace associazionismo bolognese di tenere aperto il dialogo, unico antidoto a un futuro di incomprensioni o peggio. Sul piano della comunicazione multimediale, e grazie anche alla collaborazione fra la Provincia bolognese (ma anche delle Province di Ferrara e Piacenza) e la Regione, ecco allora tre esperienze da ricordare; chi frequenta il nostro sito ha già avuto occasione di incontrarle.

“Convergenze interculturali” è la frase-chiave del progetto “Città in Comune”. Si tratta di un inserto mensile, con questo titolo, che esce sul quotidiano “Il domani di Bologna”, ma anche di 24 puntate d’un programma radiofonico su Radiotau e Telesanterno, infine di altre 24 puntate del magazine radiofonico *Asterisco (di altissima qualità culturale e tecnica, vale davvero la pena di riascoltarle sul sito).

Poi c’è “El Ghibli” una rivista telematica di letteratura delle migrazioni (troverete molte firme di “Migra”) che si definisce “luogo dell’incontro” ed è significativamente ospite del sito della Provincia in una versione “free software” proprio per facilitare l’accesso a chiunque in ogni parte del mondo. Anima del progetto è Gabriella Ghermandi, italo-etiope o viceversa visto che è ben difficile dire cosa prevale… come ci insegna l’ironia di “Salsicce”, ormai notissimo racconto di Igiaba Scego. Qui i testi sono sempre in duplice versione (in originale e in traduzione italiana): la sezione “Parole dal mondo” offre testi di scrittori che sono migrati in altri Paesi mentre “La stanza degli ospiti” dà le traduzioni di italiani o stranieri che potremmo definire stanziali. Fra le rubriche è molto interessante – sociologicamente oltre che per ragioni letterarie – “Generazione che sale” perché lascia spazio a chi studia in scuole sempre più sospese fra due (e più) mondi o, per usare un’espressione che ormai risulta stretta e un poco ambigua, agli “immigrati di seconda generazione”. Ed è sulle scuole e sugli incontri pubblici che punta “El ghibli” anche se – ricorda Gabriella Ghermandi – non tutte le istituzioni ancora capiscono quanto sia importante trovare qualche soldino per favorire l’incontro con le letterature meticce.

Parola chiave, cittadinanza (titoletto)

Ha ormai un anno e mezzo di vita il progetto “Melting Pot Europa” che sotto il bel logo d’un volto in bianco e nero si definisce “per la promozione dei diritti di cittadinanza, per un mondo dove ci sia spazio per molti mondi”. Sono informazioni in 7 lingue rivolte ai migranti (con una trasmissione settimanale su Radiocittà 103 ma anche, attraverso il satellite, su Global Radio) più un eccellente quanto frequentato – una media di 2200 contatti quotidiani – e aggiornatissimo sito. In primo piano la parte giuridico-legislativa grazie alla collaborazione dell’Asgi ([email protected]) che affronta le grandi difficoltà, tipiche di questa fase storica in Italia, nella tutela dei diritti fondamentali per chi viene etichettato come extra-comunitario. Dal sito si possono scaricare anche le schede – in 7 lingue – per chi debba affrontare questioni molto pratiche come assegni familiari, permessi o gravidanza. “Melting Pot Europa” collabora con il Comune di Venezia dove nacque un progetto gemello.

Si legge Pipol e si scrive proprio così (titoletto)

“A noi interessa un lavoro di informazione e comunicazione nei due sensi; dunque non solo per gli immigrati dagli italiani ma anche il contrario. E’ lo stesso spirito con la quale abbiamo lavorato alla mediazione culturale, cioè con la convinzione che occorra un arricchimento reciproco”. Così la modenese Elena e la bielorussa Tatiana della coop Integra riassumono l’intento che anima il ogetto “Pipol”,na parola-gioco che va spiegata: è la vulgata “modenese” di come gli anglofoni pronunciano People (“la gente”) e per l’occasione diventa la sigla di “Progetti informativi poli-culturali”. In concreto significa che a Modena è partito un corso teorico-pratico per giornaliste/i (anche in collaborazione con Migra; ne riparleremo presto) dal quale dovrebbe nascere una redazione (con ambiziosi progetti locali) e un sito che si chiamerà www.pipol-integra.it e del quale Elena e Tatiana mostrano una colorata anteprima. Ecco il disegno di una città: si clicca su vari edifici (scuola, ospedale, Municipio) e da lì si accede a ogni genere di informazione. Curioso che – spiega Tatiana ridendo – sulla parte scritta il gruppo fosse d’accordo ma sui colori… “oh no, ognuno voleva il suo”. Il sopra citato daltonismo evidentemente fa vittime un po’ in ogni parte del mondo.

Giornaliste per caso (titoletto)

La foto mostra 7 ragazze: 4 hanno un cerotto sulla bocca. Abitano a Reggio Emilia , sono amiche, lavorano insieme ma non tutte hanno gli stessi diritti. Così la redazione di “Mondinsieme” ha voluto mostrare la questione del voto in una sua inchiesta dell’ottobre 2003; ma quell’immagine torna buona – purtroppo – anche in altre occasioni.

Dall’ottobre 2002 sul quotidiano “La gazzetta di Reggio” un esagono con dentro 6 cerchi – che sono anche le teste di 6 persone stilizzate (alla maniera dei disegni infantili) – e la scritta “Per partecipaRE la città” introduce gli speciali di “Mondinsieme” dapprima a scadenza quindicinale poi settimanale. Le lettere RE sono scritte maiuscole per evidenti ragioni ma, come spiegava il primo degli inserti, qui abitano – “anche da 15, 20 anni” – o sono nate persone che alcuni non considerano reggiani. Ed è dunque con un certo orgoglio di abitare in una città aperta ma anche con la preoccupazione che non tutti amino confrontarsi con i “nuovi cittadini” che si è mossa la redazione. Molte storie e le classiche inchieste ma anche le apprezzatissime ricette di Rosy per insegnare come si cucinano tandori, harira, falafel, involtini primavera o guacamole. Matrimoni misti, bancarelle multietniche, treccine sono argomenti che affiancano l’intervista alla tunisina diventata sindacalista a Reggio o al figlio di nigeriani che gioca nelle giovanili della Bipop basket. Ma c’è anche l’anziana emigrata reggiana che racconta “quando gli albanesi eravamo noi” o il venticinquenne Riccardo Montanari che allo sportello informativo della Cisl parla in arabo e si sente rispondere in dialetto: “ho studiato l’arabo classico ma molti immigrati invece parlano solo i dialetti locali, così a volte per comunicare si usa il reggiano piuttosto che l’italiano o il francese” spiega.

Soprattutto ragazze – e infatti si definiscono “Giornaliste per caso” – hanno animato l’esperienza cartacea ma ora il gruppo maturato lì intorno si prepara a varare 10 puntate su Telereggio; forse le chiameranno “Bianco e nero a colori” raccontano, vorrebbero che ne uscissero storie vere anziché stereotipi, pensano a una redazione mista e sex-balance, ovvero 2 ragazze native e 3 ragazzi di origini migranti.

Ponti e Koiné (titoletto)

E’ un antico destino che Parma e Piacenza siano citate insieme e dunque con un classico tandem si conclude la panoramica sulle esperienze di comunicazione “meticcia” in Emilia Romagna o meglio su quelle – molte e significative come s’è visto – sostenute dall’assessorato regionale alle Politiche sociali e all’immigrazione; nella miscellanea delle province manca solo Ferrara che, in questo periodo, non ha specifici progetti di tipo giornalistico.

L’esperienza parmense si chiama “Ponte di mezzo” e il settimo numero (con 16 pagine coloratissime) è uscito a marzo, ancora come supplemento del quadrimestrale “Cibo buono da vivere” tanto per confermare che questa regione – e Parma in particolare – mantiene privilegiati rapporti con il palato. A ribadire che la prima tappa al di là del ponte è proprio Piacenza, la rivista parmense ha una collaborazione con “Koiné”.

La redazione multietnica (si presenta in 7 lingue) della piacentina “Koiné” ha rapporti consolidati – oltre che con www.migranews.net, soprattutto attraverso gli articoli di Jamal Ouzine – con il quotidiano “La libertà”, con l’omonima tv locale e con i servizi per i quali prepara le guide multi-lingue. Teresa De Souza racconta l’imprevisto successo delle ricette (“ci fermano per strada per chiedere conferma sulle dosi”) ma spiega come, attraverso il cibo, il discorso possa allargarsi. Importante anche l’uso e l’abuso delle parole: “Koiné” per esempio ha abrogato termini di largo (quanto scorretto) uso come extracomunitario e badante. Forte anche di questa esperienza prepara – per dicembre – un convegno europeo sulla città multiculturale.

Se leggendo qualche persona si è forse sorpresa nello scoprire come l’Emilia Romagna abbia tante – e così diverse – esperienze nell’ambito di una comunicazione “meticcia” (o multiculturale, se preferite) la sorpresa raddoppierà nel sapere che in Regione siano convinti occorra investire di più. Vedremo cosa accadrà, anche in base alla nuova legge regionale sull’immigrazione. Intanto il prossimo passo dovrebbe essere una vera “messa in rete” delle esperienze già esistenti perché – e qui la sorpresa potrebbe triplicarsi o quadruplicarsi, fate voi – i progetti raccontati per ora hanno marciato quasi sempre in solitudine e solo ora scoprono quanto sia possibile, bello, utile far migrare anche mouse, antenne, microfoni: insomma quelli che a Forlì hanno efficacemente definito segni & sogni, senza i quali ogni vivere degno di questo nome risulta impossibile.

Un indirizzario minimo

1 – “Città meticcia”: 0544 591876, [email protected], racine.ra.it/meticcia

2 – “I colori della musica”: 0541 785785,
[email protected] , radioicaro.com

3 – “Segni & sogni”: 0543 21179

4 – “Città in Comune”: 051 6598626,
[email protected]

5 – “Italia per tutti”: [email protected] ,
radiotau.com

6 – “*Asterisco”: [email protected] ,
www.iltamburo.com

7 – “El ghibli”: [email protected],

www.el-ghibli.provincia.bologna.it

8 – “Melting Pot Europa”: 051 490356,
[email protected], meltingpot.org

9 – “Pipol”: 059 364050, [email protected]

10 – “Mondinsieme”: 0522 456250,
[email protected] , migrare.it

11 – “Ponte di mezzo”: 0521 201918,
[email protected]

12 – “Koiné”: 0523 306003, [email protected]