Poche immagini su bare anonime sbarcate in un porto, e poi le notizie che altri migranti sono riusciti ad arrivare, persino in “buona salute”, quasi come se sopravvivere da “clandestino”fosse una minaccia alla tranquilla esistenza dei bravi cittadini immersi nei festeggiamenti del ferragosto.
Le cronache giornalistiche, con poche eccezioni, utilizzano eventi tanto tragici per amplificare ogni tipo di allarmismo, riferiscono un aumento ( inesistente) del numero degli immigrati irregolari giunti sulle coste siciliane, richiamano cifre e si mostrano immagini di barche stracariche di migranti, come se l’Italia fosse sotto assalto, senza una sola parola di pietà verso chi è stato mandato a morire da una politica basata sulla chiusura delle frontiere, sulla mancanza di canali di ingresso legale, sull’assenza di un riconoscimento effettivo del diritto di asilo, su una “cooperazione” con paesi di transito che si basa più su accordi di polizia che sul rispetto dei diritti fondamentali delle persone.
Su tutto la collusione, fino alla spartizione dei guadagni, tra chi sbarra ogni strada per l’ingresso nella fortezza Europa e chi specula sulla vita dei migranti.
E poi la colpa di essere arrivati, processi penali per chi non accetta di essere respinto e detenzione amministrativa, la reclusione nei ghetti di accoglienza o nelle periferie delle grandi città, lo sfruttamento nei cantieri edili o nelle campagne assolate, la violenza, lo sfruttamento di donne e bambini.
Mentre l’Europa difende le sue frontiere ed i suoi privilegi, sulla pelle dei migranti, l’Italia per garantire la “sicurezza” dei suoi cittadini, non riesce neppure ad abrogare una legge infame come la Bossi-Fini, e non è capace neppure di un minimo di autocritica per la legittimazione offerta ai regimi dittatoriali che hanno accettato di collaborare con le “grandi” democrazie occidentali nella esternalizzazione dei controlli di frontiera. Per sbarrare la strada ai migranti ogni abuso è consentito.
Solo il tempo, forse, riuscirà a smascherare quel cumulo di menzogne ed ipocrisia che utilizzano i mercanti del consenso elettorale per speculare sul destino, anche sulla morte, dei migranti.
Da subito, cerchiamo di vedere dentro quelle bare anonime di migranti allineate all’obitorio i lampi di gioia di quando giocavano da bambini, amavano da ragazzi, correvano incontro a genitori e figli, e poi il dolore immenso, prima della morte, il distacco, la partenza, la sofferenza del viaggio. Cerchiamo almeno di ascoltare qualche volta le nostre emozioni.
Se riusciremo a vedere quei lampi di vita, ed a portarli sempre dentro di noi, troveremo più forza per organizzarci, per batterci a fianco dei migranti, per moltiplicare la capacità di comprendere, di denunciare e di fare comprendere e, forse, quel tempo sarà più breve.
Fulvio Vassallo Paleologo
Università di Palermo