Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Patrasso – Camionista italiano uccide impunemente un profugo di guerra. Altri effetti perversi dei controlli di frontiera

Erano le 16 del pomeriggio sulla strada nazionale che porta da Patrasso ad Atene e che si trova all’inizio della città, nel punto in cui i rifugiati provano a salire al volo sui tir e a nascondersi per cercare di imbarcarsi su una nave in viaggio verso l’Italia.

Per quelli che che non lo sanno o che non lo hanno mai visto, bisogna spiegare che si tratta di un’immagine comune: dozzine di afghani stanno lungo la strada, aspettando l’occasione per salire su un tir in corsa, perché è più facile farlo qui che provarci quando i mezzi sono già dentro al porto, luogo nel quale i migrqnti non possono entrare. Normalmente c’è una macchina della polizia con qualche poliziotto che però non interviene.

Quel pomeriggio, c’era un tir fermo al semaforo e alcuni afghani stavano cercando di saltarci dentro.
Subito dietro, però, ce n’era un altro, guidato da un conducente italiano che non solo non si è fermato quando il semaforo è diventato rosso, ma ha continuato a guidare cercando di andare addosso agli afghani. Uno di loro, un uomo di 25 anni, non ha fatto in tempo a scappare ed è rimasto schiacciato tra i due tir.

Dopo essere stato portato in ospedale ed essere stato operato, Sardar alla fine è morto. I dottori hanno spiegato che “era come se una bomba gli fosse scoppiata dentro lo stomaco”.

La polizia ha parlato di un “piccolo incidente stradale” e ha lasciato il camionista libero di continuare il suo viaggio. Non hanno neppure avviato il processo in flagranza di reato, cosa che è obbligatoria anche se l’incidente è causato da un errore e non dalla volontà. Cc’erano dei testimoni che hanno raccontato cosa è successo, ma il camionista è stato lasciato libero di continuare il suo viaggio già un’ora dopo l’incidente. Il giudice non ha neppure aspettato di avere notizie dai dottori dell’ospedale circa le condizioni del ragazzo afghano.

Lo stesso giorno, a Patrasso c’è stato anche un altro incidente stradale. una donna ha ucciso un giovane uomo. Nonostante fosse chiaro che si trattasse di un incidente, questa donna, una cittadina di Patrasso, è stata tenuta in prigione durante tutti questi giorni.

è più che evidente a tutti che la polizia sta cercando di sminuire e coprire l’incidente in cui è morto Sardar. I media locali hanno parlato di un “normale incidente d’auto capitato a un afghgano sfortunato che cercava di attraversare la strada”.

è la second avolta che un simile incidente succede a Patrasso. lo scorso inverno un ragazzino afgano di 15 anni era rimasto schiacciato tra due tir, ma alla fine era sopravvissuto. Questa volta è morto un rifugiato e nessuno si assumerà alcuna responsabilità per l’accaduto.
Le autorità locali stanno facendo di tutto per coprire l’intera storia
.

L’Associazione Kinisi invita tutti a mostrare la propria solidarietà ai rifugiati, a protestare per il modo in cui le autorità hanno trattato l’accaduto e a domandare un equo e giusto processo per la persona responsabile che deve essere trovata e giudicata.

Se non reagiamo, anche noi siamo responsabili. se non protestiamo contro l’ingiustizia, anche noi diventiamo ingiusti.
Stiamo chiedendo protezione per quei rifugiati che combattono per i propri diritti. Stiamo combattendo contro la violenza della polizia e le ingiustizie delle poloitiche anti-immigrati perpetrate dal governo e dallo Stato contro i rifugiati.

Nessun uomo è illegale

Mariani Papanikolaou
Kinisi movement for the defence of the rights of the immigrants and the refugees
Patrasso, Grecia

Vedi anche:
Ancona/Patrasso. Vittime dell’asilo negato