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da il Manifesto del 26 agosto 2006

«Berlusconi? È fascistoide»

Paolo Ferrero, ministro per la Solidarietà sociale: Prodi sbaglia, la Bossi-Fini va cambiata subito

di Cinzia Gubbini
Italia cattolica e agli italiani. Lo ha detto Berlusconi al meeting di Cl a Rimini, la platea era entusiasta. Cosa risponde il ministro Ferrero?
I consensi che ha Berlusconi li abbiamo visti alle elezioni, sappiamo che è una fetta non piccola. Io penso che l’Italia sia spaventata perché larga parte degli italiani ha subìto un peggioramento delle proprie condizioni di vita e di lavoro. Per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale i genitori pensano che i figli avranno un futuro peggiore del loro. Dentro queste paure la destra sceglie la strada populista e fascistoide del capro espiatorio. Così come il nazismo nella Germania di Weimar dava la colpa dell’incertezza sociale, della sconfitta della guerra, dell’inflazione e della disoccupazione di massa agli ebrei. Applicano in modo scientifico questa modalità di battaglia politica.
Oggi il capo espiatorio sono gli immigrati?
Oggi sono gli immigrati, ma sono anche i drogati, l’Europa, l’euro, i comunisti. Anche se certamente gli immigrati sono un punto clou.
Veramente è lei quello che viene accusato di fare propaganda elettorale sugli immigrati.
E’ esattamente il contrario. Loro usano gli immigrati e anche Dio, bestemmiando, per i loro sporchi affari di consenso elettorale. E’ vergognoso.
Come si smonta questa operazione?
Occorre dire che esistono gli italiani ricchissimi, come Berlusconi, che vivono sulle spalle degli altri e esistono tanti – italiani e immigrati – che vivono del proprio lavoro, che conoscono la precarietà e che sono sfruttati. Per evitare che la campagna di Berlusconi, come è accaduto nel secolo scorso, si consolidi in un blocco reazionario è necessario che la distinzione tra ricchi e poveri venga fatta propria seccamente dal governo. E che quindi, ad esempio, la prossima finanziaria faccia pagare gli evasori fiscali e non tagli sulle spese sociali. Bisogna dire che la società è divisa, è vero, ma tra ricchi e poveri. E non come diceva Bossi qualche anno fa tra nord e sud o come dice oggi Berlusconi tra bianchi e neri.
Però con questa brutta destra l’Unione vuole dialogare.
Quando si dice confronto si può sempre voler dire due cose. O discutiamo, e io non ho nulla in contrario a discutere in termini razionali. Oppure mediamo, mediamo, mediamo. E io sono molto contrario.
E sulla Bossi-Fini, discutere o mediare?
Se la Bossi-Fini non si modifica rimangono inalterati gli elementi di fondo che producono l’illegalità dei migranti, gli sbarchi e le morti nel Canale di Sicilia, perché è una legge che strutturalmente impedisce l’ingresso legale. Su alcune cose si può discutere ma non sui nodi che dirimono la questione. Uno è la modifica dei meccanismi dell’ingresso: non vuol dire per forza aumentare il numero di immigrati, ma che chi entra possa farlo in modo legale. Questo è un punto non mediabile, altrimenti paghi lo scotto della mediazione più quello della campagna demagogica della destra. Così come non si può mediare sull’inclusione sociale e sull’eliminazione dei ghetti urbani: la destra propone la ghettizzazione dei migranti, che producono disastri e separatezze.
Però sull’immigrazione l’Unione ha una politica delle due velocità: prima il contrasto. Poi, prima o dopo, la modifica della Bossi-Fini.
Credo che sia fondamentale lottare contro le organizzazioni criminali, insieme a una politica che sviluppi fortemente la cooperazione con i paesi meno sviluppati. Che ci sia una maggior lotta sul versante di chi organizza i traffici non mi scandalizza nella misura in cui sta assieme alla modifica della Bossi-Fini che prova a togliere la ragione per cui queste organizzazioni criminali possono fare i loro affari. E lo faremo in autunno.
Prodi ha già detto che la Bossi-Fini può aspettare, prima l’emergenza.
Ecco, io a differenza penso che l’idea di poter risolvere l’emergenza senza modificare il meccanismo di ingresso è come correre i cento metri con una gamba legata al collo: non si può fare perché è proprio la Bossi-Fini che determina questo meccanismo strutturale.
Esiste una linea Ferrero e una linea Amato?
Non lo direi senza verificare. E d’altronde che bisogna superare la Bossi-Fini lo dice il programma dell’Unione, non lo dice Ferrero.
Cosa pensa, onestamente, di riuscire a far passare? Sui centri di permanenza, per esempio?
Penso che i cpt si superano modificando la Bossi-Fini: si passerebbe da un sistema che si basa per l’80% sul contrasto a una politica di inclusione. Sono stato d’accordo con l’idea della Commissione che sta ispezionando i cpt, e sono stato contento che le associazioni abbiano deciso di starci, perché secondo me qualcosa si può fare immediatamente: renderli più visibili all’opinione pubblica, e renderli più vivibili.
Quando ha detto che ci sono 30 milioni di giovani africani che vogliono arrivare in Europa è stato accusato, anche da questo giornale, di fare allarmismo.
Per la verità volevo dire una cosa abbastanza banale: l’immigrazione è un fatto strutturale che si compone di due aspetti. Il primo è che la disparità di ricchezze tra il nord e il sud del Mediterraneo, finché rimane di questa entità, determina una spinta all’immigrazione fortissima. L’altro aspetto è che il nostro da un paese di emigrazione è diventato un paese di immigrazione: e se non si capisce questo non si capisce nulla. Questo – seppur con disuguaglianze enormi – è un paese ricco in rapporto ad altri paesi. In piccolo, lo spiega la mia saga famigliare: mia nonna nel ’28 è emigrata negli Usa, in New Jersey faceva la donna di casa. Mio padre negli ultimi cinque anni della sua vita è stato assistito da una donna rumena, immigrata clandestina.