Lubiana. Triste anniversario, ieri, per i 18.000 «cancellati» della Slovenia: esattamente 15 anni fa, il 26 febbraio del 1992, il Ministero affari interni tolse loro la «residenza permanente» nel nuovo Stato costituitosi dallo sgretolamento della Repubblica federativa di Jugoslavia. Con il provvedimento amministrativo, migliaia di persone native delle altre repubbliche ex jugoslave, che fino a quel momento non avevano né chiesto la cittadinanza slovena né regolato il proprio status come «cittadini stranieri», persero di colpo tutta una serie di diritti. Molti rimasero senza lavoro, assistenza sanitaria, documenti. Quindici anni dopo quella fatidica data, nonostante la Corte costituzionale slovena avesse definito illegale quel provvedimento già nel 1999 e nonostante i ripetuti ammonimenti di diverse istituzioni internazionali, il problema dei «cancellati», molti dei quali in Slovenia da decenni, è tuttora irrisolto.
Sul caso ieri anche Amnesty International si è rivolta all’Ue: Lubiana, presidente di turno dell’Unione nel 2008, non può continuare a ignorare il problema. Le autorità slovene sono lente e inefficaci nel rimediare all’ingiustizia – ha scritto il direttore dell’ufficio Amnesty a Bruxelles Dick Oosting in una lettera agli organismi comunitari.
La polemica sui «cancellati», nell’anniversario del provvedimento che molti definiscono di «pulizia etnica amministrativa», è riesplosa anche sul piano interno. Per Branko Grims, deputato del Partito democratico del premier Jansa, il problema semplicemente non sussiste. «Al momento dell’indipendenza – sottolinea Grims – a tutti in Slovenia fu offerta la possibilità di acquisire la cittadinanza del nuovo Stato, unico caso di comportamento tanto democratico». «Se sono state commesse ingiustizie, bisogna porvi rimedio – sostiene Grims ma non devono essere avvantaggiati coloro che ”speculavano” sull’indipendenza». Unica soluzione secondo Grims è l’approvazione di una legge costituzionale che regoli la materia. A Grims ha replicato Matevz Krivic, rappresentante legale dei «cancellati»: «Un governo che priva un gruppo di cittadini dello status per il loro presunto atteggiamento negativo verso l’inidipendenza viola i principi fondamentali dello stato di diritto». Le dichiarazioni di Grims, è convinto Krivic, sono un esempio di discriminazione su base politica.
Ieri si è fatto sentire anche il Ministero affari interni: ha ricordato che il testo della legge costituzionale sui «cancellati» è già pronto ed è in corso il suo affinamento da parte dei partiti. Per quanto riguarda la regolarizzazione dei cittadini delle altre repubbliche ex jugoslave, il Ministero sottolinea che entro il 31 dicembre 2006 oltre 12.000 «cancellati» hanno ottenuto il permesso di soggiorno a tempo indeterminato.
da Il Piccolo di Trieste del 27 febbraio 2007
«Cancellati»: si mobilita Amnesty
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