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La Regione Friuli Venezia Giulia e il diritto di voto

Intervista ad Alessandro Metz, consigliere regionale dei Verdi

Domanda: Come prima domanda un commento alla proposta lanciata da Fini sul diritto di voto…

Risposta: Da un lato viene spontaneo dire che è assolutamente paradossale che chi ha scritto una delle leggi peggiori in materia sull’immigrazione se ne esca con una proposta di questo tipo. Però al di là di quelli che sono i commenti oggi sul perché Fini faccia questo tipo di proposta – quindi l’utilità che lui vuole dare a questa proposta per rapporti di forza interni alla Casa delle Libertà – al di là di questo, che mi interessa molto poco, ritengo che la proposta vada rafforzata con percorsi locali, quindi non lasciando in mano a Fini e alla destra questo tipo di materia.
Va presa, raccolta e, come dicevo prima,va rafforzata con percorsi reali dove già si stanno dando per certi versi in alcune regioni e in alcune municipalità. Quindi benissimo, iniziamo a lavorare.

D: La Regione Friuli Venezia Giulia è a statuto speciale, quindi dal punto di vista legislativo dovrebbe avere dei margini di lavoro ampi…

R: Sì, anche se all’interno dell’autonomia della Regione Friuli Venezia Giulia ci sono delle competenze primarie, questo significa che su diverse materie la regione può legiferare anche in difformità da quelle che sono le leggi nazionali; la materia di cui stiamo parlando, l’immigrazione, non rientra tra queste competenze quindi non si può andare a legiferare in difformità rispetto alla Bossi-Fini.
Sicuramente c’è in questo momento un’ampia discussione quindi anche un percorso di costruzione. Per esempio di una legge quadro sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza e dell’acquisizione dei diritti, tutti i diritti per i nuovi cittadini della regione che vada, per quanto possibile, a togliere le parti più becere della Bossi-Fini. Dopodiché un elemento importante e fondamentale su questo sarà la riscrittura dello Statuto regionale, che ci vedrà nei prossimi mesi attuare un nuovo statuto dove, per esempio, l’elemento del voto ai migranti diventa un punto sicuramente fondante, fondante di quello che deve essere la Regione e la comunità regionale, cioé che non può lasciare ai margini nessuno che abiti in questi luoghi.

D: Giustamente facevi il discorso dei percorsi locali rispetto anche alla questione del diritto di voto, discorso che riporta al ragionamento sul municipalismo…

R: Sì, ma ritorno solo un secondo sul discorso dello Statuto. Siccome la materia di elezioni per quanto riguarda i comuni partono anche dallo statuto regionale, questo sarà un punto che dovrà essere iscritto. Però mi sembra che sia banale e riduttivo lasciarlo solamente all’alveo istituzionale come tipo di proposta, di ragionamento, anche perché ritengo che sia un elemento che ha nel suo insieme un momento di conflittualità, un momento di proposta e di progettualità.
Ed è quello che oggi le municipalità, i municipi hanno al loro interno, sempre e comunque, e quindi ci sono situazioni che sanno e hanno la capacità di valorizzare tutto questo, cioé non si può escludere la conflittualità da quello che è l’amministrazione. Nel senso che all’interno delle nostre città viviamo quello che la globalizzazione oggi produce, non solamente su scala globale ma soprattutto su scala locale.
Quindi penso che su questo ci sia una grossissima opportunità, laddove amministrazioni sono capaci di un indirizzo politico che sia verso la democrazia partecipata, che sia verso la cittadinanza attiva, tutte forme che possono creare oggi quegli elementi che vanno a disinnescare, per esempio, quella che può essere una boutade di Fini, quello che può essere qualcosa che viene cavalcato e strumentalizzato dalla destra, ma che invece inserisca nel proprio vissuto,nel proprio comune, comune con la “c” minuscola, nel proprio comune delle città, tutti quegli elementi di ricchezza e proposta che oggi ci sono e non sempre vengono colti.