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Il lungo iter per l’approvazione dei regolamenti di attuazione della legge Bossi Fini

Come è noto, è tutt’ora in corso l’esame delle bozze dei regolamenti di attuazione relativi alla legge 189/2002, meglio conosciuta come legge Bossi – Fini.
Più volte abbiamo detto che la parte più delicata della messa a regime della Bossi Fini è rappresentata dalle cosiddette norme di attuazione che, se da un lato dovrebbero colmare alcune lacune della normativa adottata recentemente, dall’altra dovrebbero permetterci di comprendere meglio come questa sarà applicata, a partire da questioni fondamentali come la gestione dei flussi migratori e le procedure di autorizzazione all’assunzione dall’estero, secondo il noto sistema delle quote, oppure i rinnovi di permessi di soggiorno.
Gli schemi dei regolamenti di attuazione della Bossi – Fini sono stati sottoposti all’esame della Conferenza Stato Regioni-Autonomie Locali; le Regioni hanno adottato tutta una serie di proposte di modifica e integrazione degli stessi tenendo conto delle esigenze di governo a livello locale. Si evidenzia inoltre che alcune Regioni, pur appartenendo a diverse colorazioni politiche, hanno proposto congiuntamente delle modifiche, ma sembra che l’atteggiamento del Governo sia in questo senso molto freddo, di sufficienza e di scarso interesse.
Queste sono le anticipazioni che emergono dai primi confronti effettuatisi e, si precisa, solo nella riunione del 13 novembre verrà formalizzato, a tutti gli effetti, il parere della Conferenza Stato Regioni e autonomie locali. Vi sarà, quindi, il parere del Consiglio di Stato che dovrà essere espresso nei successivi 45 giorni (se tutto va bene a fine dicembre), cui seguirà la deliberazione definitiva dei regolamenti da parte del Consiglio dei Ministri (come minimo a gennaio del prossimo anno), che terrà conto dei suddetti pareri che, però, sono privi di carattere vincolante. Vi sarà poi l’emanazione dei regolamenti con decreto del Presidente della Repubblica (verso febbraio) che dovranno essere rinviati alla Corte dei Conti per essere sottoposti al controllo preventivo di legittimità. La stessa dispone di 45 giorni, oltre alla possibilità di ulteriori dilazioni per rinvii e richieste di chiarimenti (si parla di marzo o aprile 2004).
Poi – ammesso e non concesso che i regolamenti ricevano il visto della Corte dei Conti che potrebbe essere rifiutato per questioni di legittimità o relative alla non correttezza contabile – i regolamenti potranno essere pubblicati, quindi, entrare in vigore solo in seguito, probabilmente a partire dal maggio 2004.

In particolare il regolamento in materia di asilo – si pensi anche a tutta l’attività che dovrà essere svolta dalle cosiddette Commissioni territoriali, il nuovo organo costituito per l’esame con procedura semplificata o per meglio dire sbrigativa delle domande di asilo in prossimità delle frontiere – dovrebbe entrare in vigore decorsi 90 giorni dalla pubblicazione, ovvero verso luglio, agosto 2004.
Discende pertanto da quanto appena esposto che l’entrata in vigore dei regolamenti di attuazione, per quanto imminente, è destinata a perfezionarsi non prima dell’inizio estate 2004.

Nel frattempo il Governo non ha ancora esaminato il nuovo documento triennale programmatico delle politiche migratorie 2004/2006, previsto dalla legge e che avrebbe dovuto essere preparato dalla Commissione per le politiche di integrazione; quest’ultima però dal marzo 2001 non è più stata ricostituita e resa funzionante.
È da notare che senza l’approvazione di questo documento non potrebbero teoricamente essere adottati i decreti flussi per l’anno 2004. In altre parole, sempre secondo l’impostazione della legge che rispecchia l’attuale maggioranza di Governo, prima dovrebbe essere adottato il documento di programma sulle politiche migratorie per i prossimi tre anni e solo successivamente potrebbe iniziare la decretazione delle quote per gli ingressi del 2004.
Si può ben capire che i tempi sono ancora piuttosto lunghi e che l’annunciata emanazione del prossimo decreto flussi non sarà così tempestiva come molti sperano.
È quasi inutile dire che il rallentamento di questo iter normativo e la mancanza di strumenti alternativi per consentire alla domanda e all’offerta nel mercato del lavoro internazionale di incontrarsi in modo lecito, produrrà ulteriore lavoro nero e le condizioni per una sempre più massiccia presenza, a regolarizzazione ultimata, di nuovi clandestini che saranno destinati a finire in balia di datori di lavoro con pochi scrupoli che approfitteranno della situazione.

Quello che si teme è che a fronte di sanzioni più pesanti (art. 22, comma 12 T.U.) anche nei confronti dei datori di lavoro le condizioni di sfruttamento non vengono meno, ma anzi si appesantiscano proprio per consentire al datore di lavoro di compensare il più alto rischio che oggi si assume nell’impiegare lavoratori irregolari. Ecco che l’appesantimento delle sanzioni penali comporterà un conseguente appesantimento della condizioni di sfruttamento nei confronti dei nuovi arrivati.