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La salute degli immigrati

tratto dal sito http://www.redattoresociale.it

Dal 1980 ad oggi i nati da almeno un genitore straniero sono passati da circa 5000 a 25.000. Ma tra questi bambini “sono più frequenti la prematurità, il basso peso alla nascita, la nati-mortalità, la mortalità neonatale e calendari vaccinali effettuati spesso in ritardo o in modo incompleto, soprattutto nelle popolazioni nomadi”.

Lo evidenzia il dottor Luigi Toma, del Servizio di Medicina Preventiva delle Migrazioni presso l’Istituto S. Gallicano di Roma, che analizza lo stato di salute di donne, bambini e anziani poveri o immigrati.

Inoltre, in un’indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità su un campione di donne straniere, è stata evidenziata un’assistenza prenatale ridotta e gravi carenze informative tra le immigrate. Lo stesso studio ha evidenziato che le interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg) effettuate da donne nate all’estero sono passate da 4500 nel 1980 a 20.500 nel 1998 e che, mentre tra le italiane le maggiori richieste di Ivg riguardano la fascia d’età compresa tra i 25 e 34 anni, tra le straniere c’è un trend fortemente decrescente dalle età più giovani a quelle più avanzate.

A proposito di salute femminile si deve ricordare il fenomeno della prostituzione, con una stima di prostitute immigrate in Italia per l’anno 2000 compresa tra circa 35.000 e 50.000, con una netta prevalenza di donne provenienti dall’Europa dell’Est e dall’Africa sub-sahariana, regioni ad altissima prevalenza di sifilide ed Hiv. Per quanto riguarda gli anziani, secondo un’analisi retrospettiva riguardante 4746 pazienti italiani poveri e stranieri con oltre 60 anni, visitati presso il S. Gallicano di Roma negli ultimi 8 anni, “si è evidenziato un incremento temporale delle patologie neoplastiche, con un aumento del 9,2% nel 2002 rispetto al 1994 – riferisce Toma. Tale fenomeno dipende in parte dall’aumento del numero assoluto di stranieri adulti con più di 60 anni, ma potrebbe anche segnalare una ridotta presenza di atteggiamenti preventivi e un ritardato accesso al Ssn da parte delle fasce di popolazione più povere ed emarginate come gli stranieri, specie se irregolari, e gli anziani a reddito minimo”. A tale proposito, ricorda il medico, è stato recentemente diffuso dall’Istat “un dato abbastanza allarmante: l’11% delle famiglie italiane vive sotto la soglia della povertà e molte di queste famiglie sono costituite appunto da anziani senza una casa di proprietà e con la sola pensione sociale come unica fonte di reddito”.

Infortuni sul lavoro

Esiste una casistica sulla medicina del lavoro per gli immigrati? Secondo Luigi Toma “i dati delle schede di dimissione ospedaliera segnalano una maggiore frequenza dei ricoveri causati da traumatismi in ‘stranieri non residenti’, categoria che comprende quasi esclusivamente gli irregolari, rispetto alla popolazione italiana: a tale proposito il tema degli incidenti sul lavoro in soggetti stranieri è rilevante, pur mancando una rilevazione sistematica del fenomeno”, evidenzia Toma. Uno studio accurata delle schede di dimissione ospedaliera rileva come le più frequenti cause di ricovero siano quelle legate alle patologie della gravidanza (15,8% dei ricoveri ordinari nelle straniere contro il 2,9% del valore nazionale), ai traumatismi intracranici e superficiali (10,1% negli stranieri contro il 2,2% del valore nazionale), agli aborti indotti (3,8% nelle straniere, 0,5% come valore nazionale), “confermando ancora una volta non solo la scarsa conoscenza dei metodi contraccettivi da parte delle donne immigrate, ma anche il profondo disagio sociale in cui sono costrette a vivere: assenza di un nucleo familiare stabile, precarietà socio-economica, lavorativa e alloggiativa, mancanza di figure di riferimento e supporto, prostituzione”, fa notare il medico.

Hiv-Aids e tubercolosi

Aumentano in modo “costante e rapido” i casi di Aids tra gli stranieri residenti in Italia, e il trend di crescita si registra anche per i casi di tubercolosi, secondo le ultime ricerche dell’Istituto Superiore di Sanità commentate dal dottor Luigi Toma.

Per quanto riguarda l’infezione da Hiv/Aids, i dati dell’Iss evidenziano l’aumento nel tempo di casi Aids in cittadini stranieri, passati dal 3% circa fino al 1993 a circa il 14% nel 2003. Ricordando che gli stranieri rappresentano meno del 4% dell’intera popolazione, la cifra può essere spiegata “sia con il migliorato accesso degli stranieri ai servizi pubblici che con un aumentato numero di stranieri con Hiv/Aids che giungono in Italia per potersi curare con le terapie antiretrovirali spesso non disponibili nei rispettivi Paesi di provenienza”, riferisce Toma. Secondo il Sistema di Sorveglianza delle Malattie Sessualmente Trasmesse dell’Iss, la prevalenza di queste patologie nell’ambito della popolazione straniera è dell’11%: “Questa prevalenza, come del resto quella relativa alle malattie tropicali propriamente dette, osservate in molti centri specialistici come il nostro, è considerata da tutti gli esperti del settore come certamente sottostimata”, commenta Toma. Anche la percentuale dei casi di tubercolosi in persone straniere è in costante aumento: secondo i dati dell’Iss è passata dall’8,1% nel 1992 al 16,6% nel 1998. Altri studi epidemiologici europei effettuati dall’International Centre for Migration and Health dell’Oms confermano questo trend epidemiologico e rilevano che nella maggior parte dei casi europei la tubercolosi e l’Aids in stranieri continuano ad aumentare nel tempo e “colpiscono soprattutto pazienti irregolari che vivono sempre in condizioni igienico-abitative peggiori sia rispetto alla popolazione generale, sia rispetto agli stranieri con regolare permesso di soggiorno”.