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da La Nuova di Venezia Mestre del 30 dicembre 2003

«Tutta colpa della Bossi-Fini»

MESTRE. «Il riacutizzarsi dell’immigrazione clandestina era facilmente prevedibile – dice l’assessore comunale alle Politiche Sociali, Bebbe Caccia -. La legge Bossi-Fini impedisce di fatto l’immigrazione regolare e, di converso, favorisce quella clandestina che rincorre la domanda di manodopera sempre più incessante, non solo di badanti e collaboratrici familiari ma anche di personale qualificato per l’assistenza domiciliare ad anziani e disabili, per le case di riposo e i ricoveri ospedalieri». Il comune, attraverso il servizio a domicilio, garantisce l’assistenza a 2.60 tra anziani e disabili residenti a Venezia e Mestre, si tratta però di un servizio che non prevede l’assistenza 24 ore su 24.
«Abbiamo fatto di tutto per aiutare le famiglie veneziane che hanno regolarizzato con l’ultima sanatoria la badante per un loro congiunto», aggiunge Caccia ricordando che sono 500 le famiglie che usufruiscono del contributo comunale (100/150 euro al mese più una tantum) per il pagamento regolare di salario e contributi alle badanti».

«Il problema – continua l’assessore – è che il numero di badanti regolari, dopo la sanatoria e l’avvento della Bossi-Fini, invece che aumentare è in diminuzione per effetto della mobilità verso altri impieghi di quelle che sono state regolarizzate e del continuo incremento di richieste di questo tipo di lavoro molto impegnativo».
E pur vero che dall’anno prossimo gli immigrati da alcuni paesi dell’Est (come Romania, Repubblica Ceca, Ungheria, nuovi soci dell’Unione Europea) non avranno più bisogno di un visto per entrare in Italia. Ma le donne disposte a fare le badanti vengono sopratutto da Moldavia, Russia e Ucraina. Per loro, l’unico modo di entrare in Italia è il visto turistico, tre mesi di permanenza durante i quali è facile trovare un lavoro, seppure in nero e come clandestine, in attesa della prossima sanatoria o di una nuova legge, ben diversa e meno proibizionista della Bossi-Fini. Il Comune di Venezia, al pari degli altri capoluoghi veneti, aspetta da due anni che Regione e Governo stabiliscano nuove quote d’ingresso d’immigrati. «Alla Regione – spiega Caccia – abbiamo chiesto d’istituire dei corsi professionali aperti agli immigrati per formare dei veri assistenti familiari. In questo modo si potrebbe dare professionalità al lavoro delle badanti, considerandolo solo un primo gradino di una regolare carriera in modo da incentivare questo tipo di prestazioni che, indubbiamente, risultano pesanti e totalizzanti, tant’è che a farli sono solo gli immigrati».