Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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da Il Manifesto del 26 marzo 2004

Immigrati si ribellano e fuggono dal cpt di Cinzia Gubbini

Sono fuggiti almeno in quindici. Ieri sera il centro di detenzione di Bologna è stato teatro di un vero e proprio esercizio del «diritto di fuga» da parte degli immigrati che ogni giorno vengono prelevati da casa, dai posti di lavoro, per strada, e rinchiusi nei centri senza capire cosa hanno fatto di male. Tutto è cominciato verso le cinque di sera, quando una ragazza dell’associazione Ya Basta ha ricevuto una telefonata sul suo cellulare da un cittadino croato rinchiuso nel centro. Racconta Silvana: «Mi ha chiesto di portare un po’ di giornalisti davanti al centro, un gruppo di detenuti aveva deciso di denunciare condizioni insostenibili: mi ha parlato di persone malate che non riuscivano a farsi visitare da un medico, ma soprattutto di tre studenti, con un permesso di soggiorno, che erano stati rinchiusi senza una ragione». Non passa neanche un’ora e Silvana riceve una seconda telefonata. E’ sempre il ragazzo croato che le dice di correre davanti al centro. In sottofondo urla e confusione. E’ l’inizio di una rivolta. Quando i disobbedienti bolognesi e gli attivisti di Ya Basta arrivano a via Mattei, dove sorge il centro, vedono una quarantina di stranieri, uomini e donne, sulla tettoia. Li chiamano, gridano «libertà». Di lì a poco qualcuno di loro riesce a scavalcare un muro, poi un altro, e sono fuori.

I ragazzi delle associazioni li coprono, fanno ostacolo alla polizia, e quelli fanno perdere le loro tracce attraverso il campo. Subito dopo, chi è rimasto sulla tettoia scende. E lì inizia il pestaggio, testimoniato da qualche disobbediente che si arrampica sul muro per vedere che succede. «Ho visto tre poliziotti addosso a un uomo solo, mentre gli altri poliziotti andavano a prendere caschi e manganelli», racconta Gianmarco de Pieri. Nel frattempo di fronte al centro arrivano avvocati, medici e la parlamentare dei Ds Katia Zanotti, che da tempo fa visite periodiche al centro. Ha dovuto aspettare un’ora prima di riuscire a entrare nella zona in cui sono rinchiusi i migranti, per via degli «ospiti molto agitati», come dice la polizia; mentre scriviamo sta ancora monitorando al situazione. Non è possibile sapere, quindi, se è vero che alcuni migranti sono feriti. La Croce rossa smentisce. Di certo una ragazza è stata trasportata in ospedale: ha inghiottito tre pile, per protesta e disperazione. E’ una ragazza rumena, e la sua storia è emblematica: è stata rigettata la sua richiesta di sanatoria e nello stesso giorno è stata trasportata nel centro, nonostante soffra di malattie nervose, già la settimana scorsa era finita in ospedale.

Ma questi sono scampoli di verità che si riescono a ricavare da qualche testimonianza, perché è sempre più difficile avere informazioni su ciò che accade nei cpt italiani. La stretta sull’informazione è pesante: ormai non possono più entrare neanche i consiglieri regionali – grazie a una circolare emanata dal ministero dell’interno – e i parlamentari possono entrare solo se non accompagnati. Una chiara risposta alle commissioni che si erano create negli ultimi mesi, che hanno permesso l’ingresso e la denuncia di quello che accade nei centri da parte di politici, avvocati, medici, attivisti. Mentre la situazione precipita, perché i reclusi sono sempre più numerosi e con la nuova legge sanno benissimo di non avere speranza. Uno dei detenuti scappati, intervistato ieri da Global radio racconta: «Dentro c’è una persona con un visto per turismo valido tre mesi, è solo da un mese in Italia, ma l’hanno rinchiusa. Non si può vivere».

Ma quello che è successo ieri a Bologna, per quanto sia il segnale di una situazione drammatica nei centri, è anche un segno della possibilità che siano i migranti a organizzarsi: «Questa è stata una piccola insurrezione – dice Gianmarco dei Disobbedienti – sono stati loro a dettare l’agenda politica, noi li abbiamo soltanto fiancheggiati. E continueremo a farlo, finché non verranno chiusi questi luoghi della vergogna»