Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 13 marzo 2004

Roma – I rappresentanti per la consulta

Elena Lechea, rumena, tra i rappresentanti dell’Est

Elena è la candidata più giovane, ha ventinove anni. E d’altronde i candidati dell’est Europa sono risultati essere i più giovani, con una media di 34 anni. Lavora in un laboratorio di analisi, ha un diploma da infermiera. Vive in Italia da sette anni, è entrata con un visto turistico e poi si è fermata. «Conosco molto bene i problemi degli immigrati. Ho fatto tanti lavori, prima di arrivare a un gradino un po’ più alto. Ho iniziato come domestica, e ho visto i miei diritti calpestati.
E’ per questo che mi sono candidata. Non so se vincerò, ma comunque è stata una bella esperienza». Per prima cosa, dice, vuole che spariscano le file davanti alle questure, e propone la creazione di uno sportello unico che possa sbrigare tutti i documenti degli immigrati. E’ appoggiata dal Forum delle comunità straniere, e il suo cuore batte a destra. «Non so perché, non facevo politica in Romania, però la destra mi sembra più affidabile». Della legge sull’immigrazione Bossi-Fini «penso sia una legge giusta». Conclude ringraziando la città di Roma «per averci dato la possibilità di essere parte integrante del patrimonio culturale e sociale di questo grande e bellissimo paese».

Marguerite Lottin, in lizza per l’Africa

Arrivata 18 anni fa in Italia, Marguerite è una nota attivista per i diritti degli immigrati. Attualmente si occupa dell’inserimento dei bambini a scuola, ma ha anche lavorato per il sindacato della Uil e conosce bene, dunque, i problemi del lavoro. «Mi sono candidata per portare avanti questa battaglia, perché spero di avere maggiori spazi di manovra». E’ stata una delle persone che più si è spesa per fare iscrivere gli immigrati alle liste, e la sua campagna elettorale la fa girando per la città e parlando con gli stranieri.
«Di tutte le nazionalità, ho sempre lavorato per tutti. E credo che riceverò voti non solo dagli africani». Il suo nome è appoggiato anche da alcuni filippini e rumeni, nel municipio di Ostia. Ha studiato statistica all’università e ha un diploma da programmatore, proviene da una famiglia nobile del suo paese. «Non voglio diventare una leader, ma essere al servizio di tutti», spiega. Sulle elezioni: «E’ vero non avremo diritto di voto. Ma attenzione, quando c’è diritto di parola, c’è tutto. Ora, e questa è la verità, siamo fuori dalla società, sempre secondi». Marguerite è una donna molto forte, due anni fa fu aggredita su un autobus da un gruppo di ultras, la sua storia fece notizia. Lei chiese di non arrestare i colpevoli. Ci parlò invece, e ripetutamente. Ora sono suoi amici.

Edward Cuyuri, del Perù in corsa per il Sudamerica

Il suo slogan recita: «Capacità esperienza e trasparenza». E non è solo il suo, l’avvocato Edward Cuyuri fa infatti parte di un’alleanza che vede uniti candidati peruviani, nigeriani, rumeni e filippini che insieme hanno stilato un programma molto articolato, composto di un piano di azione immediata – come l’istituzione di un difensore civico per gli immigrati – e di un piano di azione mediata – come promuovere rapporti bilaterai tra l’Italia e i paesi di origine.
Ciò che li unisce, oltre a una stessa prospettiva politica, è che sono tutti professionisti. Cuyuri, parlando delle elezioni, spiega: «Dopo 2.498 anni, Roma torna a dare diritto di voto ai non cittadini», cioè dal 494, anno di istituzione del Concilio tributas plebeis. La sua idea è che il diritto di cittadinanza deve essere esteso «perché finché saremo stranieri resteremo tali», ma ha anche molto a cuore il sostegno ai lavoratori autonomi e a quelli precari. Ritiene che le elezioni in corso abbiano delle falle: «33 mila iscritti che andranno a votare non sono abbastanza rappresentativi della popolazione immigrata romana. Si potevano fare le cose con più calma». Comunque, conclude, «per noi è un’opportunità che dobbiamo cogliere».