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da La Repubblica Bologna dell'8 aprile 2004

La fuga dei disperati dal Cpt

Poteva essere una fuga di massa, alla fine sono riusciti a scappare in sette. E i disperati del Cpt, tutti quelli che non ce l´hanno fatta, raccontano di un pestaggio da parte del personale di sorveglianza che dopo l´episodio avrebbe usato il manganello su facce e teste per spegnere ogni nuova idea di darsela a gambe. La rivolta è scoppiata alle nove di sera. Una rivolta programmata da quelli che dicono che «al Cpt si sta peggio che in carcere. Gli uomini prendono le botte dai ragazzini di 20 anni che si sentono forti perché hanno il manganello. Ma non abbiamo fatto niente. Siamo qui solo perché clandestini». Dietro il muro del centro di via Mattei compaiono le prime sagome nere, sono persone curve, quasi accucciate che tentano di nascondersi. Le sirene cominciano a suonare e allora una di quelle figure nere si alza in piedi scende giù verso il filo spinato, si arrampica e salta. Un militare di presidio al cancello si stacca dalla camionetta, corre verso il clandestino col manganello in mano, ma non riesce a bloccarlo.

L´uomo varca il muro, attraversa la strada e scappa nei campi. Intanto altri sei riescono ad evadere dall´altra parte del cancello, corrono tutti insieme in direzione della città. Pochi attimi: chi è rimasto dentro grida, picchia qualcosa di metallico sulla tettoia, alza le braccia. Una dopo l´altra arrivano sgommando cinque volanti del 113, due gazzelle dei Carabinieri (una va in tilt con un rumore assordante proprio davanti al Cpt). Imboccano le strade dei campi alla ricerca dei fuggitivi, il lampeggiante acceso sul tetto della macchina.

Un´ora più tardi non li hanno ancora presi. Tre albanesi, due marocchini, due tunisini sono chissà dove. Dentro un marocchino è caduto e ha forti dolori alle anche, altri denunciano le botte dei poliziotti.