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da Il Manifesto del 23 aprile 2004

Puniti per il «libro bianco» di Luca Fazio

L’associazione Medici senza frontiere non potrà più entrare nel centro di permanenza temporanea e di prima accoglienza di Lampedusa. I medici che dall’agosto 2002 assistono gli stranieri rinchiusi in quella struttura sono stati cacciati dal ministero degli interni. Il pretesto è ridicolo. Il rinnovo dell’accordo sarebbe stato rifiutato perché i gestori del centro (associazione Misericordia) sono così «professionali» che non hanno bisogno di nessuno.

La realtà è diversa e molto ben documentata in un dossier di 207 pagine sui cpt che Medici senza frontiere ha presentato a gennaio dopo due anni di lavoro. Da quel momento, il ministero ha interrotto i rapporti con l’associazione. «Provo una sensazione di tristezza e di frustrazione – spiega Loris De Filippi, responsabile di Msf – perché ci saranno persone che, oltre all’assistenza sanitaria, non avranno più la possibilità di far sentire la loro voce all’esterno. Mi auguro che la commissione diritti umani del senato visiti regolarmente questi centri e che tutti chiedano maggiore trasparenza e la possibilità di accesso in queste strutture. Il governo dice che non sono carceri, e allora lo dimostrino». De Filippi ricorda ancora, con sgomento, la prima volta che visitò il centro, «e dire che nel rapporto molti dettagli sono stati risparmiati».

Eppure, per i vertici del ministero dell’interno non deve essere stato piacevole scorrere il capitolo su Lampedusa. Da quel luogo inospitale transitano ogni anno 7-8 mila persone, inizialmente ne poteva contenere 100 per volta ma durante la prima visita Msf ne contò 255 (durante l’estate furono registrate fino a 600 persone che hanno sostato non più di 72 ore). L’associazione Misericordia, responsabile Claudio Scalia, è subentrata alla Croce Rossa il 6 agosto 2002, «dopo che alcuni scandali colpiscono la Cri», si legge nel rapporto, ma il personale, una volta cambiata la sigla, è rimasto lo stesso. L’associazione stipula una buona convenzione con la prefettura: prevede 23 euro al giorno per persona fino a 44 posti occupati, con l’aggiunta di 5 euro per ogni persona in più. A medio regime, circa 100 persone, significano circa 1.300 euro al giorno.

E devono essere anche pochini in considerazione di quello che hanno documentato i volontari di Msf: sporcizia nei bagni, persone che dormono sui pavimenti senza materassi, nessun tipo di informazione scritta, impossibilità di contattare un avvocato, due soli telefoni, persone che consumano i pasti in piedi e, soprattutto, incapacità di gestire la situazione sotto il profilo sanitario. De Filippi ha ancora in mente quei «quattro somali in gravi condizioni di salute che sono rimasti nel centro 9 giorni prima di essere trasferiti in ospedale». Il verde Francesco Martone, della Commissione diritti umani del senato, ha presentato un’interrogazione al ministro dell’interno per conoscere i motivi del mancato rinnovo della convenzione.