Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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No al nuovo CPT di Bari

Un appello della Rete No CPT

Rete No CPT

E’ in costruzione nella città di Bari un Centro di Permanenza Temporanea (CPT) nel quariere S.Paolo nei pressi della Cittadella della Finanza.
La costruzione di questa struttura di reclusione per migranti e’ stata tenuta nascosta per mesi.

Il CPT è una sorta di carcere speciale per migranti all’interno del quale vengono recluse persone che non hanno commesso alcun reato ma hanno esercitato il diritto alla fuga da Paesi in cui non volevano o non potevano più vivere. Un luogo di sospensione dei diritti che dalla legge non viene
definito “carcere” ma che di fatto rinchiude i migranti dietro reti di recinzione invalicabili e sotto il controllo diretto delle forze di polizia.

E’ nata, a Bari, una rete di associazioni e di singoli che si oppone all’apertura di questo carcere speciale.

Chiediamo alle associazioni ed ai singoli cittadini di aderire alla “Rete No CPT” e di partecipare al prossimo incontro che si terrà Mercoledì 12 maggio alle ore 20.00 presso la Parrocchia di S.Sabino a Bari.

Alleghiamo il documento al quale vi chiediamo di aderire.

No alle discariche umane: le persone non sono immondizia

Persone in fuga dalla guerra e dalla fame, pur non avendo commesso nessun
reato, vengono private della loro libertà e dei loro diritti, rinchiuse in
centri che solo apparentemente fanno accoglienza. In realtà i centri di
permanenza temporanea (cpt) sono luoghi di reclusione, in cui nessuna forma
di comunicazione con l’esterno è consentita, da cui nessuno si può
allontanare, circondati da mura e recinti di filo spinato.
Questi luoghi chiusi, i centri di permanenza temporanea e assistenza, si
sottraggono ad ogni controllo esterno: sono sempre più frequenti le denunce
di maltrattamenti fisici sui migranti reclusi, di utilizzo di psicofarmaci,
di negazione delle cure mediche anche a persone gravemente malate.
Chi vi è rinchiuso è volutamente reso invisibile: non a caso questi luoghi
sorgono alle periferie delle città o in aperta campagna.
Questi luoghi sono carceri speciali, non è importante chi tu sia, quale sia
la tua storia individuale, le motivazioni della tua fuga: sei già stato
giudicato un “soggetto pericoloso” da espellere e rimpatriare.
E non importa se, al rientro nel tuo paese, rischi il carcere, la tortura o
la vita.
Anche il centro che stanno costruendo a Bari ha queste caratteristiche:
lontano dal centro abitato, vicino a siti militari e di polizia.
Inaccessibile e invisibile dalla strada pubblica, occultato dalla Cittadella
della Finanza nel quartiere San Paolo, si sta cercando di tenerlo nascosto
alla città fino a quando non sarà operativo.
Si gioca con la paura della gente, costruita dai media, di una presunta
invasione di masse di migranti “poveri e diseredati” che premono alle
frontiere di un “occidente ricco e opulento”. In realtà si è cercato il
luogo più facile da sottoporre al controllo delle forze di polizia con il
minimo dispendio di uomini e mezzi e vicino agli aeroporti per semplificare
le operazioni di rimpatrio.
I costi di questa struttura si aggirano intorno ai 5.000.000,00 di euro ed è
prevedibile che la sua gestione sarà altrettanto costosa, come per altri
centri di permanenza italiani.
Invece a Bari mancano spazi di aggregazione ed è inesistente una politica
sociale di ridistribuzione delle risorse.
Bari non ha bisogno di ulteriori luoghi di reclusione, né di ulteriori
investimenti in operazioni di facciata; questi centri sono imposti dall’
alto, senza alcuna considerazione dei bisogni dei territori in cui vengono
costruiti e della volontà dei cittadini di non ospitare sul territorio
nessun luogo di privazione del diritto.
Rifiutiamo la presenza di un centro di permanenza temporanea, benché
previsto da una legge; Scanzano ha dimostrato che la presa di parola della
gente può impedire l’attuazione di scelte legislative ingiuste.
Non possiamo accettare che la nostra regione diventi una discarica anche di
esseri umani.
Vogliamo che i lavori di costruzione siano bloccati, che un altro mostro
giuridico non compaia sul nostro territorio, che tutti, le istituzioni
locali, il mondo cattolico, le associazioni, i partiti, i singoli cittadini
esprimano il loro dissenso, unendosi alle mobilitazioni del movimento in
Puglia che in questi anni ha fatto emergere le contraddizioni insite nel
sistema dell’accoglienza, svelandone i veri meccanismi.
Non è importante chi gestirà questa struttura (Prefettura, Croce Rossa o
associazioni del terzo settore), perché, qui come ovunque in Italia, i cpt
non sono centri di accoglienza per i migranti, ma di detenzione e pertanto
incompatibili con una “gestione umanitaria” .
Tutto questo è possibile; altrove in Italia è già avvenuto sulla spinta dei
movimenti che hanno aperto una campagna, anche europea, per la chiusura di
tutti i centri di detenzione per migranti.
Così nel 1998 a Trieste l’allora ministro degli interni Russo Iervolino fu
costretta a chiudere il centro dopo una mobilitazione ampia; la regione
Marche ha dichiarato che il proprio territorio è incompatibile con un cpt; a
Bologna il candidato sindaco Cofferati ha promesso la chiusura del cpt; a
Crotone il senatore Ds Iovene ha chiesto la chiusura del centro dopo averlo
visitato; la Regione Friuli e il Sindaco di Gradisca hanno rifiutato di
ospitare un centro di permanenza.
Questi luoghi esistono dal 1998 ed è stato dimostrato che non possono essere
riformati né migliorati; né qui né altrove.
Per questo mercoledi 12 maggio 2004 alle ore 20,00 invitiamo tutte e tutti a
partecipare al prossimo incontro che si terra’ c/o La Parrocchia di S.Sabino
a Bari.

ARCI Puglia, Associazione 3 febbraio, Cooperativa Un solo mondo Bari, Centro sociale Coppola Rossa, Consulta per la salute mentale, Cristiano Sociali, Fantarca, Finis Terrae onlus, Forum dei diritti, Forum 32, Giovani Comunisti, Giraffa onlus, Laboratorio della disobbedienza, Psichiatria
Democratica, Servizio Civile Internazionale Bari.

Per info e adesioni: 3393127483/3396037258