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da L'Arena del 2 agosto 2005

Voto e stranieri. Circoscrizioni – Il Consiglio di Stato dice no ai Comuni

Roma. Riesplode la polemica sul voto agli immigrati dopo il parere negativo del Consiglio di Stato, interpellato dal ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu «sull’ammissibilità degli stranieri non comunitari all’elettorato attivo e passivo nelle elezioni degli organi delle circoscrizioni comunali». E nei comuni dove sono già stati adottati provvedimenti del genere, i sindaci non hanno tardato a farsi sentire.
Il parere della prima e seconda sezione del Consiglio di Stato non lascia dubbi: il diritto di elettorato agli stranieri «può configurarsi se si rinviene nell’ordinamento statale, solo competente, il relativo riconoscimento». Il diritto di voto potrebbe essere concesso, considerando le circoscrizioni esterne all’amministrazione comunale, «se si espunge», scrivono i giudici, «la circoscrizione dal novero degli organi di governo e degli uffici pubblici comunali».
Interpretazione che il Consiglio di Stato non riconosce poiché il sindaco può delegare al presidente del Consiglio di circoscrizione «funzioni di rilevante interesse pubblico e tali da valutare e comporre interessi, privati e pubblici, di notevole spessore, così politico come amministrativo».

Per Fabio Sturani, vicepresidente dell’Anci, e sindaco di un Comune che ha modificato lo statuto per dare elettorato attivo e passivo agli immigrati per i consigli circoscrizionali, «la nostra associazione non vuole lanciare sfide al governo, ma porre un problema politico forte, per garantire al meglio il ruolo degli amministratori».
La concessione del voto agli extracomunitari residenti è «una necessaria evoluzione dell’ordinamento giuridico che vada verso l’accoglienza e l’integrazione degli stranieri».
afferma Giuseppe Pericu, sindaco di Genova, prima città a concedere il voto amministrativo ai cittadini extracomunitari residenti da 10 anni.

Massimo Cacciari, sindaco di Venezia Massimo Cacciari, non rinuncia a far aprire le urne agli stranieri, almeno per le municipalità. «Ho già dato mandato agli uffici competenti di elaborare un provvedimento in tal senso, da sottoporre al voto del consiglio comunale».
«Questo parere» sostiene, Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, «ha lo stesso valore di quello di un anno fa, sul quale abbiamo impostato la nostra modifica dello Statuto.
Andremo avanti e se ci saranno dei ricorsi ci rivolgeremo al Tar e poi al Consiglio di Stato».