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da Il Manifesto del 2 agosto 2006

Immigrazione, tocca a Tripoli

Domani l'incontro alla Farnesina col governo libico. Ma si punta sulla conferenza internazionale di primavera. Polemiche sul respingimento di due pescherecci tunisini.

L’appuntamento governativo con la Libia è fissato per domani alla Farnesina: manovre di avvicinamento per convincere il paese nordafricano a collaborare con più serietà sul controllo dell’immigrazione illegale e ad accettare il pattugliamento internazionale sulle proprie coste. L’obiettivo è un «exit strategy» dal tormentone dell’autostrada promessa dal governo Berlusconi e che, secondo il nuovo esecutivo, non ha fatto che complicare le cose: dell’autostrada si parlerà, ma l’offerta italiana si vestirà di impegni diversi. Si cercherà di trattare sui crediti al paese nordafricano, sulla questione dell’azienda italo-libica, sul famoso «gesto riparatore» che la Libia pretende dall’ex colonizzatore italiano.

Conferenza euro-africana. Ma il piatto forte dell’Italia, al momento, è la sicurezza di avere le spalle coperte dall’Unione europea. L’attuale governo è sicuro di contare molto più in ambito Ue del precedente esecutivo: nomi come Romano Prodi, ex presidente della Commissione, e Giuliano Amato, ex vicepresidente della Convenzione europea, sono guardati con rispetto. Mentre le frequentazioni degli anni passati per stringere rapporti con la Libia sono liquidati con noncuranza: Berlusconi ha cercato di vendere tappeti a Gheddafi, e se ne è visti rifilare parecchi, è la battuta che circola al Viminale dove proprio ieri stavano raccogliendo un po’ di dati sugli sbarchi per l’audizione che oggi terrà il ministro dell’interno Amato alla Camera. Dal 2004 al 2005 gli arrivi sarebbero aumentati del 100%. L’Italia invece, ora promette alla Libia di poter giocare un ruolo internazionale. Proprio come fa la Spagna con il Marocco. Tant’è che si lavora alacremente per preparare una conferenza euro-africana a Tripoli la prossima primavera, che possa fare invidia a quella organizzata da Spagna e Francia a Rabat il mese scorso. Nella capitale libica potrebbero convergere addirittura i capi di stato delle due sponde del Mediterraneo, piuttosto che «soltanto» i ministri degli esteri.

Respingimenti? La linea di Amato, però, è di non riprendere la politica del precedente esecutivo sui respingimenti verso la Libia: «Le persone vanno espulse nei paesi di origine», dicono al Viminale. Eppure polemiche ha sollevato la notizia della diatriba in acque internazionali che ha interessato domenica sera l’Italia e la Tunisia. Due motopescherecci tunisini che avevano raccolto altrettanti gommoni carichi di immigrati (in uno ce n’erano 22 e in un altro 36) sono stati fermati in acque internazionali perché si stavano dirigendo verso Lampedusa. I gommoni erano stati trovati in acque di pertinenza maltese, ma Malta, come sempre, ha rifiutato di accogliere gli immigrati. Un no netto e deciso, però, è arrivato anche dall’Italia che ha intimato ai due pescherecci di fare dietrofront e tornare in Tunisia. Uno ha accettato, mentre l’altro ha rimesso in mare i 36 immigrati che poi sono stati portati verso Lampedusa. Alla trattativa hanno partecipato il ministero dell’interno e il ministero degli esteri, che si sono messi in contatto con le autorità tunisine. Al Viminale sono molto soddisfatti di questa operazione, che avrebbe indirizzato un messaggio molto chiaro tanto a Malta che alla Tunisia. Il problema, però, è che l’episodio si è svolto in acque internazionali, dove vige (almeno sulla carta) la libertà di navigazione. «Si trattava di navi che battevano una bandiera di un paese ben preciso, e noi abbiamo soltanto detto che, poiché trasportavano immigrati illegali, non sarebbero potuti entrare in Italia», spiegano al Viminale, dove negano di aver operato un «refoulement», cioè un respingimento in piena regola di persone che avrebbero potuto essere richiedenti asilo. «Nessuna Convenzione internazionale prevede questo tipo di respingimento in mare, e la Direttiva emanata nel 2002 da Berlusconi si limitava a prevedere il blocco delle imbarcazioni cariche di migranti irregolari al solo scopo di effettuare le ispezioni a bordo», osserva Fulvio Vassallo Paleologo, giurista che si occupa da anni di immigrazione.

La vicenda non è sfuggita a Rifondazione comunista, che si appella al programma dell’Unione, in cui i respingimenti di questo tipo sono definiti «pratiche illegali»: «Su aspetti così rilevanti ci deve essere coerenza con il programma e si devono dare chiari segnali di discontinuità con le politiche che sono andate avanti in questi anni – sottolinea la responsabile del Dipartimento immigrazione, Roberta Fantozzi – Chiediamo che venga fatta chiarezza sull’accaduto e che episodi di questo genere non si ripetano».