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da La Nuova Venezia del 22 settembre 2006

In due anni mille badanti sparite dalle liste dell’Inps

Il caso. Un allarme degli esperti

Sandra Matuella

Venezia. Sono migliaia, in provincia di Venezia, le badanti straniere che aspettano di venir regolarizzate. Un fenomeno che, dopo essersi assottigliato qualche anno fa grazie alla sanatoria, rischia ora di ritornare a livelli inaccettabili. Lo si deduce dai dati ufficiali forniti dall’Inps provinciale sui collaboratori e le collaboratrici domestiche, ossia le colf e le badanti che assistono gli anziani e che aiutano le famiglie: quelle regolarmente iscritte al fondo pensioni dell’Inps, nel 2000 erano appena 706; nel 2002 a seguito della sanatoria Bossi-Fini che ha consentito a molti stranieri di mettersi in regola, si è passati a 4802; c’è stato un ulteriore lieve aumento nel 2003 (5.196, il picco massimo mai registrato), ma nel 2004 le iscrizioni all’Inps sono drasticamente scese di quasi mille unità.
«Questa diminuzione del 15-20% non è giustificata, considerate le crescenti richieste di collaboratrici domestiche di questi ultimi anni», osserva Stefania Bragato del Coses, curatrice insieme a Bruno Baratto del capitolo sul Veneto del dossier «Immigrazione» della Caritas/Migrantes.
Nel 2005 le nuove domande di lavoro domestico e assistenza familiare sono state 1504 e di queste solo 526 sono state autorizzate; quest’anno su 1917 domande pervenute all’Inps di Venezia solo 750 hanno potuto avere soddisfazione: tante sono state le quote assegnate per lavoro domestico e assistenza familiare.
Negli ultimi due anni, quindi, appena un terzo delle nuove domande è stato alla fine accolto, mentre i due terzi delle badanti che si erano fatte avanti con l’Inps sono rimaste senza autorizzazione. «Ma è molto probabile che tutta questa gente non se ne sia andata e che continui a operare in provincia di Venezia – spiega Stefania Bragato – naturalmente lavorando clandestinamente. Le famiglie italiane ormai non possono più fare a meno di loro, hanno bisogno estremo soprattutto di persone che assistano gli anziani e che stiano dietro alla conduzione della casa».
A queste considerazioni, si aggiunge la stima fornita dalla Caritas diocesana, che per il Veneziano ritiene che il numero complessivo delle badanti clandestine sia almeno pari a quello delle regolari: quattromila o giù di lì.
Le richieste di collaboratori per lavoro domestico e assistenza familiare sono concentrate soprattutto su tre nazionalità: Moldavia, Ucraina e Romania. In particolare sono le moldave a essere in assoluto le più richieste nel Veneziano: questo rapporto privilegiato è dovuto a una «catena migratoria» che si è formata nel tempo con il passaparola delle lavoratrici stanziali che poi chiamano in Italia le loro connazionali.
L’aumento di richieste di assistenti familiari va di pari passo con il crescere della quota di persone anziane e con l’aumento di anziani malati non autosufficienti.
A fronte di questa situazione, le famiglie non hanno più il tempo necessario per dedicarsi alla loro cura, anche a causa del sempre maggiore numero di donne occupate.
Per Stefania Bragato il crescente bisogno di badanti rappresenta un’emergenza sociale che non si risolve con l’incremento delle quote riservate al lavoro domestico e di cura, «ma – spiega – occorrono nuovi modelli di welfare che tengano conto della complessità delle trasformazioni sociali. Non basta discutere questi temi nell’ottica dell’immigrazione, bisogna tenere conto delle politiche sociali che lo Stato intende adottare».