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da La Repubblica (Torino) del 25 gennaio 2007

Torino – Patate con dosi di droga per uscire dal Cpt

Sono 15 gli ospiti che sono usciti dopo aver dimostrato di essere tossicodipendenti
Gli agenti bloccano uno dei “fornitori”, un maghrebino di 25 anni Il complice è fuggito Da dieci giorni piovevano patate, al Cpt di corso Brunelleschi. Patate avvolte con sacchetti di plastica. Patate con dentro una sorpresa: dosi di eroina, cocaina, hashish. Volavamo dall’altra parte del muro, lanciate da mani ignote, e cadevano dentro alle gabbie destinate ai magrebini titolari di un decreto di espulsione. Patate piene di droga, eppure per altri versi salvifiche: «Quindici persone hanno assunto quelle dosi – spiegano in questura – gli esami effettuati dalla Croce Rossa lo hanno certificato. Ed essendo lo stato di tossicodipendenza incompatibile con il regime di trattenimento, sono tornate in libertà». Fin qui era già una storia. Forse persino un giallo: chi si è inventato lo stratagemma delle patate?

Ma martedì sera alle dieci e mezza succede qualcosa. Due agenti della volanti, agli ordini del vicequestore Michelangelo Gobbi, passano davanti al centro di permanenza temporanea di corso Brunelleschi. Non ci passano per caso. Vedono due ragazzi marocchini che trafficano con un sacchetto. Assistono in diretta al lancio. Cinque involucri volano in aria. Una patata, ben avvolta in una busta di Blockbuster, va troppo il là: cade su una camionetta della polizia. Su corso Brunelleschi gli agenti scattano, i due lanciatori scappano via di corsa. L’inseguimento è concitato. Un ragazzo fa perdere le sue tracce, l’altro viene bloccato dagli agenti dentro un cortile di via De Santis. Calci, pugni, insulti: «Lasciatemi stare perché ammazzo voi e la vostra famiglia». In manette finisce Abdul Fendi, marocchino di 25 anni. Dentro il Brunelleschi altri agenti recuperano le patate. Totale: cinque grammi di sostanza stupefacente.
Abdul Fendi è difeso dall’avvocato Luca Schera: «Non ho ancora avuto modo di parlare con lui, casco totalmente dalle nuvole. Non so perché possa aver fatto una cosa del genere. Però che i tossicodipendenti escano dal Brunelleschi non mi stupisce: la scorsa settimana è successo anche a due miei assistiti».

Il problema è un altro. «Il problema è capire cosa ci sia dietro il lancio – dicono in questura – perché nessuno ti regala la droga». Solo uno stratagemma pericoloso o un’organizzazione? Oppure l’ultima frontiera per contestare il Cpt? Di certo c’è che fino a ieri sera la Digos non aveva effettuato alcun accertamento. «Dentro il centro di permanenza temporanea è consentito l’uso del telefono cellulare – fa notare un investigatore – dunque non si può escludere che le persone si siano accordate».
Non solo patate, ad essere precisi. Sono piovuti anche quattro aranci. Ora la questura si sta attrezzando per ovviare il problema alla radice: «Presto saremo nelle condizioni di trattenere anche i tossicodipendenti». Restano le domande: chi paga la droga? Come fa il lanciatore ad essere sicuro di trovare le mani giuste? La più inquietante: «L’eroina viene sniffata da un consumatore abituale o da qualcuno disposto a tutto per la libertà?». Sono risposte che può dare solo Abdul Fendi, ammesso che ne abbia l’intenzione, forse già oggi al cospetto di un giudice.