Ancora uno sbarco a Lampedusa, ancora una smentita
degli accordi di collaborazione con la Libia e la Tunisia, ancora una
situazione esplosiva nel Cie di Contrada Imbriacola, a causa della
decisione del ministro Maroni di trasformare il locale centro di
accoglienza in un centro di detenzione.
Mentre si attendono le prime
decisioni dei giudici sulle procedure di respingimento differito
adottate dalla Questura di Agrigento, l’Italia attua la direttiva
rimpatri in modo contrario alla legislazione interna e comunitaria,
frutto della confusione e dell’autoritarismo con cui si vorrebbe
governare il fenomeno dell’immigrazione.
Lo sbarco di Lampedusa
conferma come il prolungamento dei tempi di detenzione nei CIE non
arresta gli sbarchi mentre si ricorre a procedure scorrette che
esautorano il parlamento nella attuazione delle direttive comunitarie
che riguardano gli immigrati irregolari da rimpatriare nei paesi di
origine.In questo modo si accresce ancora di più la discrezionalità
dell’esecutivo e delle autorità di polizia.
Attendiamo che la
magistratura eserciti la sua doverosa attività di controllo sulla
gestione e sulla messa a norma delle strutture di detenzione di
Lampedusa, non conformi alle direttive delo stesso ministero
dell’interno del 2005 e ribadiamo la richiesta di chiusura immediata
dei Cie a Lampedusa e di ripristino dei trasferimenti imediati
dall’isola verso strurtture di accoglienza ubicate nelle altre regioni
italiana, con la piena salvaguardia dei diritti delle donne, dei
minori, dei potenziali richiedenti asilo, nei confronti dei quali non è
tollerabile l’inasprimento dei criteri di valutazione attuato da molte
commissioni territoriali.