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Lampedusa – CIE di Contrada Imbriacola. Camera vista mare

Trattenimento, rivolte, rimpatri e deportazioni

Nel pomeriggio abbiamo visitato il centro di Contrada Imbriacola. Ci sono circa 1400 migranti prevalentemente tunisini di cui 30 donne ed alcuni bambini con i loro genitori.

Lungo la strada che conduce al centro, vi sono numerosi mezzi delle forze dell’ordine. Il centro si trova in fondo ad un avvallamento stretto oltre il quale non c’è più niente se non il mare. Arrivando lì abbiamo la sensazione di essere alla fine del mondo.

Superato il cancello troviamo un gruppo di migranti seduti sotto una tettoia in uno spazio delimitato dal nastro bianco e rosso controllati da poliziotti che impediscono loro di spostarsi da lì.

La struttura è costituita da 3 prefabbricati che ospitano stanze e bagni. L’intera area a sua volta è suddivisa in due da una cancellata, chiusa, su cui si ammassano decine di uomini.

Gli operatori stanno ripulendo gli ambienti, i poliziotti sono davvero tanti, c’è tensione. Si stanno preparando a farli partire.

Usciamo e torniamo alla Loran. Sappiamo che gli uomini e la donna che abbiamo incontrato ieri non ci sono più, sono partiti stamattina dall’aeroporto, ma andiamo comunque a dare un’occhiata. Arrivati lì riusciamo a fare un giro per il centro, accompagnati da un giovane operatore. Altri stanno già facendo piccoli lavoretti di manutenzione: riverniciano uno stipite. Le stanze sono state ripulite, ma sono ancora stipate di letti con le coperte ed i materassi sudici. I bagni sono solo all’aperto: 10 docce, 40 lavandini, 40 “turche” (anche loro clandestine…??), quelli in camera non sono funzionanti. Tutto è fatiscente, nulla è a norma, nulla è sicuro, nulla è dignitoso.

Ma sicuramente qualche piccolo disagio viene ripagato dal panorama: tutte le camere sono vista mare…

I Deportati

Verso le 19 ci rechiamo all’aeroporto dove troviamo un autobus di migranti pronti ad essere imbarcati su un aereo. Si tratta di alcuni di quelli che avevamo visto poco prima a Contrada Imbriacola.

Alle 20 circa arriviamo al porticciolo di Cala Pisana dove è ormeggiato un traghetto Tirrenia in attesa degli altri Tunisini presenti al centro. Notiamo una quantità enorme di forze dell’ordine e di loro mezzi che vengono in parte caricati sul traghetto.

Dopo circa mezz’ora iniziano ad arrivare i migranti trasportati con gli autobus dell’ente gestore dei centri. Vengono fatti scendere pochi alla volta, messi in fila, fatti avanzare a gruppi di 7-8 di fronte ai poliziotti e perquisiti. Infine vengono fatti sedere nella penombra, in attesa di poter salire sulla nave per andare chissà dove: in Sicilia, in Puglia, in Toscana, in Tunisia…

Si tratta di una deportazione, così l’abbiamo vissuta da qui.

Uomini perquisiti sotto la luce abbagliante di riflettori, privati di stringhe, scarpe, dignità. Poi spostati in un angolo buio del porto, della storia, scomparsi, ingoiati nel nulla.

Cosa possono provare a riprendere il mare da cui sono scampati? A nessuno sembra importare; vengono trattati come delinquenti, come detenuti, tutti. Perché tutti lo sono: resi tali dal nostro sistema che continua a ritenere i migranti solo un problema e mai una ricchezza, vita, umanità.

Domani Lampedusa sarà vuota, incantevole come prima e più di prima. Neanche un migrante: né in città, né per strada, né nei centri, tutto pronto per il ritorno del “Sultano”, che così avrà compiuto un altro nuovo miracolo italiano. Tutto è bene quel che finisce bene. Tutti hanno avuto la loro parte e la loro ricompensa, tranne gli ultimi, i poveri, che come al solito sono scomparsi un’altra volta nell’ombra.

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