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La Fortezza Europa inizia ad aprirsi di Antonio Sciuto

Una riflessione sulle proposte della Commissione Europea in materia di immigrazione

La Commissione europea ha annunciato un’agenda volta a riformare le politiche europee in materia di immigrazione, il termine più utilizzato durante la conferenza stampa congiunta a cui hanno preso parte l’Alta rappresentate/Vicepresidente Federica Mogherini, il primo Vicepresidente Frans Timmermans ed il Commissario responsabile per la Migrazione, gli affari interni e la cittadinanza Dimitris Avramopoulos è stato: «solidarietà». Il nuovo piano predisposto dalla Commissione europea avrebbe, nelle parole dei suoi autori, l’idea di rivoluzionare l’approccio europeo all’immigrazione prevedendo un sistema di gestione condivisa dei richiedenti asilo tra i 28 paesi, con una ridistribuzione degli stessi tramite quote basate su fattori diversi come: popolazione, ricchezza, tasso di disoccupazione ecc… Solidarietà dunque verso i migranti, ma soprattutto solidarietà verso gli Stati membri, che, nel piano della Commissione, dovrebbero collaborare fra di loro per affrontare il problema a livello comunitario e non più esclusivamente nazionale. Ma la solidarietà di cui si parla è davvero tale?

In conferenza stampa è stato delineato un progetto d’intervento immediato, ed un’agenda europea per l’immigrazione che si compone di quattro pilastri:

  • Ridurre gli incentivi all’immigrazione irregolare
  • Gestire le frontiere: salvare vite umane e rendere sicure le frontiere
  • Onorare il dovere morale di proteggere: una politica comune europea di asilo forte
  • Una nuova politica di migrazione legale

Per quel che riguarda l’azione immediata, la Commissione europea conferma la volontà di triplicare i fondi per le operazioni Frontex, Triton e Poseidon; utilizzare l’articolo 78, paragrafo 3, del TFUE per predisporre un meccanismo di distribuzione temporanea di persone che necessitano protezione internazionale; proporre entro fine maggio un programma di reinsediamento UE per l’accoglienza di 20.000 rifugiati; preparare un’operazione di politica di sicurezza e difesa comune nel Mediterraneo volta a smantellare le reti di trafficanti e contrastare il traffico di migranti nel rispetto del diritto internazionale.

Se certamente appare un passo in avanti il fatto che per la prima volta si parla di ridistribuire i richiedenti asilo fra i 28 paesi e per la prima volta si annuncia l’intenzione di voler dare vita ad un vero e proprio sistema di asilo europeo, dall’altro lato in realtà la politica in materia di immigrazione non sembra poi così tanto cambiata perché, al di là della solidarietà sbandierata, i punti su cui l’Alto Rappresentante ed i suoi colleghi della Commissione hanno in realtà insistito di più sono quelli che riguardano le politiche di sicurezza e non quelle di accoglienza.

Ridistribuire appena 20.000 rifugiati tra 28 paesi appare assolutamente inadeguato, visto e considerato che le richieste di asilo su 28 paesi, superano, secondo Eurostat, le 50.000 domande al mese e che, lo scorso anno le richieste sono state complessivamente 626 mila.Una cifra ancora più ridicola se si considera che 3.8 milioni di rifugiati sono stati accolti da 5 paesi come Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto secondo i reportage diffusi a dicembre scorso dall’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, e si tratta di stati che non godono della stessa ricchezza dei paesi europei.
Senza considerare che comunque questo numero già esiguo potrebbe ulteriormente liquefarsi, di fronte alle pretese degli stati membri; in questo senso il Regno Unito e con questo alcuni paesi dell’Est europeo, hanno già annunciato la propria indisponibilità nei confronti del piano di ridistribuzione dei richiedenti asilo.

Eppure questi paesi si scaldano per nulla, forse soltanto per far sentire in patria la propria intransigenza all’opinione pubblica, perché sostanzialmente la Fortezza Europa rimane tale, e le operazioni militari rimangono le soluzioni primarie.

A conferma di tale atteggiamento, la volontà confermata dalla Commissione di rafforzare le operazioni navali finalizzate a distruggere i barconi prima che partano, una proposta già molto criticata perché disumana per chi vorrebbe un’Europa più accogliente, ma stupida anche per chi vorrebbe una assoluta chiusura delle frontiere.


Non sarà la distruzione delle imbarcazioni a fermare la disperazione di queste persone che troveranno altri canali ed altri mezzi per varcare i confini europei, perché nonostante i politici europei facciano finta di non saperlo, il problema dell’immigrazione non è l’esistenza di trafficanti che organizzano i viaggi, ma l’esistenza di cause che spingono le persone a tentare viaggi disperati tra deserto e mare per la speranza di una vita migliore.

In definitiva comunque se l’agenda della Commissione dovesse diventare per quel che riguarda la gestione europea dei rifugiati, la creazione di un vero sistema d’asilo europeo ed il rafforzamento degli strumenti giuridici per garantire una più facile e poco costosa immigrazione legale in Europa, si farebbe davvero un enorme passo avanti; ma gli egoismi nazionali, sembrano già pronti a far naufragare ancora una volta, l’idea migliore d’Europa.

Antonio Sciuto