”La Ocean Viking ormeggerà a Marsiglia”, ha twittato venerdì 20 marzo, la ONG SOS Méditerranée che noleggia la nave umanitaria in collaborazione con Medici senza frontiere. Lontana dalla sua area di ricerca abituale, la nave rimarrà ormeggiata nella città marittima fino a nuovo ordine.
UPDATE L'#OceanViking vient d'accoster à #Marseille. Les équipes @SOSMedIntl et #MSF travaillent sur une adaptation de nos opérations face au contexte fluctuant de pandémie de COVID-19. Nous sommes déterminés à poursuivre notre travail vital dès que possible. #TogetherForRescue pic.twitter.com/MKfgvqwOmD
— SOS MEDITERRANEE France (@SOSMedFrance) March 20, 2020
L’interruzione temporanea delle attività della Ocean Viking, come quella di tutte le altre navi umanitarie presenti nel Mediterraneo, è stata decisa nel contesto della diffusione del coronavirus in Europa e nel mondo. “La situazione è molto preoccupante. Si parla di 10000 morti nel mondo a causa di questo virus, è un vero dramma”, afferma ad InfoMigrants François Thomas, presidente di SOS Méditerranée France, il cui equipaggio non potrà temporaneamente svolgere le proprie missioni di salvataggio.
“È necessario prestare grande solidarietà nei confronti di chi attualmente salva vite”, continua lui, facendo riferimento al personale medico già sovraccarico di lavoro. “Per noi, la priorità è la sicurezza dell’equipaggio e delle persone salvate”.
La Ocean Viking non effettuava più operazioni di salvataggio già dal 23 febbraio, giorno in cui ha fatto sbarcare nel porto di Pozzallo, in Italia, 276 migranti soccorsi in mare. Dopo questo sbarco, prima di poter riprendere la rotta verso la Francia, i membri dell’equipaggio hanno dovuto osservare 14 giorni di quarantena, al termine dei quali nessuno ha mostrato sintomi di COVID-19.
”In Libia, il dramma continua”
Sembra essere emerso il consenso intorno a queste questioni di sicurezza e precauzione in materia sanitaria tra le flotte di navi umanitarie che attraversano abitualmente la zona SAR (zona di ricerca e salvataggio). ”Nessuna nave è più presente in questo momento, ma la situazione potrebbe cambiare nel corso delle prossime settimane”, afferma Maurice Stierl, membro della piattaforma telefonica di emergenza in mare Alarm Phone, che nota una diminuzione dei tentativi di attraversare il mare negli ultimi giorni, principalmente a causa delle pessime condizioni meteorologiche.
Da parte della Sea-Watch, non è stata data alcuna informazione in merito alla situazione della nuova nave dell’ONG, la Sea-Watch 4, la quale sarebbe dovuta partire per la sua prima missione all’inizio di aprile.
L’ONG italiana Mediterranea Saving Humans, da parte sua, ritiene che ”lo sviluppo della pandemia di coronavirus” e ”le misure necessarie per cercare di contenerla l’obbligano a sospendere le (sue) operazioni”.
Questa sospensione delle attività affliggono gli operatori umanitari. Perché se il coronavirus provocherà una crisi sanitaria mondiale, bisognerà verificare se ciò non dissuaderà i migranti dal prendere il mare, in particolare per fuggire alle violenze in Libia. “Pensiamo alla situazione in Libia, che non migliora. Là, il dramma continua”, sostiene François Thomas, che spera di poter rimettere un equipaggio in mare quando la situazione lo permetterà.
This morning, 105 migrants were returned to Libya by the coast guard.
Over the past 24 hrs, 5 boats carrying 406 people fleeing violence & dire conditions have been taken back to Libya.
Most of them ended up in detention, where there are serious concerns over their safety.
— IOM Libya (@IOM_Libya) March 15, 2020
Lo scorso week-end, circa 406 persone, che avevano cercato di fuggire dalla Libia a bordo di un’imbarcazione, sono state intercettate dalla guardia costiera libica. La maggior parte di loro sono stati spediti nei centri di detenzione, afferma l’Organizzazione internazionale per le migrazioni.
Qualche giorno prima, più di 70 persone suddivise in due imbarcazioni, erano arrivate in maniera autonoma sull’isola di Lampedusa, secondo una giornalista italiana.