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Lampedusa: il sistema hotspot non ha mai funzionato e mai funzionerà. E, al momento, non esiste

Un comunicato da Lampedusa dell'associazione Maldusa

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Pubblichiamo questo documento da Lampedusa dell’associazione culturale Maldusa, che si propone di facilitare la libertà di movimento, supportando le infrastrutture già esistenti per la solidarietà con le persone migranti. Maldusa ha due stazioni di ricerca e documentazione, a Palermo e a Lampedusa.

Lampedusa, 14 settembre – Dopo alcuni giorni di maltempo, col ritorno del mare calmo ecco di nuovo che le persone in movimento hanno ripreso a partire e ad attraversare il Mediterraneo da Tunisia e Libia.

Solo durante la giornata del 12 settembre sono arrivate 110 tra barchini in ferro, in legno e gommoni. 110 barchini, per circa 5.000 persone in ventiquattro ore. Ben oltre il “record” di 60 che qualche settimana fa aveva fatto stupire molt*. Numeri che non si vedevano da anni, e che si sommano alle circa 120.000 persone che hanno raggiunto l’Italia solo a partire da gennaio 2023: già 15mila in più rispetto all’intero anno 2022.

Sono giorni di tensioni al molo Favaloro, dove le persone sono rimaste ammassate per decine di ore sotto il sole cocente.

Alcuni, superati i cancelli e alcuni scogli, si sono buttati in acqua nel tentativo di trovare un minimo di refrigerio, raggiungendo alcune imbarcazioni all’ancora e chiedendo acqua da bere.

Ci addolora e ci fa rabbia che le forze dell’ordine in tenuta antisommossa siano l’unica vera risposta che sembra essere stata data.

D’altra parte, centinaia di persone, arrivate negli ultimi due giorni sulle coste Lampedusa, stanno camminando tra le vie del paese, attraversando e riappropriandosi finalmente dello spazio pubblico. L’hotspot, che potrebbe accogliere 389 posti, di fronte a 7000 persone, è semplicemente saltato. Ovvero, si è aperto.

La piazza di fronte alla chiesa si è trasformata, come succedeva anni fa, in un luogo di incontro in cui persone del luogo hanno organizzato la distribuzione di cibo da loro preparato, grazie alla solidarietà anche di panettieri e ristoratori che hanno messo a disposizione quello che potevano.

Un’ondata di solidarietà forte e veloce: sembra incredibile tornare a vedere persone in movimento che condividono spazio, momenti e parole con lampedusan*, attivist* di varie organizzazioni e turist*. Certo, non mancano anche situazione tristi e imbarazzanti, in cui alcun* turist* – forse segretamente desiderosi di incontrare “i clandestini” – si sono fatti delle foto che catturavano queste chimere normalmente invisibili e segregate.

Infatti, tutte queste persone normalmente non si incontrerebbero mai, tenute separate e segregate dal sistema hotspot.

Ma in questi giorni un sistema hotspot sembra non esistere più, o essere completamente saltato, a Lampedusa. È stato letteralmente occupato dalle persone in movimento, che dormono dentro e fuori dal centro, nella strada che conduce dal cancello di entrata all’ampio parcheggio, e nei casottini abbandonati intorno, e in ogni anfratto.

I beni primari, come acqua e cibo, non sono sufficienti. Per l’alto numero delle persone, c’è una strutturale mancanza di distribuzione anche dei beni che sono presenti, e le tensioni sembrano montare lentamente ma costantemente.

La Croce Rossa e gli operatori delle altre organizzazioni non possono più entrare nel centro hotspot per “motivi di sicurezza” da ieri mattina, 13 settembre. Sembra una situazione soverchiante per tutt*. Le procedure di pre-identificazione, ovviamente, sono del tutto saltate.

Il continuo flusso di arrivi rende molto complesso uscire da questa situazione di stallo: per la giornata di oggi è previsto il trasferimento di ben 2.000 persone tra navi di linea e assetti militari. Per domani (15 settembre n.d.R.) altre 2.300 circa. Certo, rimane imprevedibile il numero di persone che contemporaneamente continuerà a raggiungere l’isola.

In reazione a tutto questo, non ci sorprende, ma di nuovo ci delude, che il consiglio comunale dichiari lo stato di emergenza basandolo ancora sulla retorica dell'”invasione“.

È stato inoltre dichiarata una giornata di lutto cittadino per la morte di un bambino di 5 mesi, che non è sopravvissuto alla traversata ed è stato trovato due giorni fa durante un salvataggio.

Ci conforta, invece, che sia stata indetta da* lampedusan* una fiaccolata per stasera alle 20.00. Gli striscioni recitano: “Basta morti in mare“, “Canali di ingresso regolari subito“.

Croce Rossa, Questura e Prefettura, d’altra parte, oscillano tra la negazione del problema – “stiamo gestendo tutto piuttosto bene” – al grido all’invasione.

Non sorprende nemmeno, ma rimane una vergogna, che il governo francese risponda annunciando controlli dei confini più serrati e che quello tedesco annunci proprio in questi giorni – anche se la decisione deriva da accordi già discussi ad agosto in merito alla convenzione di Dublino – che sospenderà la presa in carico di qualunque rifugiato che pur rientri nel cosiddetto “meccanismo europeo di solidarietà“.

Siamo di fronte a un nuovo livello di abbattimento delle frontiere e del regime di confini europeo da parte delle persone in movimento nella zona del Mediterraneo centrale.

Siamo in piena solidarietà con loro e gli auguriamo di arrivare in modo sicuro nelle loro città di destinazione.

Ma ricordiamoci: ogni giorno continuano a morire in mare, che si conferma il confine più letale del mondo. E questo deriva da una scelta politica, che rimane intollerabile e inaccettabile.

La libertà di movimento deve essere un diritto di tutt*!