Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
PH: Hellenic Coast guard
/

La CEDU condanna la Grecia per i colpi mortali sparati dalla guardia costiera contro i rifugiati

PRO ASYL: «Un successo triste e amaro dopo più di nove anni»

Start

22 settembre 2014: la guardia costiera greca spara 13 volte su un’imbarcazione di rifugiati vicino all’isola greca di Pserimos. Vengono colpiti due rifugiati siriani, tra cui Belal Tello che morì per le ferite riportate nel dicembre 2015.

Dopo più di 9 anni da quei tragici fatti, la Corte europea dei diritti dell’uomo condanna la Grecia 1 per aver violato l’articolo 2 della CEDU (diritto alla vita) e la obbliga al pagamento di un risarcimento danni di 80.000 € per la moglie e i figli di Belal Tello. Il caso era stato archiviato in Grecia dal Procuratore del Tribunale navale e dal Procuratore del Tribunale del riesame.

Immagine: alarmphone

Il caso, rappresentato da Refugee Support Aegean (RSA) e PROASYL, dimostra ancora una volta le ben documentate carenze sistemiche nella pianificazione e nell’attuazione delle operazioni della Guardia Costiera e nelle indagini sulle violazioni dei diritti umani in mare 2.

Una sentenza senza precedenti in cui si stabilisce che c’è stato un «uso della forza non assolutamente necessario né strettamente proporzionato alle circostanze particolari del caso di specie» e che «la guardia costiera non ha adottato alcuna misura per ridurre al minimo il rischio di perdita di vite umane».

Nel comunicato stampa diffuso da PRO ASYL 3 si ripercorre la vicenda.

La Grecia è stata condannata il 16 gennaio 2024 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) per la morte di un uomo siriano in un caso sostenuto da PRO ASYL. L’uomo è stato colpito alla testa nel settembre 2014 quando la guardia costiera greca ha aperto il fuoco sull’imbarcazione di rifugiati su cui si trovava 4. La sentenza dimostra ancora una volta come la guardia costiera greca commetta sistematicamente le più gravi violazioni dei diritti umani quando si occupa di persone in cerca di protezione, senza dover temere alcuna conseguenza da parte del sistema giudiziario greco.

Il 22 settembre 2014, un ufficiale della guardia costiera greca ha sparato un totale di tredici colpi di pistola contro un’imbarcazione di rifugiati vicino all’isola greca di Pserimos quando questa non si è fermata durante un’operazione di intercettazione 5. Il padre siriano Belal Tello è stato colpito alla testa da un proiettile, un altro siriano alla spalla. Dopo diversi mesi di coma indotto, Belal Tello è stato trasportato in aereo in Svezia con il supporto di PRO ASYL, dove nel frattempo si erano rifugiati la moglie e i loro due figli, di due e tre anni al momento dell’incidente. Lì è deceduto per le ferite riportate nel dicembre 2015.

Un’indagine preliminare avviata dalla procura competente contro gli agenti della guardia costiera è stata interrotta nel giugno 2015. Marianna Tzeferakou, avvocato di “Refugee Support Aegean” (RSA), organizzazione greca partner di PRO ASYL, ha quindi presentato una domanda alla Corte europea dei diritti dell’uomo nel dicembre 2015 per conto della vedova di Belal Tello, Douaa Alkhatib, e dei suoi due figli.

La sentenza porta giustizia tardiva

Martedì 16 gennaio, la Corte si è pronunciata a favore della vedova e dei bambini su tutti i punti, assegnando loro un risarcimento di 80.000 euro e condannando la Grecia per violazione dell’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (diritto alla vita) (Alkhatib e altri c. Grecia, 3566/16) 6. Nello specifico, la Corte ha riscontrato, tra le altre cose, che l’uso di armi da fuoco era ingiustificato e che la guardia costiera aveva fatto un uso eccessivo della forza. Inoltre, la Corte ha criticato le indagini delle autorità greche sull’incidente perché inadeguate e gravemente lacunose, che hanno portato, tra l’altro, alla perdita di prove.

Karl Kopp, responsabile del dipartimento europeo e amministratore delegato di PRO ASYL, ha commentato: «La sentenza di Strasburgo è un triste e amaro successo per i parenti di Belal Tello e per noi dopo più di nove anni. La sentenza fa parte di un’intera catena di casi in cui la guardia costiera greca maltratta le persone in cerca di protezione o addirittura ne accetta la morte. In questo contesto si inserisce anche il mancato salvataggio di vite umane con oltre 600 morti nel terribile naufragio al largo di Pylos nel giugno 2023. Il fatto che gli ufficiali della guardia costiera non vengano indagati seriamente, ma che i procedimenti presentino gravi difetti e vengano generalmente abbandonati, rivela un enorme problema dello stato di diritto in Grecia. Lo Stato membro dell’UE sta sistematicamente e gravemente violando i valori dell’Unione. L’avvio di un procedimento sullo stato di diritto dell’UE contro la Grecia è atteso da tempo. Inoltre, alla luce delle gravi violazioni dei diritti umani e dei reati commessi dagli agenti in uniforme, è necessario un monitoraggio indipendente della protezione delle frontiere – e non solo in Grecia».

Il contesto

Nel luglio 2022, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha emesso una sentenza storica in cui ha condannato la Grecia su tutti i punti chiave in relazione alla morte di undici persone in cerca di protezione al largo dell’isola di Farmakonisi durante un’operazione di respingimento da parte della guardia costiera greca nel gennaio 2014. Il procedimento è stato sostenuto da PRO ASYL.

Nel settembre 2023, la RSA ha pubblicato una dichiarazione al Consiglio d’Europa. In essa sono elencati diversi casi di RSA e PRO ASYL che dimostrano la natura sistematica delle più gravi violazioni dei diritti umani commesse dalla Guardia costiera greca nel trattamento delle persone in cerca di protezione. In tre di questi casi, le denunce sono attualmente pendenti davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Almukhlas e Al-Malik contro la Grecia, 22776/18 7; Alnassar contro la Grecia, 43746/20; F.M e altri contro la Grecia, 17622/21) 8. Ulteriori procedimenti sono ancora in corso presso le autorità e i tribunali greci.

Nel caso del naufragio al largo della città di Pylos del 14 giugno 2023, RSA e PRO ASYL, insieme ad altre organizzazioni greche, hanno presentato una denuncia al Tribunale navale del Pireo nel settembre 2023 per conto di 40 sopravvissuti. La decisione del pubblico ministero competente è ancora in sospeso.

Nel maggio 2022, PRO ASYL ha anche co-pubblicato uno studio completo 9 che propone modi per garantire un controllo indipendente della gestione delle frontiere alle frontiere esterne dell’UE.

  1. Trovate la sentenza della CEDU qui (FR)
  2. Per approfondire leggi il rapporto di RSA e ProAsyl Beyond Farmakonisi. The responsibility of the Greek Coast Guard for human rights violations at sea (agosto 2023) e l’inchiesta The Farmakonisi case: Justice served after 8 years
  3. Leggi in tedesco
  4. Secondo il rapporto individuale redatto, il giorno dell’incidente, dal conducente dell’imbarcazione della Guardia Costiera lui sparò in totale sette colpi di avvertimento in una zona sicura del mare e tredici colpi mirati al motore del motoscafo, cioè un intero caricatore (venti proiettili)
  5. A bordo, secondo quanto riferisce la sentenza CEDU, c’erano quattordici persone, dodici di nazionalità siriana e due di nazionalità turca. Alcuni passeggeri erano sdraiati sul ponte inferiore e altri erano in cabina. Di questi, due cittadini siriani sono stati gravemente feriti, uno alla spalla e l’altro, Belal Tello, il marito o il padre dei ricorrenti, colpito alla testa. Tutti i passeggeri sono stati portati a bordo della PLS 1012 e trasferiti a Kalymnos. Il parente dei ricorrenti, che all’epoca era in coma, è stato poi trasportato in elicottero all’ospedale di Rodi, dove è stato sottoposto a ventilazione meccanica nel reparto di terapia intensiva dopo che era stata diagnosticata una grave lesione cerebrale
  6. Leggi la sentenza (FR)
  7. Leggi la sentenza (FR)
  8. Leggi la sentenza (FR)
  9. Leggi lo studio (DE)