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PH: Liberty Human Rights

Il Piano Ruanda del governo britannico

Deportazioni dei richiedenti asilo in violazione del diritto internazionale

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di Eva Moriconi 1

Il “Rwanda Bill” ha superato la fase di seconda lettura alla camera dei Lord. Un pericoloso passo in avanti verso la normalizzazione di politiche di asilo in aperta violazione dei diritti umani fondamentali.

Lunedì 29 gennaio la Camera dei Lord ha votato a favore del “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill”, il disegno di legge che, dichiarando il Ruanda un Paese terzo sicuro, consentirà al governo di deportare i richiedenti asilo a 6.400 km da Londra. Il disegno di legge è il risultato di un piano di accordi tra U.K. e Ruanda, che ha visto il governo britannico perseguire una politica di esternalizzazione delle domande di asilo e di deterrenza a danno delle persone migranti.

“Stop the boats”: l’origine dell’accordo Rwanda-U.K.

La volontà da parte del Regno Unito di perseguire una politica restrittiva contro la libertà di movimento attraverso uno stretto controllo delle frontiere ed una progressiva erosione dei diritti delle persone migranti, è emerso chiaramente nel contesto post-Brexit, con il governo conservatore guidato da Boris Johnson. La strumentalizzazione del fenomeno migratorio volta alla ricerca di un consenso politico, ha portato, il 13 aprile 2022, alla stipula di un accordo cinquennale tra Regno Unito e Rwanda – Migration and Economic Development Partnership (MEDP) 2 – firmata dall’allora ministro degli Interni britannico Priti Patel e dal ministro degli Esteri ruandese Vincent Bruta.

Secondo l’accordo, chiunque sia arrivato in Gran Bretagna illegalmente dopo il 1° gennaio 2022 e faccia domanda d’asilo, rischia di essere deportato in Ruanda, a 6.400 km di distanza, dove sarà valutata la sua richiesta. In caso di esito positivo, potrebbe ottenere lo status di rifugiato e il permesso di rimanere in Ruanda (o in un altro Paese terzo). In caso contrario, avrebbe la possibilità di stabilirsi in Ruanda per altri motivi o richiedere asilo in un altro “Paese terzo sicuro3.

Nessun richiedente asilo potrebbe ad ogni modo chiedere di tornare nel Regno Unito. Per la stipula di tale accordo, un totale di 140 milioni di sterline sono stati inviati nell’aprile 2022 al Ruanda: un pagamento di 20 milioni di sterline per sostenere i costi iniziali di allestimento per la ricollocazione degli individui, e un pagamento di 120 milioni di sterline per finanziare lo sviluppo economico del paese.

Il piano accompagnato dal discorso dell’allora primo ministro Boris Johnson 4, è stato presentato come una soluzione efficace per:

Dissuadere le persone dal compiere viaggi pericolosi verso il Regno Unito per richiedere asilo, facilitati da trafficanti criminali (…) garantire vie sicure e legali per i richiedenti asilo (…)” e “(…)restituire queste barche al mare.”

Non c’è un limite al numero di persone che il Regno Unito può trasferire in Ruanda, tuttavia, le stime iniziali si aggirano attorno alle 1.000 persone in cinque anni. Numeri che appaiano chiaramente sproporzionali di fronte alle 18.699 decisioni iniziali sulle domande di asilo prese nel 2022 nel Regno Unito.

Nonostante i numerosi dubbi sollevati sull’efficacia e fattibilità del piano, il governo lo ha strenuamente difeso, sostenendone la funzione “deterrente” per le partenze. Ma se il rischio di annegare nelle acque gelide del Canale della Manica non è sufficiente a dissuadere migliaia di persone a continuare il viaggio, l’unica conseguenza è che anche chi avrebbe diritto a vedersi riconosciuto lo status di rifugiato, sarà costretto/a ad eludere le autorità e continuare a vivere in condizione di estrema precarietà.

Gli accordi hanno fin da subito suscitato aspre critiche da parte di numerosi esponenti della società civile, che hanno accusato il piano Ruanda di non essere una politica praticabile, ma piuttosto

«Un teatro di crudeltà, come se si volessero schiacciare le speranze dei migranti con un colpo nauseante».

E così, proposte realistiche, come il reperimento di risorse sufficienti per smaltire l’arretrato in materia di asilo e la creazione di percorsi legali adeguati per i richiedenti asilo, sono state scartate a favore di una politica “spettacolo”.

L’Intervento della CEDU e la sentenza della Corte di Giustizia

Il primo volo che trasportava i richiedenti asilo in Ruanda era previsto per il 14 giugno 2022: si prevedeva che sette persone giunte nel Regno Unito in cerca di asilo venissero allontanate. Il charter è stato però cancellato a causa di un’ingiunzione dell’ultimo minuto emessa dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

La sentenza della Corte di Strasburgo, emessa ai sensi dell’Art. 39 5, su uno dei sette casi ha permesso agli avvocati degli altri sei di presentare con successo un ricorso per sospendere l’espulsione. La legittimità della politica complessiva è stata poi contestata all’Alta Corte del Regno Unito dai richiedenti asilo che erano stati selezionati per la ricollocazione. Il 19 dicembre 2022 l’Alta Corte ha stabilito che la politica era legittima. La sentenza è stata impugnata dalla Corte d’Appello, che ha stabilito che la politica era illegale, decisione confermata all’unanimità dalla successiva sentenza della Corte Suprema del 15 novembre 2023 6.

La Corte ha infatti dichiarato il Ruanda un Paese terzo non sicuro, affermando che,

Le richieste di asilo non sarebbero state esaminate correttamente dalle autorità ruandesi e (b) che di conseguenza vi fossero rischi reali di respingimento[23]”

La sentenza ha stabilito che il non respingimento è un principio incorporato in diversi patti e trattati internazionali da cui il Regno Unito è vincolato, tra cui la Convenzione di Ginevra 7, il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966 8, la Convenzione ONU contro la tortura e la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) 9. Il non respingimento, ha concluso, è un “(…)principio fondamentale del diritto internazionale, per il quale il governo del Regno Unito si è ripetutamente impegnato [29]”.

La sentenza ha anche citato le preoccupazioni per la preoccupante situazione del Ruanda in materia di diritti umani e per il trattamento riservato in passato ai rifugiati. I giudici hanno ricordato che nel 2021 lo stesso governo britannico aveva criticato il Ruanda per le sue «esecuzioni extragiudiziali, morti in custodia, sparizioni forzate e torture». Inoltre, i dati dell’UNHCR mostrano un tasso di rifiuto del 100% da parte delle autorità ruandesi a partire dal 2020-22 per i cittadini di Afghanistan e Siria, da cui potrebbero provenire i richiedenti asilo allontanati dal Regno Unito, mentre l’ONU ha documentato 100 casi di respingimento, anche dopo il raggiungimento dell’accordo con il Regno Unito.

La risposta di Sunak: un nuovo trattato con il Ruanda e la proposta di Legge

A seguito della sentenza, l’attuale Primo Ministro, Rishi Sunak, ha tuttavia annunciato l’intenzione di stipulare un nuovo trattato con il Ruanda e, parallelamente, di introdurre una legislazione d’emergenza che designi il Ruanda come Paese sicuro. Il trattato è stato firmato dal ministro dell’Interno britannico James Cleverly e dal ministro degli Esteri ruandese Vincent Biruta a Kigali, in Ruanda, il 5 dicembre 2023 e presentato in parlamento il giorno successivo 10. Il Ministero dell’Interno ha dichiarato 11 che il trattato «Risponde direttamente alle conclusioni della Corte Suprema e presenta una nuova soluzione a lungo termine» e che le persone deportate in Ruanda saranno protette dal refoulement e le loro condizioni monitorate da un organismo indipendente.

A supporto di tale trattato, il governo ha introdotto il 7 dicembre un nuovo disegno di legge, Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill 12, che impone a tutti i decisori di agire come se il Ruanda fosse un Paese sicuro, ignorando il parere contrario emesso dalla sentenza imparziale e basata su prove della Corte Suprema. La proposta di legge ordina ai tribunali di ignorare sezioni chiave della legge sui diritti umani – e di altre leggi britanniche e della Convenzione internazionale sui rifugiati- nel tentativo di aggirare la sentenza della Corte Suprema.

Il nuovo disegno di legge non ha tuttavia soddisfatto tutti i Tories conservatori, i quali richiedevano una legislazione “più forte”. L’ex ministro dell’Interno Suella Braverman e i suoi sostenitori avevano chiesto che la legge scavalcasse l’intero Human Rights Act, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), la Convenzione sui rifugiati e tutte le altre leggi internazionali. Il disegno di legge consente infatti ai ministri di ignorare qualsiasi ordine di emergenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo per fermare temporaneamente un volo verso il Ruanda mentre un caso individuale è ancora in esame, ma si ferma a non disapplicare l’intera CEDU.

Nonostante l’opposizione di questa fazione di parlamentari, alla fine, solo 11 deputati hanno votato contro, e il 17 gennaio 2024 il “Rwanda Bill” è passato alla Camera dei Comuni.

Il voto della camera dei Lord

A differenza dei membri eletti della Camera dei Comuni, i Lord non hanno il potere di bloccare la ratifica del trattato, né di abrogare la proposta di legge, ma solo di differirli. L’International Agreement Commetee della Camera dei Lord si era espresso duramente nei confronti del trattato e del Rwanda Bill 13, sottolineandone le pericolose ripercussioni sulla separazione dei poteri;

«Sarebbe quindi costituzionalmente inopportuno che il Parlamento cercasse di ribaltare per legge le conclusioni della Corte Suprema, soprattutto quando il disegno di legge include una clausola di estromissione che esclude il controllo giudiziario».

Infatti, una volta approvata la legge, anche se un tribunale sentisse prove schiaccianti che il Ruanda non è sicuro, sarebbe tenuto a ignorare i fatti che ha davanti per considerare “definitivamente” il Ruanda come un Paese sicuro.

Inoltre, il Comitato ha dichiarato che l’accordo tra Regno Unito e Ruanda non rende il Ruanda un Paese terzo sicuro né offre alle persone a rischio di trasferimento una protezione sufficiente dal respingimento e da altre violazioni dei diritti umani. Al contrario, l’accordo consente la ricollocazione di individui in circostanze che rischiano di violare gli obblighi del Regno Unito ai sensi di una serie di trattati internazionali sui diritti umani e sul diritto dei rifugiati, e del diritto internazionale consuetudinario. Inoltre, il Comitato ha ammonito che qualsiasi tentativo di ricollocare un individuo in base a questo accordo sarà probabilmente contestato, non solo davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma anche davanti a una serie di organi delle Nazioni Unite.

Il 22 gennaio i deputati della camera dei Lord hanno pertanto votato per ritardare il trattato di Londra con Kigali fino a quando non saranno stati introdotti miglioramenti al sistema di asilo del Ruanda. Tuttavia, il 29 gennaio, il “Rwanda Bill”, necessario alla validazione del trattato ha passato la seconda lettura alla Camera dei Lord, compiendo un pericolo passo in avanti verso l’approvazione del disegno di legge.

Approvazione del disegno di legge (Fonte: UK Parliament)

Cosa succederà?

Con l’approvazione della legge sulla sicurezza del Ruanda il Primo Ministro spera di mettere al riparo la politica per il Ruanda da contestazioni legali, in virtù della dottrina della sovranità parlamentare. Tuttavia, dichiarare il Ruanda sicuro e introdurre clausole di estromissione non porrebbe fine agli obblighi del Regno Unito ai sensi del diritto internazionale. La Corte europea dei diritti dell’uomo potrebbe ancora ritenere che la legge violi la CEDU se considerasse il Ruanda non un Paese sicuro, e quindi emettere misure provvisorie (“rule 39 orders” o ingiunzioni urgenti) per fermare qualsiasi volo, come ha fatto con il primo charter per il Ruanda.

Inoltre, come sottolineato dalla dichiarazione firmata da 260 organizzazioni della società civile per invitare la Camera dei Lord a respingere il “Rwanda Bill”:

«Il disegno di legge sulla sicurezza del Ruanda (asilo e immigrazione) è un atto legislativo costituzionalmente straordinario e profondamente dannoso. Minaccia l’universalità dei diritti umani e viola il diritto internazionale, infliggendo un duro colpo all’impegno del Regno Unito nei confronti dello Stato di diritto. (…) ostacolerà la capacità del Regno Unito di “continuare a concedere asilo e sostegno ai rifugiati in fuga dalle persecuzioni (…) minando il principio dell’universalità dei diritti umani, che si applicano a tutti noi, indipendentemente dalla nostra provenienza».

Il disegno di legge sulla sicurezza del Ruanda (asilo e immigrazione) rappresenta pertanto una grave minaccia per lo stato di diritto e i diritti umani, e la sua approvazione creerebbe un pericoloso precedente legale e costituzionale, nel suo tentativo di elevare il governo al di sopra dello stato di diritto.

  1. Laureata in “Migrazioni, diritti e integrazione” presso la facoltà di giurisprudenza di Palermo, con un background in studi antropologici. Collaboro con diverse associazioni che si occupano di immigrazione e scrivo di questioni socio-giuridiche e diritto delle migrazioni
  2. Migration and Economic Development Partnership, Gov.UK
  3. Sulla base di precedenti giudiziari, lo studio della Corte EDU afferma che in paesi considerati “paesi terzi sicuri” non sempre ci sono le condizioni adeguate all’accoglienza di richiedenti asilo. Sono infatti state riscontrate violazioni dell’art. 2 (diritto alla vita), dell’art. 3 (divieto di tortura e di trattamenti disumani e degradanti), dell’art.8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e dell’art. 13 (diritto alla tutela giurisdizionale effettiva) nel momento in cui le richieste di asilo non vengono esaminate, ponendo il soggetto a rischio di essere nuovamente trasferito nel suo paese di origine, violando di fatto il principio di non-refoulement
  4. PM speech on action to tackle illegal migration: 14 April 2022. Prime Minister Boris Johnson gave a speech on plans to tackle illegal migration – Gov.UK
  5. La Corte ricorre alla regola 39 solo in casi urgenti ed eccezionali, quando la persona al centro del caso rischia di subire un danno reale e irreparabile alla propria vita e alla propria salute. Di solito si tratta di casi in cui si rischia l’estradizione o la deportazione in un Paese in cui si potrebbe essere torturati o uccisi
  6. Leggi la sentenza
  7. Art 33. “Divieto di espulsione e di rinvio al confine”
  8. Protocollo Relativo allo Status di Rifugiato
  9. Convenzione Europea per i diritti dell’uomo – Art. 3 “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”
  10. Agreement for the Provision of an Asylum Partnership to Strengthen Shared International Commitments on the Protection of Refugees and Migrants. Disponibile qui
  11. Treaty signed to strengthen UK-Rwanda migration partnership
  12. Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill
    Fact Sheet
  13. International Agreement Committee Report on the UK-Rwanda Treaty. 17 gennaio 2024