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PH: lundimatin

A Mayotte risposte istituzionali sempre più inadeguate ad una crisi migratoria fuori controllo

L'isola è un centro di detenzione amministrativa a cielo aperto

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Per far fronte alla crisi migratoria sull’isola di Mayotte, piccolo lembo di terra a nord del Madagascar, di fronte al Mozambico e alla Tanzania, il ministro dell’interno Gérarld Darmanin ha annunciato la volontà di una riforma costituzionale radicale, tendente alla soppressione completa del diritto del suolo, distanziandosi ulteriormente dal principio di uguaglianza dei diritti e ponendosi in bilico tra una minore appartenenza al territorio francese e un maggior ritorno a possedimenti territoriali che riecheggiano le colonie.

Rifiutando di accogliere la crescente richiesta di uguaglianza legislativa da parte del più giovane dipartimento francese, la ministra delegata ai territori d’oltremare, Marie Guévenoux, non perde occasione, durante i suoi innumerevoli viaggi a Mayotte, per dichiarare misure sempre più xenofobe e restrittive, tra cui la riduzione quasi totale (90%) del rilascio di permessi di soggiorno, la costruzione di barricate, l’impostazione di blocchi marittimi tra questa e le altre isole dell’arcipelago delle Comore e la sopracitata soppressione del diritto del suolo.

Sebbene l’intenzione auspicata sarebbe quella di ridurre drasticamente l’immigrazione “clandestina”, il risultato si preannuncia, come al solito, del tutto contrario: il testo di legge, atteso per il 22 maggio, per l’approvazione del Consiglio dei ministri, non fermerebbe l’isola dallo scivolare nel baratro economico e sociale; al contrario, creerebbe un divario maggiormente degradante e repressivo nei confronti dei diritti della nazionalità e della migrazione applicabili a Mayotte, facenti già l’oggetto di numerose derogazioni.

Il contesto socio-economico di Mayotte

La situazione è critica: la soglia di povertà a Mayotte tocca l’84%, una casa su tre non dispone di accesso all’acqua corrente e il tasso di disoccupazione non smette di crescere, attestandosi al 34% nel 2022 1. Tuttavia, il tasso di natalità balza alle stelle con aumenti drastici di nascite di anno in anno. La popolazione è composta dal 48% di persone di nazionalità straniera di cui il 95% di origini comoriane e la parte restante di malgasci (provenienti dal Madagascar) e africani dell’est. Almeno la metà di essi si trova in situazione irregolare.

Storia coloniale e tensioni attuali

Come spesso accade, la comprensione delle difficoltà attuali richiede un’analisi della storia coloniale di Mayotte: situata in un punto strategico per il commercio internazionale – passaggio tra il Madagascar e il Mozambico – e ricca di risorse naturali e idrocarburi, l’arcipelago delle Comore divenne una colonia francese nel 1892. Nel 1946, le isole Comore furono dichiarate territorio francese d’oltremare. Una situazione già segnata da molteplici tensioni tra le Comore e Mayotte, quest’ultima spinta da un movimento popolare sostenitore di una Mayotte francofila, che sfociò in un referendum per l’ottenimento dell’indipendenza nel 1975, risultò all’epoca con ben 95% di votanti favorevoli, maggiormente comoriani, a cui si oppose una minoranza maorese. La Francia decise, dunque, di concedere l’indipendenza alle sole isole aventi espresso la volontà di indipendenza, e di tenere Mayotte all’interno dei suoi territori d’oltremare – nonostante l’opposizione dell’ONU e dell’Unione africana – in quanto conclamata violazione del diritto internazionale della decolonizzazione proibente la separazione di un territorio durante il processo di decolonizzazione 2.

Attualmente, la questione è una miccia pronta ad esplodere, poiché la popolazione di Mayotte rifiuta l’appartenenza all’unione delle Comore e richiede restrizioni maggiori e l’espulsione delle persone comoriane. Infatti, dal momento della separazione di Mayotte dalle Comore, sono state implementate vaste misure derogatorie al fine di limitare gli spostamenti tra le isole creando indiscutibili violazioni dei diritti umani. A partire dal 1995, è stato istituito il cosiddetto visto Balladur: un documento amministrativo necessario per poter attraversare le isole e recarsi a Mayotte; come spesso accade in queste situazioni, a fronte di procedure costose, le persone scelgono di spostarsi illegalmente con le kwassa-kwassa (barche di pescatori), andando incontro, non raramente, alla morte in mare.

Uno statuto giuridico derogatorio

Il primo articolo della Costituzione francese prevede che “la Francia è una Repubblica indivisibile”. Ora, questa indivisibilità è intesa non solo come territoriale ma soprattutto come legislativa. Per questo motivo, in principio, il diritto della nazionalità non potrebbe fare l’oggetto di derogazioni territoriali in quanto il principio di indivisibilità vi si oppone. Tuttavia, dal 2018 la legge per l’immigrazione controllata, diritto di asilo effettivo e integrazione riuscita 3 apporta numerose derogazioni e condizioni supplementari, soprattutto in materia di acquisizione della nazionalità francese attraverso il droit du sol a Mayotte.

Prima del 2018, un bambino.a nato.a a Mayotte acquisiva automaticamente la cittadinanza francese al compimento dei 18 anni. Con la promulgazione della legge del 2018, l’articolo 2493 del Codice civile 4 ha introdotto un notevole cambiamento: al momento della nascita, almeno uno dei genitori deve aver risieduto in Francia in maniera regolare e ininterrotta per almeno 3 mesi, con la richiesta di presentare le prove dell’avvenuto soggiorno, come previsto dall’articolo 2495 del Codice civile.

Come di consueto, il Consiglio Costituzionale viene chiamato a pronunciarsi sulla conformità costituzionale della legge, arrivata con la decisione del 6 settembre 2018. I ricorrenti, appellatisi al Consiglio hanno sostenuto la manifesta contrarietà della legge nei confronti degli articoli 1 e 73 della Costituzione – in merito alle collettività territoriali francesi – nonché all’articolo 6 della Dichiarazione dei diritti umani e dei cittadini, che prevede il principio di uguaglianza davanti alla legge.

È sulla base dell’articolo 73 della Costituzione, che la Corte costituzionale giustifica questa differenziazione territoriale; il testo dell’articolo è emblematico poiché esso dispone in un primo momento, il principio secondo cui “le leggi e i regolamenti sono applicabili di pieno diritto” nei dipartimenti e regioni d’oltremare, prevedendo immediatamente l’eccezione secondo cui “essi possono fare l’oggetto di adattamenti rispetto alle caratteristiche e di vincoli particolari di queste collettività5.

In definitiva, il Consiglio costituzionale, che, come afferma l’ex presidente della Cimade, Daniela Lochak “non è mai stato amico degli stranieri”, svolge egregiamente la sua funzione di cane da guardia del potere esecutivo, dichiara la conformità della legge sull’immigrazione del 2018 motivandola sulla particolare situazione di Mayotte giustificando il legislatore che ha:

« Entendu tenir compte de ce que l’immigration irrégulière à Mayotte pouvait être favorisée par la perspective d’obtention de la nationalité française par un enfant né en France et par les conséquences qui en découlent sur le droit au séjour de sa famille».

«Preso in considerazione il fatto che l’immigrazione irregolare a Mayotte potrebbe essere favorita dalla prospettiva di ottenere la cittadinanza francese da parte di un bambino nato in Francia e dalle conseguenze che ne derivano sul diritto di soggiorno della sua famiglia».

Conseguenze estreme sull’attualità

Ad oggi, delle disposizioni legislative specifiche prevedono che i permessi di soggiorno emessi dalla prefettura di Mayotte siano validi solamente a Mayotte e impediscono di fatto la circolazione e l’istallazione nel resto della Francia metropolitana. Al contrario, i permessi di soggiorno distribuiti da altri territori d’oltremare come La Réunion sono validi dappertutto. Ciò fa di Mayotte il dipartimento d’oltremare con il più alto numero di derogazioni in materia di nazionalità e migrazione.

Non a caso, le derogazioni si estendono anche alle politiche di trattenimento ed espulsione. Infatti, quelle maoresi sono le condizioni più dure e deplorevoli: Mayotte è un centro di detenzione amministrativa a cielo aperto. Da qui provengono il 60% dei trattenimenti nei CRA (centres de rétention administrative) e il 76% delle espulsioni totali dal territorio francese 6. Dati spaventosi dati dalla possibilità di effettuare controlli d’identità a tappeto, completamente arbitrari, previsti dal Codice penale di Mayotte. Le persone recluse nei CRA possono dover aspettare fino a cinque giorni prima di poter accedere al giudice della libertà e delle detenzioni, incaricato di convalidare il trattenimento; questo fa sì che siano espulsi senza passare da una effettiva garanzia legale.

Nel frattempo, la ministra Guévenoux esulta per lo smantellamento di uno dei campi rifugiati, il campo Cavani, lasciando 700 persone migranti in mezzo alla strada che vivono accampate fuori dallo stadio. Se l’obiettivo era quello di ridurre l’insicurezza e il “degrado sociale” causato dagli immigrati irregolari, questa non si presenterà come una mossa astuta.

Anche l’associazione Solidarité Mayotte, che accompagna e ospita i richiedenti asilo sull’isola, si è pronunciata in un communiqué de presse 7 riguardo alle diffamazioni e alle difficoltà impattanti l’associazione stessa; ha infine annunciato che non ci sono più alloggi disponibili.

  1. Statistica INSEE sul tasso di disoccupazione a Mayotte nel 2022, pubblicato il 9 febbraio 2023
  2. Per approfondire: Mayotte, l’impossibilité d’une île, Dénètem Touam Bona – lundimatin (16 maggio 2023): Mayotte, l’impossibilità di un’isola, On Borders (2023)
  3. Il testo dell’articolo
  4. Article 2493, Modifié par LOI n°2018-778 du 10 septembre 2018 – art. 16
    Pour un enfant né à Mayotte, le premier alinéa de l’article 21-7 et l’article 21-11 ne sont applicables que si, à la date de sa naissance, l’un de ses parents au moins résidait en France de manière régulière, sous couvert d’un titre de séjour, et de manière ininterrompue depuis plus de trois mois
  5. Articolo 73 Costituzione francese
  6. Rapport 2022 sur les centres de rétention administrative, La Cimade (2023)
  7. Leggi il comunicato

Serena Sabino

Mi sono laureata con lode in Scienze internazionali ed istituzioni europee presso l’Università degli Studi di Milano. Sono attualmente studentessa della magistrale in diritto internazionale, percorso integrazione europea e governance globale presso l’Università di Reims Champagne - Ardenne, in Francia.