Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

#overthefortress: operatori sanitari e attivisti in partenza per Belgrado

Da Padova, Trento, Milano e Parma per raggiungere e sostenere i migranti bloccati lungo la rotta balcanica

Photo credit: Carmen Sabello, #overthefortress (Belgrado - febbraio 2017)

L’appello “Il Tempo della solidarietà” promosso da overthefortress a inizio febbraio ha messo in moto una nuova importante spinta di impegno civile e politico. Di fronte alla violenza delle politiche europee che si manifesta soprattutto lungo le principali rotte migratorie non è possibile rimanere fermi nella propria personale inquietudine, ma è necessario mettersi in cammino e portare sostegno ai migranti. La solidarietà, se orientata politicamente, è un’arma potentissima e in questa fase è fondamentale agitarla e renderla politicamente visibile.

E’ con questa idea di fondo che dieci attivisti dello “Spazio Salute Popolare“, del “Collettivo Universitario SPAM” e della Scuola di Italiano “Liberalaparola” partiranno venerdì mattina, 24 febbraio, da Padova in direzione della Serbia.

A Belgrado si uniranno ad altri attivisti provenienti da Trento, Milano e Parma, tutti partiti con l’obiettivo di prestare aiuto ai migranti bloccati e di continuare quel lavoro di inchiesta e denuncia che è tra i principi costitutivi di overthefortress. In Serbia si uniranno anche a quelle realtà europee che caparbiamente sono rimaste a fianco dei migranti nonostante le pressioni subite da parte del governo serbo. La solidarietà nei paesi dell’est, come da noi, viene costantemente osteggiata e criminalizzata, o controllata a tal punto da renderla addomesticata e quindi depotenziata.

Ne è riprova l’impossibilità da parte degli attivisti indipendenti di poter accedere ai campi governativi o l’assurda limitazione nella distribuzione dei pasti caldi a Belgrado: le autorità serbe hanno infatti deciso che i profughi non possono avere il diritto di cibarsi due volte al giorno.

La volontà in Serbia come in Croazia, Ungheria, Bulgaria, Macedonia è quella di limitare il più possibile la libertà di movimento dei migranti e la loro autodeterminazione. Un atteggiamento che da una parte punta a sfinirli e a disumanizzarli per spezzare il desiderio di migrare, dall’altra a rafforzare una moderna pedagogia dell’oppressione. I migranti devono raccontare ai familiari ed ai connazionali, pronti a seguire le loro orme, che il sogno europeo, l’accesso all’Europa dei diritti è recintato di filo spinato, polizia violenta, ripari putrescenti, trattamenti disumani e degradanti.

La rotta dei Balcani ha assunto una centralità per l’agenda europea sulla migrazione nell’estate 2015 quando i migranti hanno deciso di disobbedire ai diktat dell’Europa fortezza, nel momento in cui non sono apparsi più solo come “vittime” ma come un movimento in grado di mettere in discussione regolamenti anacronistici come il Dublino III. Da qui parte la chiusura progressiva della rotta e l’accordo tra l’Ue e la Turchia, che non è riuscito del tutto a rendere impenetrabili le frontiere, ma ha invece reso più pericoloso, costoso e difficile raggiungere il vecchio continente, oltre a violare diritti fondamentali e imprigionare migliaia di rifugiati in condizioni squallide e insicure sulle isole della Grecia.

Attualmente la rotta non può essere definita “chiusa” e oltre 500 profughi vivono presso la Glavna železnička stanica – la vecchia stazione centrale di Belgrado – in condizioni igienico-sanitarie a dir poco precarie, senza avere altro cibo che un pasto al giorno fornito da associazioni di volontariato e dovendosi scaldare – nelle fredde notti invernali con temperature che avevano raggiunto anche i -17°C – bruciando vecchie traversine all’interno dei capannoni e respirandone poi le esalazioni tossiche.

La staffetta andrà a monitorare la situazione sui confini e grazie alla partecipazione di medici, infermieri, perfusionisti, psicologi e operatori sociali si impegnerà per 4 giorni nel portare supporto sanitario e sollievo psicologico anche avvalendosi dei farmaci e delle medicazioni, oltre che coperte, vestiti e beni di prima necessità, donati dalla cittadinanza padovana in seguito a un appello lanciato nei giorni scorsi dallo “Spazio Salute Popolare”. Alcuni medicinali specifici e costosi (come la crema a base di permetrina usata contro la scabbia) sono stati comprati tramite una raccolta fondi.