Secondo quanto riferisce GR Times nella notte circa 870 persone hanno lasciato il campo informale che si era creato nei pressi del centro governativo di Anagnostopoulou a Diavata, a nord di Salonicco. La maggior parte delle persone quindi hanno accettato la proposta di rientrare nelle strutture in cui erano ospitati. I trasferimenti sono avvenuti nella notte a bordo di autobus.
Nella tarda mattinata di oggi si contano meno di 60 persone.
L’insediamento informale, la “Glitter of hope caravan“, organizzata attraverso i social netwok, si era formato nei giorni scorsi con l’idea di partire per raggiungere Idomeni al confine greco macedone e poi l’Europa, esausti del limbo in cui sono costrette a vivere, come loro, migliaia di persone intrappolate in Grecia.
Ieri intorno alle 14.00 per il terzo giorno consecutivo le forze di polizia hanno caricato con lacrimogeni, cariche e granate assordanti un gruppo di persone che tentavano di muoversi a piedi per arrivare al confine greco-macedone.
La giornalista Daphne Tolis che si trova sul posto ci restituisce la cronaca di questi giorni sul suo profilo Facebook e parla di i diversi feriti, tra i quali anche minori e giornalisti.
Diavata, Greece
14.44pm pic.twitter.com/cTTizNb4lS— Daphne Tolis Δάφνη Τόλη (@daphnetoli) 6 aprile 2019
I medici volontari di MVI/DocMobile hanno fornito un primo soccorso alle persone ferite nel parcheggio vicino alla stazione ferroviaria di Diavata.
Venerdì 5 aprile c’erano state altre pesanti cariche documentate in questo post:
Per impedire che altre donne, uomini e bambini raggiungessero il campo informale a Diavata, Nikolas Rangos, Coordinatore Regionale del Ministero della migrazione per la Grecia del nord, il 5 aprile ha comunicato che tutti i treni da Atene a Salonicco non sarebbero stati operativi fino a nuovo avviso.
Il Ministero aveva anche predisposto degli autobus sui quali sono state invitate a salire le persone che erano in viaggio verso Diavata per riportarli ai loro luoghi di provenienza.
Nikolas Rangos ieri in visita a Diavata (video) aveva assicurato che non ci sarà nessun tipo di ritorsione verso le persone che si trovavano a Diavata e dichiarato che già nella giornata di lunedì quel campo non sarebbe più esistito.
Detto. Fatto.
We came to stay we didn’t come to return back. Women are not safe in Greece. We should find a way from here. #refugees #Greece #Diavata #OpenBorders pic.twitter.com/bi6CLEckIZ
— AfghanistanIsNotSafe (@NotAfghanistan) 6 aprile 2019