Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Padova dell'8 settembre 2006

Il governo stoppa il voto straniero. Urne chiuse anche nei quartieri

Il caso. Il consiglio dei ministri ha bocciato le delibere comunali: naufraga il progetto padovano.

di Sebastiano Canetta

Niente voto per gli immigrati padovani. La battuta d’arresto al percorso di integrazione degli stranieri avviato da Palazzo Moroni arriva direttamente da Roma. Nella seduta di venerdì scorso il consiglio dei Ministri ha annullato le delibere dei Consigli comunali delle città che avevano portato a termine il percorso iniziato anche a Padova. Anche quelle che limitavano il voto alle sole elezioni del Consiglio di quartiere. Una bocciatura che investe anche Padova. L’amministrazione Zanonato infatti, tra gli obiettivi politici di questo mandato, aveva inserito anche la concessione del diritto di voto amministrativo ai cittadini immigrati. Possibilità che ora viene stoppata. Anche nelle circoscrizioni che sembravano essere l’ambito più semplice dove introdurlo. Ma il governo ha deciso: per il voto agli stranieri bisognerà aspettare un’apposita legge nazionale. In assenza di norme a livello centrale i regolamenti elettorali rimangono una competenza esclusiva dello Stato. Secondo l’avvocato Vittorio Domenichelli, docente di diritto amministrativo all’università di Padova, l’annullamento arriva perchè il consiglio dei Ministri non può accettare di introdurre diversi livelli di partecipazione tra cittadini che vivono nei diversi comuni.

«Il rischio che Roma non vuole correre è che ogni ente locale disciplini il voto secondo le proprie logiche piuttosto che in base al quadro normativo nazionale», spiega. E per evitare di fornire un precedente facilmente impugnabile dai Comuni «il governo, su proposta del ministro dell’interno Giuliano Amato, mette i paletti per difendere l’uniformità dell’ordinamento giuridico su tutto il territorio nazionale», aggiunge Vanni Mengotto, presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) del Veneto. La questione del voto agli immigrati era stata sollevata per la prima volta dal Comune di Genova. Nel luglio del 2005 il Consiglio comunale del capoluogo ligure aveva chiesto un parere di fattibilità al Consiglio di Stato. Chiedendo si tenesse conto di una norma dello Statuto comunale che prevedeva l’estensione del voto agli stranieri residenti. Senza contare l’urgente necessità di integrare la massiccia comunità straniera locale, aveva spiegato l’amministrazione ligure. La richiesta dei consiglieri genovesi aveva scatenato il dibattito a livello nazionale.

Giuristi e politici si erano interrogati sulla costituzionalità della norma. Nello stesso periodo i comuni di La Spezia, Ancona, Cesena e Perugia avevano presentato richieste analoghe e dato il via libera al voto degli immigrati nei quartieri . Il Consiglio di Stato aveva evidenziato come l’articolo 117 della carta costituzionale riservi allo Stato «le condizioni giuridiche e elettorali dei cittadini extra Ue». Ma Fabio Sturani, sindaco di Ancona e vicepresidente nazionale dell’ Anci non si rassegna: «Faremo ricorso al Tar perchè il titolo V della Costituzione afferma chiaramente che i Comuni sono equiparati alle altre istituzioni. Abbiamo un potere normativo e possiamo decidere di dare il voto agli immigrati anche in mancanza di una legge nazionale» specifica Sturani. Che aggiunge: «La stessa sollecitudine con cui si annullano gli statuti comunali andrebbe usata per approvare le proposte di estensione del diritto di voto – spiega – bisogna arrivare a una tutela che garantisca il medesimo diritto degli altri paesi europei». Non la pensa così il Consiglio di Stato. Che si riserva di riconsiderare solo la posizione del Comune di Cesena. Non è capoluogo di provincia e non è obbligato ad avere le circoscrizioni. «Chiediamo di distinguere la nostra posizione da quella delle altre città», spiega Federica Bianchi del Comune di Cesena.

Intanto da oggi il sito Meltingpot.org ospiterà uno speciale proprio sul diritto di voto dei cittadini migranti.