Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

da Il Manifesto del 5 dicembre 2003

A Lampedusa diritti violati di Alfredo Pecoraro

Palermo – Dall’esterno è un bunker, col filo spinato e il cancello sorvegliato dai carabinieri. Dentro i migranti sono ammassati negli stanzoni, in pessime condizioni sanitarie e igieniche. Nulla di più o di meno dei tanti centri di permanenza temporanea dove vengono rinchiusi i migranti che raggiungono le nostre coste, ridotti a detenuti dalla legge Bossi-Fini. La novità è che finalmente anche il parlamento – perlomeno, i componenti della commissione affari sociali della camera – si sono resi conto di cosa succede all’interno del centro di Lampedusa, che nei giorni scorsi ha ospitato fino a mille persone (uomini, donne e bambini) quando può contenerne non più di cento. Dalla missione non è emerso alcun risultato concreto, ma solo la consapevolezza di aver visitato un centro fatiscente che va nella direzione opposta al rispetto dei diritti umani. I parlamentari hanno ispezionato la struttura, gestita dall’associazione «la Misericordia» che conta su un numero di persone stipendiate e su alcuni volontari, soprattutto di Medici senza frontiere. «Nonostante gli sforzi encomiabili delle forze dell’ordine e dell’associazione – dice Rosy Bindi, deputato della Margherita e componente della commissione – ci troviamo di fronte a una situazione certamente non rispettosa fino in fondo dei diritti della persona». Secondo l’ex ministro della sanità «queste strutture non sono adeguate all’accoglienza che un paese civile dovrebbe assicurare ad altri esseri umani». Bindi parla di un centro «in stato di abbandono, assolutamente inadeguato, nonostante la buona volontà e l’abnegazione di quanti lo gestiscono».

La «mancanza di spazi e di assistenza sanitaria» sono le carenze principali denunciate dalla Bindi e in parte condivise anche dal presidente della commissione Giuseppe Palombo di Forza Italia e dal collega di partito Domenico Di Virgilio. «Abbiamo apprezzato gli sforzi delle forze dell’ordine e dell’associazione Misericordia, così come l’impegno dei medici e degli infermieri, ma la situazione richiede un rapido intervento». Per i due parlamentari bisogna innanzitutto «trasferire il centro che si trova vicino all’aeroporto e questo – spiegano – per garantire una maggiore sicurezza». «In secondo luogo – aggiungono – vanno riammodernate le strutture sanitarie presenti nell’isola, purtroppo fatiscenti e quindi inadeguate ad affrontare le emergenze legate all’immigrazione clandestina».

Belle parole, qualche impegno preso nella riunione con il sindaco Bruno Siragusa (Fi), poi il ritorno in aero a Roma. Eppure in piena emergenza l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati politici insieme al comune avevano assicurato la realizzazione di servizi migliori nell’isola, annunciando un primo stanziamento di fondi. Non solo, sull’onda dell’emotività, dopo il recupero dei corpi dei somali giunti morti a bordo di un barcone, anche il ministro dell’Interno Pisanu aveva assicurato un suo intervento per garantire un’accoglienza dignitosa ai migranti. Da allora però non è successo nulla.

La visita dei parlamentari è coincisa con lo sbarco nell’isola dell’ennesimo cadavere ripescato nelle acque del Canale di Sicilia dall’equipaggio del motopesca «Marcantonio I», della flotta di Mazara del Vallo. Il ritrovamento è avvenuto al largo del golfo della Sirte, a circa 30 miglia a nord di Tripoli. L’allarme è stato raccolto dalla capitaneria di porto di Lampedusa. Il corpo, che non è in avanzato stato di decomposizione, è stato trasferito nell’obitorio del paese per un esame da parte del medico legale. La vittima è un uomo dall’apparente età di circa trent’anni. Il cadavere era rimasto impigliato nelle reti del motopesca, impegnato in una battuta al largo delle coste libiche.