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Asti – Approvato diritto di voto agli immigrati

Il Consiglio Comunale ha approvato in via definitiva, ieri sera, la modifica statutaria che consentirà agli immigrati di votare, ed essere eletti, per l’elezione del Sindaco, del Consiglio Comunale e dei Consigli Circoscrizionali.

Il diritto di voto coinvolgerà, a partire dal 1° luglio 2007, “i cittadini stranieri maggiorenni provenienti da Paesi non appartenenti all’Unione Europea che risultino regolarmente soggiornanti in Italia da almeno 5 anni, dei quali almeno gli ultimi 3 trascorsi con residenza stabile nel comune di Asti”. Rispetto al totale dei cittadini registrati come residenti all’Anagrafe, gli stranieri sono oltre cinquemila e rappresentano il 7%.

La delibera ha ottenuto 23 voti, espressi dalla maggioranza e dal consigliere Giovanni Boccia (Forza Italia); contrario Pierfranco Verrua (Lega Nord), astenuto Davide Arri (Udc). La concessione del diritto di voto agli immigrati è stato definito “un bel segnale di umana e civile sensibilità” dal sindaco Voglino, che ha preso la parola prima che la modifica statutaria venisse posta in approvazione. Il primo cittadino, che ha ringraziato il consigliere Boccia per aver condiviso la scelta dell’Amministrazione Comunale, ha ribadito che “il tema del diritto di voto agli stranieri prima ancora che politico è squisitamente culturale”.

Infine la sottolineatura che la presenza degli immigrati “è un ineludibile processo storico che è meglio governare e che meglio si governa se lo straniero si sente coinvolto”. Dopo la votazione il commento dell’assessore Giovanni Pensabene, incaricato da Voglino di occuparsi dei diritti di rappresentanza civico-politica degli immigrati: “Prendo atto con favore che, dopo le difficoltà iniziali, la maggioranza ha sostenuto compattamente la modifica dello Statuto. E’ un primo passo importantissimo che spero costituisca un ulteriore sprone al governo nazionale per arrivare presto a un provvedimento normativo”. “Riguardo al centrosinistra astigiano – ha proseguito l’amministratore – questo voto non può costituire la foglia di fico dietro cui nascondere l’immensa mole di lavoro necessaria sulla politica dell’accoglienza: lo stesso rappresenta quindi un punto di partenza e non di arrivo”.