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Dal CIET di Palazzo San Gervasio a quello di Bari, Libertè!

Report 10 agosto - Osservatorio Migranti Basilicata

ZYPREXA (Olanzapine), alle 9,00, alle 16,00, alle 22,00 “Vedevamo passare l’Infermiera: La Medicina!

Sono in tre i ragazzi tunisini liberati l’altro ieri (7 agosto) dal Cie di Bari insieme ad altri 6.

I tre ragazzi facevano parte del gruppo di 6 trasferiti dal CIET di Palazzo San Gervasio a quello di Bari. Gli ultimi di 57 tunisini ospitati nel CIET Voliera della Basilicata, di cui 48 trasferiti in Tunisia con due voli dall’Italia, 3 arrestati perchè ritenuti scafisti e i 6 trasferiti a Bari in quanto gli unici a richiedere lo Stato di Rifugiato Politico.

Tutti e tre assieme questi ragazzi arrivano a compiere 71 anni, il più piccolo ha 21 anni, gli altri due 25, con alle spalle storie diverse. Aadesso in tasca hanno una ricevuta che attesta l’attesa di venire in possesso del Permesso di Soggiorno Questo gli permetterà di rimanere in Italia almeno fino alla pronunzia della Commissione che dovrà o meno tener conto del ricorso fatto al diniego della loro prima richiesta dell’istituto dell’Asilo Politico.

La loro tenacia ha fattosi che la loro sorte non fosse uguale ai due fratelli di uno di loro partiti assieme dalla Tunisia dopo aver pagato 8 mila denari (quasi quattromila Euro) per la traversata, divisi a Lampedusa, il più piccolo è stato trasferito al neo CIET campano e poi rimpatriati in Tunisia .

La fiducia verso l’Osservatorio Migranti Basilicata e i nostri avvocati di uno di loro gli ha permesso già nel CIET-Voliera di Palazzo San Gervasio di richiedere alle autorità i suoi diritti e questo a fatto si che il suo caso non fosse trattato come i tanti poi rimpatriati. I tanti che si erano affidati agli avvocati assegnati loro dal Giudice di Pace, che non hanno mai seguito i casi. Loro, i ragazzi liberati, anche quando gli operatori della Connectin Peaple gli dicevano che i nostri avvocati non sarebbero potuti entrare o quando volevano affidare i loro casi ad altri avvocati non hanno mai ceduto fino all’azione di autolesionismo dove uno dei tre si è tagliato su due punti la parte sinistra dell’addome è si è messo il cappio alla gola.

Anche questo ci hanno raccontato, come avere o meno a disposizione le 200,00 – 300,00 € per gli avvocati al CIE di Bari fa la differenza per vedersi riconosciuti i propri diritti. Molto spesso questi legali si presentano quali appartenenti a una qualche associazione umanitaria o di volontariato.

Loro c’è l’hanno fatta. Noi non c’è lo aspettavamo. Pensavamo che dovevano ancora aspettare qualche mese visto i tempi con cui si esprime la Commissione che esamina i casi dei Richiedenti Asilo. Ma qualcosa è cambiato, quelli che sembravano essere più sfortunati degli altri per il quale si sono visti allungare i tempi da 6 a 18 mesi di detenzione in realtà sono stati graziati dalle proteste avvenute nel CARA di Bari-Palese di questi giorni che in qualche modo ha accelerato le scarcerazioni.

Sono partiti da posti diversi della Tunisia. Il primo 25 anni ha attraversato il mediterraneo a bordo di una nave, dopo aver lasciato il suo lavoro da autista, con altri tredici tunisini. Diciannove ore di traversata per un costo del biglietto di 700,00 € (1.400 Dinari), sono stati fatti scendere all’Isola di Linosa, un po più a nord di Lampedusa. Anche le forze dell’ordine quando li hanno trovati si sono meravigliati della loro presenza. Sono pochi quelli che scendono a Linosa si fa prima ad arrivare a Lampedusa. Però gli scafisti hanno giocato sull’effetto sorpresa, mentre l’attenzione in quei giorni era tutta incentrata su Lampedusa, l’imbarcazione arriva di notte, scarica a terra il suo carico di uomini, donne e bambini e riprende il largo. Una regola ben collaudata dai migranti è quella di non farsi trovare i documenti con loro così si evita un rimpatrio immediato ed inizia invece il calvario dei Centri di detenzione amministrativa (CIE). In tre mesi di soggiorno in Italia ieri è stato il primo giorno da ragazzo libero: finalmente oggi posso vedere come è bella l’Italia. Mio fratello che abita e lavora a Roma da dodici anni hai Mercati Generali si è raccomandato di visitare questa città e forse dopo vado a Milano. Ma adesso è in viaggio per Vittoria, lì lo aspetta un amico che gli ha trovato un posto di lavoro nelle serre del ragusano. “però prima mi godo una settimana di riposo”. Volevo portarlo nell’inferno di Boreano……..

Sono tre mesi che è in Italia a ha visitato quattro CIE: Lampedusa, Napoli, Palazzo san Gervasio, Bari.

Arrivato a Lampedusa vede arrivare un barcone con 750 migranti a bordo. Gli pareva improbabile che quel legno potesse ancora galleggiare. Pensava alla sua di traversata relativamente tranquilla anche se lunga per aspettare la notte per poter entrare a Linosa inosservati.

Mentre arriva verso il porto si rende conto che è piena di gente dell’Africa sono tutti uomini, donne e bambini di colore che provengono dalla Libia. Assieme a questi intravede due uomini bianchi, uno che condivideranno la convivenza nei CIE ha 21 anni.

Questi migranti sono stati fortunati perché a loro la traversata glie l’ha pagata Gheddafi. Sono stati i suoi sgherri che hanno rastrellato i migranti stipati nelle terre libiche dopo gli accordi, le regalie e le moine del dittatore con gli altrettanti amici europei. Si perché il Rais trattava con i suoi pari e la merce di scambio erano gli uomini e le donne che attraverso il deserto arrivavano alle porte libiche e questi dopo essere stati derubati, malmenati, umiliati e le donne violentate centellinavano gli imbarchi a seconda delle ritorsioni più o meno palesi con i governi europei di cui quello italiano in primis.

Gheddafi l’aveva promesso e con l’entrata in guerra ha mantenuto la promessa.

Di questi due uomini uno ha 21 anni, capelli lunghi, era barista a tripoli, non se lo spiega neanche lui come da un momento all’altro viene costretto, sotto la minaccia delle armi, ad imbarcarsi dopo poche ore e a prendere il largo. Anche lui attraversa l’Italia meridionale da un CIE all’altro fino a ieri. Poi la libertà inspiegabile quanto la loro detenzione, davanti a una tazzina di caffè che lo meraviglia ancora di quanto è buono il caffè italiano e come anche in Libia sia molto richiesto.

Il terzo, 25 anni, attraversa il mediterraneo insieme ai suoi due fratelli. La madre ha ipotecato la casa per vederli partire, il viaggio gli è costato 8.000 Dinari (circa 4.000 €). Arriva con uno zainetto e una tolfa con su stampato il viso del Che. Arrivano in 350 a Lampedusa e poi la separazione con il fratello piccolo che viene trattenuto al CIE di S. M. C. A. e che sarà il primo ad essere rimpatriato dopo pochi giorni e dopo svariati tentativi di autolesionismo. L’altro fratello lo vede rimpatriare dopo la permanenza al CIET di Palazzo San Gervasio mentre lui riesce ad incontrare un avvocato. Lui c’è l’ha fatta. Sorride non gli sembra vero, non pensava che in Italia il trattamento riservatogli doveva essere così duro. Adesso viaggia verso l’Aquila anche lui sarà ospite di amici.

Gervasio Ungolo