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Dal ferragosto riminese alle rivolte di queste ultime settimane

L’estate 2007 ha segnato a Rimini un cambiamento di ordine e di intervento rispetto alle politiche di controllo e gestione dei venditori ambulanti migranti.
Se da un lato la strategia “zero tolleranza” si è implementata ed allargata attraverso l’estensione della frontiera e del confine, grazie ai presidi permanenti sull’arenile, dall’altro ha prodotto forme reali di “evasioni e rivolte”, che hanno avuto come protagonisti i venditori stessi o i turisti.

L’estate 2007, con le rivolte al Cpt di Bari e quelle al CPT di Campsfield House in Inghilterra, con le resistenze dei venditori ambulanti, segna il tempo di processi reali e concreti di insubordinazione dei migranti stessi – siano essi regolari o irregolari – contro la logica che vuole o pare voler favorire il processo contrario, dentro e fuori i modelli di governance.

Che siano i Cpt o i presidi permanenti sull’arenile, che siano i check point o le guardie speciale antiabusivismo, pare generarsi un processo reale e costitutivo che eccede le forme e le sostanze delle lotte classiche ha sostegno dei cittadini migranti.

E mentre il rapporto delle morti di luglio, nei nostri mari, conferma l’ennesime tragedie dell’immigrazione marchio Schengen, le politiche della zero tolleranza e le loro mutevoli articolazioni, dimostrano ancora la cecità di fronte ad una palese negazione dei diritti primari e fondamentali di ogni essere umano.

Questo ferragosto riminese, ha il sapore amaro dei mille Mamadou e dei mille Samir, che si incontrano sulle spiagge, ma il sorriso teso a guardare un orizzonte che appare più chiaro, come quei cittadini e turisti che ogni giorno si indignano di fronte alla militarizzazione della spiaggia e alle immagini delle retate in stile Hollywood-romagnolo.