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Diritto di asilo – La legislazione dell’Unione Europea minaccia gli standard internazionali

Comunicato stampa dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Ruud Lubbers ha oggi rivolto un duro monito all’Unione Europea: una parte fondamentale della legislazione europea in materia d’asilo rischia di erodere in maniera sostanziale gli standard di protezione – al punto da risultare contraria al diritto internazionale. L’UNHCR ha inoltre criticato il progetto di direttiva sulle procedure d’asilo che fornisce solo un livello minimo di armonizzazione in materia, nonostante questo sia il suo obiettivo principale.

In una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, attuale Presidente di turno dell’Unione Europea, in vista del meeting dei ministri dell’interno dell’Unione che si terrà il 27 novembre a Bruxelles, Lubbers ha affermato che se il testo della direttiva non sarà migliorato in maniera significativa, sarebbe meglio stralciarlo completamente dall’agenda e attendere un “momento più propizio”.

Il testo completo del promemoria è disponibile sul sito web http://www.unhcr.it

Lubbers ha ribadito il pieno sostegno dell’UNHCR al processo di armonizzazione in ambito UE, considerato come un passo fondamentale verso la costruzione di un sistema d’asilo comune che “assicurerebbe coerenza nella gestione delle domande d’asilo”. Da ciò trarrebbero vantaggio sia gli Stati che i rifugiati.

“La Direttiva sulle procedure d’asilo dovrebbe mirare a standard elevati di protezione dei rifugiati e costituire un impegno per il raggiungimento di un livello di armonizzazione che sia veramente significativo” prosegue Lubbers nella lettera. “Noto tuttavia con rammarico che* le proposte di direttive hanno registrato un ulteriore deterioramento per quanto riguarda entrambi gli aspetti”. Se questo processo continuerà, ha affermato Lubbers, “temo che questa direttiva sarà ridotta ad un catalogo di clausole facoltative, che comprenderanno scostamenti significativi dal diritto internazionale del rifugiato, dai diritti umani riconosciuti e dai principi stabiliti nel corso di più di cinquant’anni”.

In un promemoria* allegato alla lettera, l’UNHCR ha elencato otto diversi punti della direttiva che destano preoccupazione, concentrandosi in particolare su tre di questi – la nozione di ‘paese sicuro, le procedure di frontiera e il diritto di rimanere nel paese durante il ricorso – che si ritiene siano attualmente in discussione.

L’UNHCR ha ammonito che in base all’attuale testo, richiedenti asilo e rifugiati possono essere inviati in paesi che non danno sufficienti garanzie sulla loro effettiva protezione, e perfino in paesi nei quali non sono mai transitati. Il promemoria rileva come la direttiva indichi non meno di 15 categorie di casi in cui gli stati dell’UE possono derogare al diritto dei richiedenti di restare nel paese mentre la loro richiesta d’asilo – inizialmente respinta – viene riesaminata.

L’UNHCR ha evidenziato che in diversi paesi dell’UE tra il 30 e il 60 per cento dei rifugiati viene riconosciuto solo dopo il riesame delle loro domande, respinte in prima istanza. Il possibile rinvio forzato di una così ampia proporzione di persone prima che il loro ricorso venga preso in considerazione “costituirebbe un grave deterioramento degli standard nella maggior parte dei paesi dell’UE e aumenterebbe notevolmente la probabilità di errori” ha rilevato l’UNHCR.

In base a quanto indicato nella sezione sulle procedure di frontiera, ai richiedenti asilo che provengono da paesi presumibilmente sicuri potrebbe essere del tutto negato l’accesso alla procedura d’asilo e al territorio, senza verificare la loro effettiva sicurezza e senza che la loro domanda venga presa in considerazione. Se questo avvenisse, si tratterebbe di una violazione del diritto internazionale del rifugiato e, come tale, di un fatto inaccettabile per l’UNHCR, ha reso noto l’Agenzia.

Nella lettera Lubbers ha inoltre ammonito che tale grave abbassamento degli standard avrebbe inevitabilmente ripercussioni negative fuori dell’Unione Europea, come ad esempio quella di pregiudicare l’impegno finalizzato al miglioramento degli standard di protezione nelle regioni d’origine dei rifugiati.

“Il concetto di ‘paese terzo sicuro’ e le procedure di frontiera, così come delineati nel progetto di direttiva, serviranno a trasferire l’onere dagli stati membri dell’Unione Europea a paesi più lontani” ha scritto Lubbers. “Ciò sarà di poco aiuto al fine di convincere gli stati nelle regioni d’origine e di transito che l’Europa è seriamente impegnata a stabilire procedure di condivisione degli oneri e delle responsabilità a livello globale”.

Circa i tre quarti delle 20 milioni di persone di cui si occupa l’UNHCR nel mondo – cifra che include sia i rifugiati che i richiedenti asilo – vivono in paesi in via di sviluppo. Il numero dei richiedenti asilo arrivati nei paesi dell’UE durante la prima metà del 2003 ha registrato una notevole diminuzione rispetto agli anni precedenti (circa 150mila nel periodo gennaio-giugno), e il numero globale di nuove domande d’asilo è nettamente inferiore a quello dei primi anni ’90, quando l’Europa conobbe un’impressionante serie di conflitti nei Balcani, e la sola Germania ricevette 438mila richiedenti asilo in un solo anno.