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Intervista al Commissario straordinario strordinario per l’emergenza Giuseppe Caruso

“Borderline Sicilia” e “borderline-europe” intervistano il Prefetto di Palermo, Giuseppe Caruso, nell’ambito di un progetto di monitoraggio dei recenti flussi migratori dalle coste del Nord Africa verso l’Italia.

Lo scorso 18 marzo 2011 abbiamo incontrato il Commissario delegato al “Piano Emergenza”
messo in atto dal governo italiano all’inizio del 2011 attraverso due provvedimenti: il Decreto del
Consiglio dei Ministri del 12.2.2011 e la relativa ordinanza del 18.2.2011.

18.03.2011 – Palazzo dell’UTG di Palermo – Il Prefetto di Palermo ci incontra alle 12.30. Gli
chiediamo, innanzitutto, quale siano i suoi compiti in qualità di Commissario delegato per la
gestione del Piano di Emergenza.
Risponde che le sue funzioni si limitano ad individuare i siti nei quali predisporre l’accoglienza dei
migranti che arrivano a Lampedusa. Descrive, inoltre, la situazione a Lampedusa “critica” e ci
informa che durante la nostra conversazione sono in arrivo altre imbarcazioni. Stamani le presenze
a Lampedusa erano 2.850. Caruso afferma di non conoscere la situazione all’interno del CPSA di
Lampedusa con riguardo al trattamento riservato agli ospiti del centro, in particolare della
distribuzione razionata di acqua, pasti e altri beni. Dice di non sapere nulla dei problemi che nelle
precedenti settimane hnnoa provocato l’assenza di attività di identificazione dei migranti nel centro
di Lampedusa, anche in relazione all’impossibilità per i migranti di recarsi in banca a ritirare dei
piccoli risparmi inviati loro con money trasfert dal paese di origine.
Ci conferma che oggi avverranno i primi trasferimenti presso il centro di Mineo. Saranno trasferiti
200 persone provenienti dai Cara siciliani. I trasferimenti avverranno su base volontaria, anche se,
dato il numero di persone da trasferire (circa 2.000), non sarà possibile domandare ad uno ad uno
la disponibilità al trasferimento. Ci dice che si prediligeranno i soggetti svantaggiati (famiglie,
donne, minori). Rimarranno presso i centri originari solo “i soggetti intrasferibili”.

Alla domanda circa la competenza territoriale delle commissioni deputate a conoscere della
richiesta di asilo dei soggetti che verranno trasferiti a Mineo, Caruso ci conferma che saranno le
commissioni originarie a decidere sulle domande di protezione internazionale proposte presso i
CARA di provenienza. Nel caso in cui i richiedenti asilo già trasferiti presso il centro di Mineo non
siano stati ancora sentiti, le commissioni territoriali competenti procederanno alle audizioni “per
delega o direttamente”. Cioè si sposteranno presso il centro di Mineo, o delegheranno le
commissioni siciliane ad effettuare le audizioni.

In ogni caso il commissario delegato ci tiene a sottolineare come queste informazioni esulino dalle
sue competenze. “Forse avete sbagliato a chiedermi un intervista su questi temi. Dovreste
rivolgere queste domande al Dipartimento di Pubblica Sicurezza che fa capo al Ministero
dell’Interno”. Per i successivi smistamenti dei migranti da Lampedusa nei Cara italiani si procederà
in base ai posti che si saranno via via resi disponibili.
Caruso si dice non a conoscenza del criterio di competenza che si dovrà seguire per
l’individuazione dell’autorità giudiziaria competente a conoscere dei ricorsi avverso gli eventuali
dinieghi che riceveranno i richiedenti asilo trasferiti a Mineo. “Anche questa domanda” ci esorta il
dott. Caruso “ andrebbe rivolta al Dipartimento di P.S. in quanto esula dalle mie competenze”. Il
Commissario delegato ritiene che probabilmente non siamo molto informati circa il contenuto
dell’Ordinanza del Consiglio dei Ministri del 18.2.2011 con la quale il governo ha indicato i compiti
ed i suoi poteri nell’ambito del “Piano Emergenza”.
“Mineo sarà un CARA a tutti gli effetti, un modello da esportare in tutta l’Europa.” Sottolinea come
gli altri stati membri avranno da apprendere dall’Italia in campo di accoglienza. Suppone che il
centro sarà dotato di un regolamento interno, come gli altri CARA italiani, predisposto dall’ente
gestore. I tempi di permanenza a Mineo saranno quelli ordinari e comunque quelli necessari alle
commissioni territoriali per valutare la richiesta di asilo degli ospiti. “In genere, da quello che mi
risulta, da due a 6 mesi”.

Il Commissario delegato ci informa che, nell’ambito del piano di emergenza, sono stati individuati
altri siti deputati all’accoglienza. “I diversi Prefetti della Repubblica sono impegnati a fornire
informazioni, inerenti ciascuna provincia, a questo ufficio per la predisposizione di un prospetto”.
Naturalmente, continua Caruso, i criteri di selezione saranno: “la pronta utilizzazione, la fruibilità a
medio termine ed inoltre la capienza e l’impegno di spesa occorrente ad adeguare e/o a realizzare
le opere.”
Ritornando al Villaggio dell’accoglienza di Mineo, il prefetto Caruso ci informa che la struttura è
stata requisita, fino al 31.12.11, per mezzo dei poteri conferitigli dal governo con l’ordinanza del
C.M. del 18.2.11. Alla Pizzarotti S.p.A., proprietaria del residence, verrà corrisposta da parte
dell’Agenzia Territoriale di Catania un’indennità di cui non conosce la portata, ma che “sarà
sicuramente non superiore al canone di locazione”. Ci rivela che la Pizzarrotti S.p.A. “è rimasta a
dir poco male” di fronte al rifiuto, espresso dal Commissario delegato, della proposta di concedere
in locazione la struttura per 5 anni.
“Il Patto territoriale sulla Sicurezza è stato voluto e richiesto dai sindaci del comprensorio di
Mineo.” Al fine di smorzare l’opposizione dei sindaci, il Commissario delegato ci riferisce di avere
assicurato il rafforzamento dei presidi territoriali, come le Caserme dei Carabinieri, e di voler
sovrintendere ai PON Sicurezza anche con l’installazione dei preannunciati sistemi di sorveglianza
tra le vie dei comuni interessati. Il prefetto Caruso sottolinea come queste misure equivalgano ad
una contropartita richiesta dai comuni investiti dall’incidenza sul territorio dell’apertura del centro di
Mineo. Alla domanda sulle conseguenze del rifiuto dei comuni di Mineo, Caltagirone, Ramacca,
Grammichele e Castel di Judica, di sottoscrivere il Patto sulla Sicurezza, il prefetto non ha difficoltà
nell’affermare che “se si aspettasse l’adesione di tutti non si potrebbe operare. Certo si cerca la
condivisione a 360°”ma, si rammarica il dott. Caruso, non sempre è possibile ottenerla. “Non è
possibile accontentare tutti, e qualcuno deve pur decidere.”. “Il sindaco di Caltagirone ha detto no
in maniera perentoria. E’ stato il più ostinato.” Il prefetto definisce le proposte mosse da primo
cittadino di Caltagirone come assurde e assolutamente dispendiose. Secondo Caruso è
impensabile approntare dieci, venti centri di accoglienza quando è possibile organizzare un’unica
struttura capace di recepire tutte queste persone insieme, con un minore dispendio di denaro. “E’
già difficile convogliare 2.000 persone in un’unica struttura, pensate in tanti piccoli centri! Ogni
centro darebbe luogo agli stessi problemi che sono sorti con il villaggio di Mineo. Nessuno li vuole.
In ogni nuovo sito tutti questi problemi si moltiplicherebbero. Peraltro esistono anche problemi in
relazione alla tutela dei diritti di questi soggetti in termini di sicurezza. Per esempio prevedere
misure contro eventuali azioni di ritorsione della popolazione locale contro le persone ospiti nei
centri. L’ideale sarebbe una piccola cittadina con una struttura decorosa da 200 mila e non 2.000
posti.” Quando gli chiediamo il perché non si sia valutata l’opportunità di potenziare il sistema di
accoglienza Sprar, il dott. Caruso resta interdetto. Dopo aver chiarito che la questione posta
riguarda il sistema di seconda accoglienza, il prefetto si interroga: “Cosa c’entra la seconda
accoglienza?”

Chiediamo a Caruso se sia ipotizzabile in futuro che la struttura di Mineo accolga più di 2.000
persone. “Teoricamente sì, ma in questo caso si perderebbe il decoro della struttura”. “Il villaggio di
Mineo deve essere un modello, con degli spazi verdi e delle villette che accolgano dalle 2 alle 4
unità.” “Naturalmente se ci dovesse essere l’esigenza di un numero superiore di posti, come in
ogni famiglia che si rispetti, ci si dovrebbe stringere. In ogni caso se ricorrerà la necessità di altri
posti, si aprirà la strada di nuovi centri.”

Con riferimento all’impiego delle forze dell’ordine nel nuovo centro di Mineo, il Commissario
delegato ci spiega che verranno occupati 50 militari che garantiranno a turno una presenza
costante di 8 soggetti. Si adotteranno i medesimi standard di sicurezza previsti per gli altri CARA
italiani.
“La gestione del centro di Mineo è stata affidata alla Croce Rossa Italiana, la quale impiegherà
fondi propri destinati alla gestione delle situazioni di emergenza”. Pertanto fino al 30.6.2011 la
copertura delle spese di gestione del centro sarà a carico della CRI. E’ l’ente gestore che si è
occupato del reclutamento delle figure professionali da impiegare presso il centro, insieme all’
esecuzione dei lavori necessari alla messa in funzione della struttura. Pertanto il prefetto Caruso
non sa riferire in relazione a tali opere. “La CRI ha messo in funzione i presidi sanitari e le cucine
del centro. E’ come quando si prende in locazione un immobile. E’ il conduttore che ha l’onere di
occuparsi di tutti i lavori funzionali a rendere fruibile l’appartamento.” In ogni caso ci assicura che
all’interno del centro verranno organizzati corsi professionali che garantiranno agli ospiti “la futura
possibilità di trovare un lavoro quando dovranno abbandonare il residence”. Il Commissario
rassicura, inoltre, che il centro di Mineo sarà aperto alle visite dei giornalisti e delle ONG
indipendenti che faranno preventiva richiesta di entrare all’ente gestore, la CRI, e alla prefettura di
Catania. Il prefetto Caruso, inoltre, ci tiene a precisare che presso il centro di Mineo verranno
impiegati solo lavoratori di cooperative siciliane.

Caruso allinea i suoi pollici, punta verso di noi gli indici congiunti e disegna in aria un triangolo:
“Per il trasferimento dei migranti viene utilizzato un sistema di triangolazione. Presso il centro di
Mineo saranno ospitati soggetti provenienti dagli altri CARA, i quali lasceranno il posto ai nuovi
arrivati provenienti da Lampedusa”. Ma quando gli chiediamo perché si è scelto questo sistema,
che rischia lo sradicamento dei richiedenti asilo dal tessuto sociale nel quale hanno vissuto per
settimane, il Commissario delegato ci ricorda quali siano le condizioni di molti del CARA italiani. “Si
premiano i richiedenti asilo che sicuramente rimarranno sul territorio italiano”, trasferendoli in un
CARA di eccellenza come quello di Mineo. Il dott. Caruso è a conoscenza che la maggior parte dei
Tunisini che arriva a Lampedusa non vuole chiedere asilo politico. Ci taccia di cattiva informazione
quando gli chiediamo perché a Lampedusa non è possibile formalizzare la richiesta di protezione
internazionale: “forse in un primo momento a Lampedusa non era possibile formalizzare la
richiesta di asilo, ma adesso chi vuole può farlo. Naturalmente non sono costretti a chiedere asilo a
Lampedusa”. Al prefetto Caruso risulta nuova la notizia che il vice capo del dipartimento delle
Libertà civili e dell’immigrazione presso il Ministero dell’Interno, dott. Postiglione, ai primi di marzo
abbia annunciato che avrebbe svuotato i CARA italiani per trasformarli in CIE. Non conferma e si
dichiara incredulo. Dopo una brevissima riflessione sulle affermazioni che gli abbiamo riportato,
osserva: “Sarebbe semmai probabile ritenere che alcuni CIE possano essere riconvertiti in
strutture di accoglienza. In ogni caso una conversione nell’uno o nell’altro senso non si potrebbe
avere con un semplice atto amministrativo.” Caruso aggiunge che “se c’è una richiesta di asilo
quella persona dovrà essere ospitata in un centro di accoglienza, così come dispone la normativa
di specie. Chi non ha espresso la volontà di chiedere asilo a Lampedusa è chiaro che non la farà”.
Perché, continua il Commissario delegato, “i Tunisini sbarcati in Italia non vogliono restare nel
nostro paese ma andare via in altri Stati europei. Però gli altri Stati li rispediscono qua”, giudicando
non responsabile un tale atteggiamento da parte dei membri dell’UE. Ed invitato a lanciare un
appello all’Europa Caruso afferma: “abbiamo bisogno o che ciascuno stato apra le proprie frontiere
ed appronti strutture di accoglienza per queste persone o che contribuisca economicamente a
fronteggiare l’emergenza in Italia”. “Abbiamo già richiesto una modifica della Convenzione di
Dublino per fare sì che ciascuno Stato possa prendersi in carico una porzione di immigrati”.
“I finanziamenti del Piano Emergenza provengono p.e. dalla Protezione civile. Il Ministro Maroni da
tempo chiede alla UE un aiuto anche economico, ma fino ad ora sono stati proposti soltanto 100
milioni di euro da distribuire tra i 27 stati membri. Si tratta di una miseria. Quello che il governo
italiano chiede è la possibilità di spalmare su tutto il territorio i profughi e ripristinare il
funzionamento dei rimpatri”.

Caruso ci informa di avere nominato i tre esperti che lo affiancano nel ruolo di Commissario
delegato. Si tratta di due magistrati uno della Corte dei Conti e l’altro del Tribunale Amministrativo
Regionale e di un avvocato dell’Avvocatura di Stato. Non ricorda i nomi, ma afferma che lo
affiancheranno nel difficile compito di prendere delle decisioni che siano rispettose dei criteri di
razionalizzazione della spesa pubblica. “Per ristrutturare, ad esempio, le casette del campo militare
di Comiso, che nel 1999 ospitarono i profughi provenienti dal Kosovo, ci sarebbero voluti 22 milioni
di euro.”

“Nelle prossime ore è previsto un ponte aereo da Lampedusa per trasferire tutte le donne e i
minori presenti sull’isola. Lo smistamento nei centri italiani sarà gestito dal Dipartimento di
Pubblica Sicurezza, che si occupa direttamente di verificare la disponibilità di posti sul territorio.”
Ed è sempre il Dipartimento di P.S. che disporrà dell’accoglienza dei minori presso strutture non
meglio identificate. Il dott. Caruso non sa rispondere alla domanda su chi graveranno gli oneri di
spesa nell’eventualità che i minori siano collocati presso i centri per minori stranieri non
accompagnati presenti nei diversi comuni italiani.

Chiediamo al Commissario delegato cosa ne pensa della proposta indirizzata da alcune
organizzazioni ed associazioni nazionali ed internazionali al governo italiano di concedere a tutti i
migranti che sono arrivati e che continuano ad arrivare via mare una protezione umanitaria
temporanea ai sensi della direttiva comunitaria n. 55 del 2001. Il Prefetto Caruso si mostra
perplesso. Ci chiede maggiori informazioni. Ci fornisce un indirizzo e mail al quale far pervenire il
materiale informativo su queste iniziative. Poi dichiara “mi sembra difficile che l’ufficio legale del
Ministero dell’Interno non abbia vagliato questa ipotesi. Certamente se presa in considerazione
sarà stata scartata per una qualche ragione. Ad ogni modo se si venisse a sapere che in Italia si
arriva e poi si è liberi andremmo incontro ad una situazione ingestibile. Per non parlare poi del
pericolo dei delinquenti che provengono da quei paesi. Voi sapete che solo dalle carceri tunisine
sono fuggiti 1.500 pericolosi criminali?”. “In ogni caso loro la protezione non la vogliono. Vogliono
solo andare via dall’Italia. Una proposta del genere li penalizzerebbe. Non potrebbero andare più
via dall’Italia e raggiungere le loro reali mete”. “Ci vogliono risposte sostenibili e non idealizzate.”
Il prefetto Caruso ci conferma che tra due giorni la Protezione civile provvederà a organizzare delle
tendopoli “per dare loro un posto in cui dormire”. A disposizione ci saranno il sito dell’ex base
Loran “ anche se non andrebbe benissimo, in quanto si tratta di una zona poco riparata” ed alcuni
terreni messi a disposizione dalla Curia vescovile di Agrigento. “Saranno strutture dotate di servizi
igienici”. “Nei locali della Caritas di Lampedusa attualmente sono ospitate 200 persone. Il numero
delle tende messe a disposizione dalla Protezione civile varierà a seconda del bisogno”. “La
popolazione di Lampedusa è contro tutto ed in particolare è contro la tendopoli.” Il Commissario
delegato ci tiene a precisare che quando si devono prendere delle decisioni di un certo peso
qualcuno resta sempre scontento. “Non hanno capito cosa vuol dire emergenza. La gente non
comprende che ci troviamo davanti ad una emergenza umanitaria, nei fatti davanti a migliaia di
arrivi che tra poco diventeranno decine e decine di migliaia. Si tratta di un esodo di decine di
migliaia, di migliaia, di migliaia”. Caruso ci informa che alcune delle telefonate che riceve nel corso
dell’intervista sono della parlamentare Maraventano, la quale chiede risposte immediate alle
proteste della popolazione di Lampedusa. E’ lo stesso Caruso che ci riferisce delle lamentele di
questi giorni da parte dei pescatori di Lampedusa.
Il dott. Caruso ci fornisce i dati degli arrivi via mare dal 1° gennaio ad oggi. Si tratta di circa 12.000
sedicenti Tunisini e 80 Egiziani, quest’ultimi rimpatriati grazie agli accordi con il paese di origine.
Nessun Libico all’appello. “Alcuni Libici si trovavano sull’imbarcazione marocchina attraccata nei
giorni scorsi ad Augusta, poi ripartita dopo avere fatto il pieno di carburante. Attualmente sull’isola
di Lampedusa si trovano 120 minori e 15 donne, che come dicevo verranno trasferiti in Italia nelle
prossime ore”.

Su futuri accordi di riammissione con la Tunisia, Caruso non sa riferire, in quanto non è a
conoscenza dei passi mossi in tal senso dal ministero dell’Interno.

Chiediamo a Caruso dell’attività che l’agenzia Frontex sta svolgendo all’interno dei CARA italiani. Il
prefetto ci dice di non avere conoscenza diretta delle attività dell’agenzia, e ci invita a rivolgere
queste domande a chi di competenza. Lo informiamo del nostro tentativo fallito di intervistare i
membri di Frontex che da settimane sono in servizio presso il Cara di Caltanissetta. A questo
punto il Commissario delegato esclama: “allora forse mi sono mostrato troppo disponibile ad
incontrarvi!”. Ad ogni modo Caruso ritiene che l’agenzia Frontex a Lampedusa lavori per recepire
informazioni da utilizzare per promuovere delle proposte di intervento.
Con riguardo al censimento dei migranti provenienti dal nord Africa via mare, il Commissario
delegato afferma che questa attività è affidata, come di regola, al distaccamento dell’Ufficio
Immigrazione della Questura di Agrigento presso il presidio del CPSA di Lampedusa.

In ultima battuta insistiamo sul perché si stia operando con un sistema di triangolazione e dunque
al trasferimento di richiedenti asilo nel centro di Mineo da altre parti d’Italia. “Tra i soggetti che
arrivano sono pochi a chiedere asilo. Se dovessero ottenerlo non potrebbero muoversi dall’Italia.
Occorre privilegiare i soggetti che sono sicuri di volere una protezione. Privilegiamo i soggetti che
vogliono restare in Italia, i quali si trovano in una condizione di disagio negli altri CARA fatiscenti.
Perché c’è gente che in quei CARA non si trova bene”

Dopo circa due ore di intervista, lo salutiamo davanti l’uscio del suo ufficio dove ci confida che il
Ministro Maroni lo ha invitato ad accompagnarlo la prossima settimana in Tunisia.

Marzo 2011
Associazione “borderline-europe”
Associazione “Borderline Sicilia