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L’amministrazione Trump innalza un’altra barriera contro i migranti in cerca di asilo negli Stati Uniti

Daniel Trotta e Richard Cowan, Reuters - 15 luglio 2019

New York/ Washington (Reuters) – Lo scorso lunedì, l’amministrazione Trump ha emanato una nuova norma per impedire alla quasi totalità dei migranti di fare richiesta di asilo al confine meridionale del paese, costringendoli a cercare prima un rifugio sicuro in uno dei paesi terzi attraverso il quale hanno viaggiato durante il tragitto verso gli Stati Uniti.

Il Dipartimento della Sicurezza Interna ha affermato, in un comunicato emesso con il Dipartimento di Giustizia, che la norma stabilirà “nuovi standard” per i migranti, “prevedendo ulteriori restrizioni o limitazioni all’ammissibilità delle richieste di asilo negli Stati Uniti”.

L’American Civil Liberties Union (ACLU) ha definito la nuova norma “palesemente illegale” e ha promesso di intentare una causa contro di essa, ed anche moltissimi esperti hanno messo in dubbio la sua legalità.

Il regolamento provvisorio viola il chiaro linguaggio della legge sotto diversi aspetti”, ha riferito a Reuters con una mail Stephen Legomsky, ex consigliere capo dell’ U.S Citizenship and Immigration Services (USCIS).

L’UNHCR, l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, ha riferito di essere “profondamente preoccupata” riguardo la misura, sostenendo che essa “metterebbe a rischio famiglie vulnerabili” e comprometterebbe gli sforzi internazionali per trovare una soluzione concertata.

Definita “norma finale provvisoria”, la misura sarà in vigore da martedì, spostando potenzialmente l’onere di processare le richieste di asilo su paesi poco attrezzati, come il Messico o il Guatemala.

La norma renderebbe quasi del tutto impossibile per i richiedenti asilo entrare legalmente negli Stati Uniti, a meno che essi non facciano prima domanda di asilo in un “paese terzo”.

I cambiamenti proposti rappresentano l’ultimo sforzo dell’amministrazione Trump di reprimere l’immigrazione, argomento che ha aiutato Trump ad arrivare alla Casa Bianca alle elezioni del 2016 e che già è presente in maniera prominente nella campagna del 2020.

La portavoce della Camera degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, ha affermato che l’amministrazione Trump si è spinta oltre la sua autorità ed ha violato la legge.
Il presidente, con la sua fretta di distruggere l’ancora di salvezza rappresentata dall’asilo in America, sta distruggendo vite, disonorando i nostri valori e deviando da decenni di precedenti e di leggi”, ha detto Pelosi in una dichiarazione.

Mentre i democratici hanno cercato di dipingere le politiche di Trump come disumane, i sostenitori del presidente sono sicuramente soddisfatti di un altro gesto che mantiene le promesse di ridurre drasticamente l’immigrazione fatte in campagna elettorale.

Lunedì Trump ha definito “un vero successo” ciò che lo scorso fine settimana aveva definito come un’operazione radicale per arrestare gli immigrati privi di documenti. Le autorità statunitensi hanno avviato operazioni su piccola scala nei confronti di circa 2.000 famiglie arrivate da poco in circa 10 città.

Le operazioni arrivano mentre l’amministrazione Trump si trova ad affrontare critiche per le condizioni antigieniche e affollate in cui i migranti sono ospitati, e mentre ci sono preoccupazioni riguardo i migranti minorenni, separati dagli adulti dalle autorità statunitensi.

L’amministrazione afferma che la capacità degli Stati Uniti di elaborare le richieste di asilo è stata superata a causa di un afflusso di persone dal Guatemala, Honduras e El Salvador, ma anche, sempre di più, da Cuba e da paesi distanti come l’Africa e l’India.
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Sebbene i tre paesi dell’America centrale siano affetti da povertà, bande armate ed abusi domestici, il procuratore generale William Barr ha affermato che molte richieste di asilo sono “infondate”.

L’amministrazione ha scelto un percorso solo di poco inferiore ad un’”opzione nucleare, molto simile a qualcosa come chiudere il confine”, ha detto Jessica Vaughan del Center for Immigration Studies, che supporta le accresciute restrizioni sull’immigrazione.

Non vogliamo allontanare coloro che sono veramente in pericolo, ma sappiamo per esperienza che la maggior parte delle persone che arrivano al nostro confine non lo sono. Dobbiamo trovare un modo efficace per scoraggiare i richiedenti asilo frivoli o opportunisti”, ha detto Vaughan.

Il Messico ha in qualche modo collaborato con gli sforzi degli Stati Uniti per rallentare l’immigrazione centroamericana, in parte sotto la pressione delle minacce di Trump di imporre tariffe sui prodotti messicani. Ma sempre il Messico lunedì ha protestato, sostenendo che i richiedenti asilo respinti dagli Stati Uniti dovrebbero tornare nei loro paesi d’origine, non in Messico.

Il ministro degli esteri messicano Marcel Ebrard ha affermato che la nuova norma statunitense non trasformerà unilateralmente il Messico in un “paese terzo sicuro“, uno status che obbligherebbe i richiedenti asilo che attraversano il suo territorio a cercare rifugio in Messico, non negli Stati Uniti.

Il Guatemala, che manda migranti negli Stati Uniti ed è un paese di transito per honduregni e salvadoregni, domenica ha informato che la visita del presidente Jimmy Morales a Washington per discutere della potenziale nomina del Guatemala come “paese terzo sicuro” per i richiedenti asilo, prevista domenica, è stata rinviata, sottolineando che non prevedeva di firmare un simile accordo.

Avvocati ed attivisti per i diritti umani affermano che né il Messico né il Guatemala offrono un rifugio sicuro a molti richiedenti asilo, o istituzioni sufficientemente efficienti per esaminare un gran numero di richieste di asilo.

A gennaio, Trump ha ordinato a molti richiedenti asilo di attendere l’esame dei loro casi in Messico, una politica nota come “Resta in Messico” o Migrant Protection Protocols (MPP), con circa 20.000 persone rimandate indietro finora. Non è chiaro come questa nuova norma potrebbe influenzare i MPP.